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logo libro Coautore del libro uscito per i tipi della Selecta medica di Pavia è il dottor Vincenzo Cordiano che ha curato il capitolo 6 "Ematologia Clinica e di Laboratorio"

Mielodisplasie o sindromi mielodisplastiche

Con il termine di mielodisplasie o sindromi mielodisplastiche si intendono un gruppo di malattie in cui l'alterazione fondamentale è l'incapacità delle cellule staminali del midollo emopoietico di produrre cellule del sangue periferico normali per quantità e qualità.

Il difetto delle cellule staminali può essere più o meno grave, spiegandosi la notevole variabilità del quadro clinico, delle alterazioni degli esami di laboratorio e del decorso, che è molto variabile da caso a caso.
Le cellule staminali difettose danno origine a cellule a loro volta anormali che muoiono nel midollo prima di dare origine a cellule normali, il cui numero quindi diminuisce nel sangue periferico.
La morte precoce delle cellule difettose prima di riuscire a compiere la maturazione finale è nota con il termine apoptosi

Altri termini usati per indicare queste malattie sono: anemia refrattaria, anemie sideroacrestiche, preleucemia, leucemie subacute ecc..
Il termine preleucemia non è molto corretto, in quanto potrebbe intendersi che tutte le mielodisplasie progrediscono a leucemia acuta, cosa che si verifica soltanto in circa un terzo dei casi.
Sono malattie tipiche dellle persone anziane. La causa è sconosciuta nella maggioranza dei casi (mielodisplasie primitive o idiopatiche o de novo). Le cosiddette mielodisplasie secondarie alla terapia si verificano, anche a distanza di molti anni, in soggetti trattati, e molto spesso curati, per una neoplasia ematologica o di un altro organo con chemioterapia e/o radioterapia.
Questi casi, in continuo aumento, è molto probabile che siano provocati dai farmaci e/o dalle radiazioni ionizzanti precedentemente somministrati, che sono in grado di danneggiare il DNA delle cellule e di provocare la comparsa di alterazioni dei cromosomi simili o identiche a quelle presenti in molti casi di leucemia acuta. Il rischio di trasformazione in leucemia acuta è maggiore nelle mielodisplasie secondarie.

Le mielodisplasie sono molto frequenti nella popolazione anziana. Il termine di preleucemia con il quale sono spesso chiamate non è molto corretto in quanto solo una minoranza dei casi evolve in leucemia acuta

I sintomi delle mielodisplasie

Essi sono legati alla diminuzione delle cellule del sangue periferico e/o alla loro alterata funzione. Si può avere anemia, leucopenia, piastrinopenia, variamente associati nel singolo paziente ed, eventualmente, una pancitopenia. L'anemia può comportare:

  • astenia e facile stancabilità
  • pallore cutaneo
  • palpitazioni
  • dispnea

La leucopenia può provocare:

  • febbre o febbricola
  • infezioni ricorrenti

In presenza di piastrinopenia si potranno avere emorragie:

  • petecchie cutanee o mucose
  • ecchimosi
  • epistassi
  • gengivorragie
  • eccessiva durata o quantità del flusso mestruale
  • raramente emorragie degli organi interni.

Tutti questi sintomi non sono tipici delle mielodisplasie, in quanto possono essere dovuti a numerose altre malattie.

Gli esami di laboratorio nelle mielodisplasie

Gli esami fondamentali nel sospetto di una mielodisplasia sono:
  • l'esame emocromocitometrico, che potrà dimostrare la diminuzione dei globuli rossi e/o dei globuli bianchi e/o delle piastrine. In alcuni casi i globuli bianchi o le piastrine possono essere aumentati la formula leucocitaria, che consente di valutare al microscopio l'aspetto delle cellule del sangue (molto spesso anormali)
  • e la presenza eventuale di blasti, il cui numero è importante anche per stabilire il tipo di mielodisplasia;
  • la biopsia del midollo emopoietico, essenziale per valutare il numero e l'aspetto dei blasti.
Fig- 1 Mielodisplasia (anemia refrattaria) - Midollo ipercellulare

Molto spesso sono effettuati anche altri esami di laboratorio, come il cariotipo per valutare la presenza eventuale di anomalie cromosomiche.

