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Il carattere di stampa un piccolo pezzetto di piombo che ha rivoluzionato la storia dell’uomo, favorendo la produzione del libro su scala industriale. Appunti per Bibliofili e curiosi.

In Cina già nel 1041 si sperimentava un sistema tipografico con blocchetti di creta mobili (uno per ogni ideogramma) che venivano accostati secondo le esigenze, incollati a un telaio e quindi inchiostrati.

In Corea all’inizio del 1400 erano apparsi caratteri mobili in metallo. Ma è a Gutenberg (Johann Gensfleisch di Gutenberg, 1394 ? – 1468) che la storia riconosce il merito principale dell’invenzione (perfezionamento) della stampa a caratteri mobili.
 
  I primi saggi di tale metodo di stampa si hanno in Europa verso gli anni 1445/1446 e si ritiene che i primi tentativi siano stati effettuati 10 anni prima, nel 1435/1436.
Nel 1459 la stampa era entrata a Strasburgo, nel 1460 a Bamberga. Nel 1464 è la volta di Colonia, nel 1468 di Basilea, Costanza, Augusta, nel 1469 di Norimberga. Nel 1470 di Beromünster.
Gutenberg nel 1452 iniziò a comporre la Bibbia Latina “delle 42 linee” (42 erano le righe di stampa) detta anche Bibbia Mazarina, perché il primo esemplare descritto in una biblioteca è quello custodito presso la Biblioteca Mazarine di Parigi.
La Bibbia, completata da altri due tipografi solo nel 1456, presenta 1282 pagine e circa 3.800.000 lettere su due colonne. Ne furono stampate 150 copie su carta e 34 su pergamena. Costava metà prezzo di quella manoscritta. Oggi se ne conoscono solo 41 copie, di cui 12 su pergamena.

La stampa a caratteri mobili nacque quindi in Germania ma è in Italia che si sviluppò in quantità e in qualità. Il carattere romano (oggi si chiama “Times New Roman” ed è quello più usato) nacque qui a imitazione della scrittura dei nostri amanuensi. Ed è in Italia che si sviluppa l’arte della illustrazione dei libri.
In Italia fu inventata la stampa della musica e dei caratteri greci e orientali.
Opinione accettata è che i primi libri stampati in Italia videro la luce a Subiaco nel 1464. In Italia un frammento di un'operetta in volgare sulla Passione di Cristo sembra sia stato impresso attorno al 1463 a Bondeno, nei pressi di Ferrara.
La città dove si sviluppò maggiormentela stampa fu Venezia. Qui c'erano in abbondanza capitali e materie prime, compresa la carta il coi costo incideva per più della metà sul costo finale del prodotto. E qui si offrivano agli stampatori mille occasioni di lavoro e di arricchimento con una molteplicità di possibili committenti e un ambiente culturalmente vivace in un'atmosfera di apertura e di libertà. A Venezia gli stampatori giunsero da ogni parte d'Europa: dalla Germania (in un primo tempo la presenza tedesca è soverchiante fino al 1480 circa, poi via via diminuisce) dalla Francia, come il famoso Nicolas Jenson, da varie regioni italiane.
Dai loro torchi uscivano opere di ogni genere: poderosi volumi di diritto, trattati di medicina, costosi messali e libri liturgici (queste le voci più redditizie nel bilancio degli stampatori ma anche classici, sempre richiesti, libri scolastici, opuscoli d'occasione, fogli volanti di argomenti di attualità o contenenti preghiere, libri e libriccini dei più vari argomenti in latino e in volgare. Si trovavano libri per tutte le borse, per tutti i gusti, per ogni classe sociale, per ogni momento della vita. La stampa veniva incontro ai bisogni piu' disparati, alle esigenze piu' diverse.
Le tirature andavano dalle poche centinaia di copie dei libri stampati nei primi anni sino a tremila e più. Verso la fine del 1400 la media era di mille/millecinquecento copie. Nel 1500 si parla di 17.000 titoli, secondo altre valutazioni di 30.000 o addirittura di 50.000.


Il prezzo e il mercato dei libri antichi. Bibliofilia.
Ma quanto costavano i libri nel 1400 e nel 1500?
Abbiamo fatto delle ricerche approfondite e siamo giunti alla conclusione che... costavano davvero molto.

