La coppa di porfido (e altre curiosità) sulla chiesa di San Zeno

... invece Zeno lo umiliò (il demonio), degradandolo a facchino. All'inizio della navata sinistra della basilica troneggia una vasca di porfido, del diametro di oltre due metri, che il santo fece venire dalle terme di Roma, servendosi della straordinaria forza fisica del principe delle tenebre.
Il diavolo se ne stava rincantucciato entro una grotta sui monti di Avesa, nei dintorni della città e visto passare il vescovo gli propose, per sgranchirsi le gambe:
"Vuoi fare una partita?".
"Volentieri".
"A palla?".
"A palla".
"Va bene anche se passa il peso?".
"Come vuoi. Guarda che deve pesare come quella vasca rossa, di porfido, che, se vinco io, dovrai portarmi da Roma a Verona, in un fiat. Accetti?".
"Accetto".
Il diavolo lanciò una palla simile al cocuzzolo d'un monte. Per tamburello, ci voleva l'Arena. Zeno, tranquillo, lo ribattè col pastorale. Il diavolo sconfìtto corse a Roma e, rispettoso dei patti, trasportò a Verona la vasca.

In realtà la vasca - del tutto simile al basamento della fontana con Madonna Verona in Piazza Erbe - dovrebbe provenire da qualche edificio termale romano. Fino al 1819 si trovava sul sagrato, poi fu trasportata all'interno della chiesa.

  • Osservando da vicino le sculture della facciata a lato del portale, si notano dei minuscoli forellini: pare che questa pietra contenga zolfo e percuotendola si ottengono piccole esplosioni e il caratterisrico odore prodotto da questo minerale. Intere generazioni di monelli sanzenati si sono "impegnate" per creare questi piccoli crateri. E' il tema del dialogo fra la chiesa ed il suo "moroso" - il campanile- riportato da Barbarani nella lirica "San Zen che ride": il campanile è infuriato per il comportamento dei piccoli vandali che "con sassi e con bastoni...trà l'assalto a la ciesa e ai so leoni"; ma bonariamente la chiesa lo invita alla calma:
    E la ciesa parlando al so moroso
    campanil, che s'imbestia in fondo al prà,
    par che la diga: "No essar geloso!
    Lassa che i zuga... Dopo i morirà!
     
    Ho visto i pari de so pari, i noni
    de so noni zugar sempre così.
    Sta pora gente m'ha magnà a boconi,
    ma el toco più grande el t'è restado a ti.
     
    E' passado paroni con paroni,
    s'a cambià çento volte la çità!
    Vecio, no brontolar! Dormi i to soni...
    Pensa! Mile ani ... e semo ancora qua!"

 

Pagina sulla storia di Verona         Pagina sulla basilica di San Zeno