Tipi di mielodisplasia

Esistono numerosi sistemi di classificazione delle mielodisplasie. La più usata è stata per molto tempo quella FAB (French-American-British) che prevede cinque tipi principali, basandosi soprattutto sul numero di blasti presenti nel sangue periferico e nel midollo:

  • Anemia refrattaria (AR): blasti periferici <1%, blasti midollari <5%
  • Anemia refrattaria con sideroblasti ad anello (ARSA): blasti periferici
  • <1%, blasti midollari <5%, sideroblasti ad anello nel midollo >15%
  • Anemia refrattaria con eccesso di blasti (AREB): blasti periferici <5%, blasti midollari <20%
  • Anemia refrattaria con eccesso di blasti in trasformazione (AREBt): blasti periferici >5%, blasti midollari <30%
  • Leucemia mielomonocitica cronica (LMMoC): i monociti del sangue in questo tipo di mielodisplasia devono essere superiori a 1000/mL.
La classificazione FAB si applica ai casi in cui le cellule del sangue periferico sono diminuite e quelle del midollo normali o aumentate (sangue povero, midollo ricco). Devono essere presenti anche anomalie morfologiche di tipo variabile a carico delle cellule. Esistono tuttavia una minoranza di casi in cui anche il midollo è povero e può essere difficile una diagnosi differenziale con l'anemia aplastica.

Oggi la classificazione FAB è stata sostituita da un'altra proposta da esperti dell'OMS, l'Organizzazione mondiale della Sanità. La differernza sostanziale è quella di aver abbassato al 20% la percentuale dei blasti midollari superata la quale si parla di leucemia e non di mielodisplasia.

Decorso delle mielodisplasie

La classificazione FAB è stata molto utile per il medico. Serve a prevedere (con molta approssimazione) quale possa essere il decorso nel tempo del singolo caso e, soprattutto, il rischio di trasformazione in leucemia acuta, che rappresenta l'evenienza più temibile.
Questo rischio è basso (meno del 10% nel corso degli anni) per le prime due forme sopraelencate, mentre può essere superiore al 50-60% per l'AREBt, che può essere considerata come un vero e proprio stato preleucemico. Ricordiamo infatti che si parla di leucemia acuta quando i blasti midollari sono >30%.
Molti pazienti con mielodisplasia, indipendentemente dal tipo, possono avere pochi disturbi e riescono a condurre una vita quasi normale, almeno all'inizio, anche senza nessuna terapia. In altri soggetti i sintomi, e la carenza di cellule periferiche, possono essere più gravi ed essi abbisognano prima o poi di terapia. Molti pazienti muoiono a causa delle infezioni e/o delle emorragie.

Terapia delle mielodisplasie

La terapia delle mielodisplasie è principalmente palliativa, non esistendo una cura definitiva. Il trapianto di midollo è l'unica possibilità terapeutica in grado di assicurare qualche probabilità di cura definitiva, ma è applicabile solo in casi selezionatissimi di pazienti giovani. In genere il trapianto è stato effettuato nei casi ad alto rischio di trasformazione leucemica. E' probabile che il cosiddetto "minitrapianto" possa offrire qualche speranza in più anche a pazienti non più giovanissimi, ma è ancora da considerare una procedura sperimentale

Sono state proposti numerosi tipi di terapia per le mielodisplasie, ma l'efficacia di ognuna di esse non è mai stata dimostrata. Tuttavia, in base all'osservazione che pochi casi possono mostrare una qualche risposta, è probabile che un paziente con mielodisplasia le provi un pò tutte:

  • Vitamine, come l'acido folico, vit. B12, vit B6, vit B1 ecc.
  • androgeni
  • chemioterapici singoli (per es. araC in basse dosi) o in associazioni simili a quelli usati per le leucemie mieloidi acute
  • eritropoietina: può migliorare l'anemia e ridurre o abolire il bisogno di trasfusioni in circa un terzo dei casi: è più efficace quando i livelli di EPO endogena siano bassi
  • fattori di crescita come G-CSF, GM-CSF e
  • interleuchine:possono migliorare la leucopenia e/o la piastrinopenia, ma l'effetto svanisce se si sospende la terapia. Anche questi farmaci sono molto costosi e non privi di effetti collaterali.
Il cardine della terapia delle mielodisplasie rimane tuttavia le trasfusioni e altri tipi di terapia di supporto che hanno solo scopo palliativo. Ricordiamo la somministrazione di antibiotici in caso di infezioni e le trasfusioni di piastrine o di globuli rossi in caso di piastrinopenia ed anemia gravi, rispettivamente.

ULTIMO AGGIORNAMENTO: venerdì 28 maggio 2004

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