Al vescovo di Verona, l’erudito Gian Matteo Giberti, che nel 1532 chiese in prestito l’Expositio super Psalmos di Giovanni Crisostomo, si valutò se concederlo soltanto nell’ipotesi di un deposito cauzionale di 2.000 ducati. R. Zazzeri, Sui codici e libri a stampa della Biblioteca Malatestiana di Cesena. Ricerche e osservazioni, Cesena 1887, pp. 235-236
il veneziano Maffeo Leoni (già Avogadore di comun e poi Savio di terraferma) nel gennaio 1540 si risentì moltissimo ma del tutto inutilmente con il Ramusio, che gli aveva chiesto in garanzia per due codici della Marciana "argenti e pegni preciosi" che non aveva: C. Castellani, Pietro Bembo bibliotecario della Libreria di S. Marco in Venezia (1530-1543).


Innanzitutto, per un confronto omogeneo, riportiamo alcune cifre relative a paghe e prezzi di prodotti campione, correnti alla fine del 1400 (circa 1472)
  • la paga di un copista oscillava tra 1 ducato circa a quinterno di un libro in folio grande e in scrittura umanistica, e i 3 carlini per un libro in formato medio e in scrittura corrente, mentre 1 quinterno con pagina a colonne costava 7 carlini
    ("Le Prefazioni di Andrea Bussi" da Il Polifilo 1978)
  • 2 buoi… non costava allora più di 12 ducati e una bella casa raramente superava i 10 ducati
    (Domeniconi, La Malatestiana, cit., pp. 29-31)
  • il Platina come bibliotecario papale aveva uno stipendio mensile di 10 ducati
  • 1 cavallo costava circa 10 ducati
    ("Le Prefazioni di Andrea Bussi" da Il Polifilo 1978).

    1 ducato = 10 carlini = 72/75 bolognini

Ecco quindi i prezzi tratti dal catalogo del 1470 di un editore romano (lo Schedel)

Augustini De civitate Dei libri XXII 5
Epistolarum divi Hieronimy vol. primum 5
Titi Livii Decades tres et breviarum 7
Lactantii Firminiani Institutionum... 3
L. Apuley De asino aureo... De Deo... 3
Aulus Gelius Noctium Atticarum 3
C. Plinii De naturali historia 8
Biblia in duobus voluminibus 10
Cathena aurea sancti Tomae 10

Dal primo Donato "pro puerulis", stampato a Subiaco, alla seconda edizione del Virgilio, che appare in periodo di sede vacante per la morte di Paolo II (dopo il 28 luglio 1471 e prima del 9 agosto 1471), con la postilla nella prefazione a Pomponio Leto, gli editori romani avevano stampato in poco più di 5 anni 11.375 volumi, così ben si comprende l'affermazione di Ivani, che parla di "officina... referta voluminibus". Era una impresa notevole anche sul piano economico. Per i volumi di cui conosciamo i prezzi, e quindi soltanto fino al 1470, e calcolando per le ristampe successive ancora secondo i prezzi del 1470, abbiamo un investimento che prevedeva un incasso totale, fino al 1472, di 40.000 ducati.
Ma proprio la prima prefazione a Sisto IV (13 novembre 1471) lancia un primo segnale di avvertimento: le spese sono altissime, gli stampatori non ce la fanno più ad andare avanti così e c'é bisogno di un qualche soccorso per aiutarli a vivere e a continuare un'impresa tanto necessaria alle biblioteche: "Impressores certe nostri, quod tibi saepe in minoribus adhuc posito dictitabam, non subsistent diutius, nisi officio aliquo utili ad tolerandam vitae necessitatem pro eorum opera operibusque illis ipse subveneris. Impensa quidem est maxima, sine qua artem exercere impressoriam non est possibile, et bibliothecis ea est summe, ut nosti, opportuna".

Occorre comunque prestare attenzione ai prezzi del catalogo dello Schedel. Questi debbono essere considerati solo indicativi, perché erano sottoposti, come sembra e come è naturale, a variazioni. Riportiamo una nota di possesso di un Lattanzio, dalla quale detto volume risulterebbe pagato 1 ducato in più rispetto al prezzo del catalogo (4 ducati invece di 3): "Iste liber est ad usum Fratrum Minorum Romanae Provinciae et pertinet ad locum Sancti Francisci de Fonte Palumba prope Reatum, quem ego frater Nicolaus de Viterbio indignus guardianus supra dicti loci feci emere a reverendo patre vicario Romanae provinciaescilicet fratre Angelo de Bulseno Romae pro quattuor ducatis... anno domini millesimo quatrocentesimo septuagesimo de mense octobris..." (Bibl. Vat., Inc. Chigi III, 492 - Hain 9808).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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