Creatura di Sabbia
di Tahar Ben Jelloun
Einaudi
Era tempo che volevo leggere questo libro che mi aveva consigliato un amico. Ebbene,
è stato un'esperienza di lettura diversa, il mio primo approccio con un autore Magrebino
e con una scrittura che racchiude caratteristiche stilistiche etnicamente precise.
Il libro parla della storia, dell'ottava figlia di un padre marocchino. Quest'ultimo, ritenendosi sventurato per non aver avuto alcun figlio maschio, idea l'inganno di far credere a tutti che l'ottava nata sia un maschio.
Così attua la truffa e chiama suo "figlio" Ahmed.
Questo pesante segreto sarà custodito da lui, dalla madre, da un'anziana governante e da Ahmed stesso.
Il racconto è architettato come un arabesco, non ha un filo continuo di narrazione. Infatti, essa viene fatta inizialmente da un cantastorie, poi dallo stesso Ahmed attraverso un diario, quindi dal cognato di Ahmed, per finire, attraverso numerose altre tappe, a venir guidata dalle parole di un bibliotecario cieco in cui si rivede Borges.
A mio parere questo è un libro sulla sofferenza, sul dolore della prigionia. Il dolore di una donna costretta nei panni di un uomo e,
più in generale, delle donne della società Marocchina dell'epoca (credo intorno al 1940) costrette in una cultura Islamica nella quale il loro valore umano e la loro importanza nella
società erano prossimi allo zero (Ahmed stesso dice: "Essere donna è una menomazione naturale della quale tutti si fanno una ragione. Essere uomo
è un'illusione e una violenza che giustifica e privilegia qualsiasi cosa".)
"Creatura di sabbia" è anche un libro di trasformazioni: l'ottava nata che viene trasformata in un maschio, Ahmed che nel corso della sua vita vuol tornare a
riscoprirsi donna e a trasformarsi di nuovo nel suo corpo femminile ed infine le trasformazioni del narratore che
è una sorgente della storia in continua mutazione durante tutta la narrazione.
"Creatura di sabbia" è un libro dove spesso non esiste la frontiera tra il reale e l'irreale e la narrazione, piena di eclettismo linguistico, rende quest'effetto ancora
più efficace. La lettura diventa intrigante ed a volte difficile nel fluire, ma piena di spunti poetici e pagine molto belle.
Un libro da leggere, forse quando si è già lettori un po' maturi.
Claudio Palmieri, Aprile 2002
Dello stesso autore ho recensito "L'hammam"
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