di Claudio Palmieri
Delle linee bianche che tagliano il turchese
del cielo: un aereo che in alta quota lascia dietro di se'
delle lunghe strisce di vapore. Gli inglesi le indicano con una
sola parola "contrails", in italiano si chiamano scie di
condensazione, ma in un cielo invernale come quello di oggi,
limpido fino all'inverosimile, anche senza conoscerne il nome
rimarrebbero uno spettacolo meraviglioso.
Su questa collina fa freddo, ma il sole e' un caldo sollievo
sul viso. Sono qui ed aspetto; aspetto che il vento diventi giusto
per poter decollare. Le mie ali sono una semplice tela colorata
alla quale mi appendo con un seggiolino imbottito. Una strana
attrezzatura che indossata a terra mi da' l'aspetto di una
lumaca che trascina il suo guscio. No, con questa imbracatura non
si e' agili a terra, ci si muove con passi corti e un incedere
incerto, attenti ad evitare di calpestare i cordini che sostengono
la vela. Quello che conta pero', non e' come si e' ora
a terra, ma come si sara' piu' tardi in volo. Una volta che
i piedi avranno lasciato il suolo tutto cambiera': non ci
saranno piu' movimenti goffi e andature stentate, tutto si
trasformera' in virate armoniose e leggere planate. Niente
piu' peso sulle spalle, ma, al contrario, una forza trasparente
capace di farti salire senza fatica e che, se ben domata, ti
fara' stare a lungo lontano dalle cime degli alberi.
Ecco cosa aspetto qui seduto: il momento giusto per volare, il
giusto grado di riscaldamento del terreno, la brezza perfetta che,
dopo pochi passi di rincorsa, mi aiuti a staccare i piedi da
terra.
Cosi' nell'attesa, che in questo posto che domina la valle
rappresenta di per se' un piacere, guardo queste candide
strisce nel cielo, prodotte dai motori di un aereo. Gia' se
guardo attentamente riesco a distinguere il numero dei motori:
"… quattro, un 747, un gigante del cielo. Chissa'
dove andra'?" mi chiedo a voce alta.
Fino a qualche tempo fa guardare queste strisce era un momento
importante per me. Mi ricordo quando mi fermavo a guardarle e mi
lasciavo fantasticare su dove l'aereo che le tracciava stesse
andando, su come sarebbe stato bello essere li' su', da
passeggero. Avere un orizzonte vastissimo sotto di se' e volare
nel sole verso un'altra citta', magari un altro stato.
Quelle linee bianche erano simboli di liberta'. La mia fantasia
si agganciava a quelle traiettorie di vapore per generare fughe
ideali da quello che era allora la mia realta'.
La realta': l'universita' prima, con gli studi ostici
che a volte erano riusciti a rendere triste persino la bellissima
citta' dove li frequentavo; poi il lavoro e un'altra
citta': difficili entrambi, voraci di tempo e di energie.
Gia', "le difficolta' di una vita normale", ti
dice qualcuno. Ma certo, una vita normale, quella che fanno tutti.
E sapere questo dovrebbe farti stare meglio?
Meglio guardare il cielo. Nelle giornate invernali di alta
pressione, con il cielo limpido e azzurro, le scie di condensazione
mi guidavano fuori da tutto, cancellavano gli umori foschi e mi
proiettavano in un altro posto dove, nelle mie fantasie, ero un
turista senza legami. Altri paesi, altra gente, una lingua diversa,
magari una vita diversa.
E' strano realizzare come certi pensieri, senza ne' capo
ne' coda, senza il minimo fondamento se non il traballante
sostegno della fantasia, possano aiutarti. Le strisce di nuvola per
me erano proprio questo, un aiuto. Non erano solo una fantasia
terapeutica per i momenti di depressione, erano piuttosto li' a
mostrarmi una via che aspettava di essere percorsa.
Non so se accada a tutti che osservando a lungo qualcosa alla fine
ci si trovi un significato recondito e ci si convinca che cio'
che si sta osservando contenga un significato che va oltre
l'oggetto in se'. Lo si guarda e ci si trova riflessi, lo
si guarda e ci si legge un messaggio preciso.
Scie di condensazione: linee rette, sottili e ben definite al
principio, cominciano ad allargarsi e a perdere consistenza con il
passare del tempo. Trasportate dal vento creano ampi archi ben
definiti o si disfano lasciando solo un'opaca traccia della
loro presenza. A volte vengono ondulate dai rotori del vento e
sembrano onde spumeggianti, altre volte rimangono li' a lungo,
sospese fino a quando lentamente si allargano sempre di piu'
fino a diventare pallide nuvole impalpabili …
Cosi' guardando le scie di condensazione io leggevo la mia
vita: una linea dritta, calibrata dalle motivazioni, puntata
sull'obiettivo finale sin dal principio. Poi la retta,
nell'impatto con la realta', si stava curvando, piegata dal
vento della consuetudine o, peggio, silenziosamente modellata dai
bisogni e dalle necessita' della vita di altri. In qualche
modo, cosi' come le scie di condensazione, tracciate con
decisione, alla fine si rivelano inconsistenti, in balia del vento
in quota, cosi' io, determinato e deciso all'inizio, ero
ora in balia della mia vita, e subivo gli effetti uniformanti che
lenti mi avrebbero portato alla dissolvenza: grigio su sfondo
grigio.
Quelle scie di liberta' paradossalmente si rivelavano
impietose rappresentazioni di una lenta agonia. Strisce di nuvola
che descrivevano un naufragio silenzioso ed inesorabile. No, non
poteva essere cosi', esse non potevano tradirmi in questo modo
meschino, trasformandosi da fate in streghe, complici crudeli nel
trasformare i sogni in illusioni.
"E' impossibile che tanta bellezza possa tradirti
cosi'! Leggi meglio, lasciati guidare; lascia andare il
passato. Pensa al presente, pensa al di la' di quello che loro
ti hanno gia' detto; leggi oltre, non fermarti alla superficie,
scava e cerca quello che veramente vogliono dirti; amiche cosi'
non tradiscono."
Ma certo! Quelle amiche che hanno a lungo accompagnato la tua
fantasia, sono li' per mostrarti che loro stesse sono quello
che cerchi. Non devi andare in nessun luogo lontano, non devi
varcare dei confini geografici, devi solo capire quello che
vuoi: la svolta, i nuovi orizzonti sono qui sopra di te.
Cosi' grazie ad uno zaino pieno di tela colorata, moschettoni,
tuta e scarponi, la mia vita e' cambiata. Ma non e' stato
come si vede nei film; non c'e' stata una fuga, non
c'e' stata una famiglia abbandonata da qualche parte,
ne' un lavoro piantato all'improvviso e neanche
c'e' stato un viaggio favoloso stile Fandango. C'e'
stata una semplice, lineare, candida scelta: iniziare a
volare.
FINE
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