L'hammam
di
Tahar Ben JellounEinaudi
200
2Pagine:
52Costo:
7.50 Euro
Il rimedio per questa malattia che lo fa sentire così lordo non è qualcosa di convenzionale. Non è una doccia con un detergente speciale e neanche una crema dermatologica o un profumo. Egli sa che per perdere quell'odore il rimedio e una visita all'hammam, ed in particolare a quell'hammam di Fez dove si trova Bilal il massaggiatore nero.
Così il nostro protagonista che da anni risiede in Francia, lascia tutto e da solo va a Fez per poter ritrovare l'antica usanza dell'abluzione presso l'hammam e poter giovare del massaggio purificatore di Bilal.
La prosa di Tahar Ben Jelloun scorre fluida ed il libro si legge in un paio d'ore. Ma nonostante la sua brevità i contenuti di questo romanzo sono interessanti. La dedica dell'autore di per sé è già una sferzata che ci arriva prima di iniziare l'attacco dell'incipit: "Ai traditori che si riconosceranno". Poi, leggendo oltre, si arriva inevitabilmente a chiedersi quanto ci sia di autobiografico in quella cinquantina di pagine. Pagine che descrivono il mondo dell'artista affermato che si trova attorniato da personaggi mascherati da amici sinceri che troppo spesso sono solo invidiosi e interessati. E da questi "traditori-untori" che il protagonista fugge arrivando a Fez dove trova finalmente le risposte alle sue domande.
Nella Fez descritta ne "L'hammam" gli anziani si lamentano di come ciò che era la loro città non esista più; ben poco è rimasto come prima. La città non ha più l'identità di una volta e solo qualche pazzo è convinto ancora di poter salvare ciò che era e oramai non è più. Lo stesso protagonista trova che la sua casa natale, posta nella città vecchia, è oramai diventata un'abitazione popolare in un sobborgo. Questo cambiamento della città si rispecchia in un più generale cambiamento della società, in cui oggi le cose buone sono oramai andate perdute e i "malvagi" hanno la meglio. Oggi "le persone conoscono la paura, ma non il rispetto" dice un anziano al nostro protagonista; non ci sono più ideali e i "traditori", coloro che urlano e schiamazzano, coloro che vivono di invidia e sotterfugi, hanno vita facile. Da questi personaggi bisogna stare lontani. Evitare di frequentarli, non farli entrare nella propria vita e, se ciò fosse malauguratamente già successo, allontanarli e dimenticarli. Dimenticarli per guarire.
La lettura di questo libro di poche pagine ci lascia molto. Ancora una volta Tahar Ben Jelloun ci dimostra le sue qualità di grande narratore e in più ci mostra come si possa esprimere tanto in un testo così breve.
L'incipit:
"È da molto che sogno di andare all'hammam. Faccio la doccia ogni
mattina, ho una cura quasi ossessiva della mia igiene personale, eppure mi sento
sporco. Mi manca l'hammam. Più che nostalgia dell'infanzia, anni avvolti nel
vapore e intrisi di immagini sfocate, un tempo in cui l'innocenza ci permetteva
di accompagnare le nostre madri in quei luoghi di ambigua intimità, il bagno
moresco o bagno turco, come lo chiamano gli orientalisti, è uno spazio
privilegiato, una specie di segreto che ogni bambino marocchino custodisce
gelosamente nella propria memoria. Un bambino non è mai del tutto innocente, ma
chiude gli occhi e fa come se nulla di veramente grave potesse accadere nella
luce velata che da' ai corpi delle donne forme stravaganti e traboccanti di
desiderio. con il passare degli anni quelle immagini ingrandiscono e assumono
proporzioni inquietanti. Certe scompaiono, altre riemergono in sogni perplessi.
Per alcuni, tutte le donne che si lavano in quella semioscurità sono delle
orchesse, per altri esiste solo la propria madre e non vedono che lei."
Una citazione dal testo:
"L'invidia è lo specchio della bruttezza. Riflette i nostri sentimenti bassi e meschini, ci riempie di veleno, corrompe l'anima e ci spinge ad agire come se fossimo capaci di azioni fuori dal comune, come uccidere una persona la cui semplice esistenza suscita invidia, questo desiderio esasperato e malsano che può condurre al crimine. L'invidioso è uno zoppo che vorrebbe essere una stella della danza. Mente a se stesso e agli altri e finisce per credere che la propria incompetenza sia il rovescio di qualità che lui pensa di possedere, ma che l'altro ostacolerebbe impedendone l'espressione. L'invidioso assomiglia a certi carri armati pesanti e stanchi, che cadono in rovina sferzati dal vento. La ruggine che lo corrode e lo sgretola è soltanto il desiderio mai placato di possedere ciò che l'altro ha naturalmente e talora senza sforzi. L'invidioso si piega sotto il peso delle sue inclinazioni malsane e può rimanerne schiacciato. È la malattia più labirintica che ci sia. Attraversa il corpo facendo molte deviazioni, circonvoluzioni irrazionali. Intacca il fegato, bistratta il cuore, inietta negli occhi un liquido giallastro e dà strane allucinazioni."
Nota tecnica:
Per coloro che sono interessati alla tecnica di scrittura, nel romanzo di Tahar Ben Jelloun troviamo un interessante esempio dello uso del "cambiamento del punto di vista della narrazione". Il protagonista della storia è anche il narratore ed usa la prima persona per raccontare la sua vicenda ("È da molto che sogno di andare all'hammam."), ma, nelle pagine in cui ci sono passaggi introspettivi, la persona passa alla seconda singolare per evidenziare questi tratti in cui il discorso è interiore. Ad esempio a pagina 15 troviamo: "È sempre una questione di fiducia. Esistono due categorie di persone: quelle che diffidano sistematicamente di chiunque e quelle che danno credito a tutti. Tu appartieni alla seconda categoria. Sei dotato di notevole intuito, ma la cosa non ti è di grande aiuto." In questo modo nel romanzo, le parti della narrazione che trattano della direttamente della vicenda e quelle invece introspettive vengono differenziate in maniera inequivocabile.
Claudio Palmieri, Dicembre 2002
Dello stesso autore ho recensito: "Creatura di sabbia".
Torna alla Home Page
Torna alle altre recensioni
Questo testo è proprietà intellettuale dell'autore ed
è tutelato dalle norme sul diritto d'autore.
L'uso anche parziale di tale testo sulla rete Internet e/o la sua pubblicazione integrale o di una sua parte su supporto tradizionale (rivista, libro, CD-ROM o
altro supporto editoriale che non sia la rete Internet) possono essere effettuati solo con l'esplicito consenso dell'autore.
Claudio Palmieri (M.C.B.) Copyright 2002-2003.