VERONA ALTERNATIVA

STORIE - Verona città fluviale 

 

* Pagina realizzata con il contributo di Nicola Rizzi

 

disegno di Gianni Ainardi da "Verona attraverso i secoli"

 

 

 

 

La sorgente del Lorì

Parlando di Verona si afferma che la città "é bagnata dall'Adige", anche se sarebbe più corretto dire "è racchiusa", almeno per quel che riguarda il centro storico. Questa affermazione può essere accettata ai nostri giorni, ma se torniamo indietro solo di qualche decennio ci accorgiamo che il sistema fluviale della città era molto più complesso di quanto oggi ci appare. Per quel che riguarda la zona del vecchio Isolo e dei suoi canali vi rimando alla pagina loro dedicata; qui vorrei parlarvi di altri tre corsi d'acqua che, anche se non lunghissimi, rivestivano notevole importanza per la città e gli immediati dintorni.

ADIGETTO - Non era un fiume vero e proprio, ma una deviazione del ramo principale dell'Adige. Per questo motivo era chiamato rio fiol (vedi anche nota a fondo pagina), vale a dire rio figlio (dell'Adige, ovviamente!); questo nome fu successivamente italianizzato in Rofiolo. Si staccava dalla riva destra del grande fiume nei pressi di Castelvecchio e seguiva, pressappoco, la direttrice Via Roma - via Pallone, passando all'esterno della cinta muraria; si ricongiungeva all'Adige all'altezza del ponte Aleardi (vedi immagine in alto). Di fatto, per la sua presenza tutta la città racchiusa nell'ansa dell'Adige era un'isola! Anche se questo corso d'acqua aveva dimensioni ridotte, possedeva un "caratterino" assai vivace: la sua piena del 1239 causò il crollo della prima cinta comunale. Per la cronaca le mura furono riedificate da Ezzelino da Romano in posizione leggermente più arretrata. Per motivi di igiene l'Adigetto fu chiuso circa un secolo fa. Rimane assai evidente la scolmatura nei pressi di via del Mutilato, vicino alla torre Pentagona e dietro la Gran Guardia. Sopravvive anche il ponte di Via Manin. A ricordarci il corso d'acqua rimangono anche i toponimi di Via Adigetto e di Via Ponte Rofiolo.

LORI' - A differenza dell'Adigetto era un fiume a tutti gli effetti: nasceva da una risorgiva nel centro di Avesa e ne percorreva la valle seguendo all'incirca il percorso di Via Monte Ortigara; giunto al mulino dei Bassi svoltava a sinistra per le vie Cesiolo e Mameli, quindi sfociava in Adige fra il ponte Garibaldi e san Giorgio. Oggi, tranne brevissimi tratti presso la sorgente, scorre incanalato in tubature sotterranee. Nonostante fosse lungo solo pochi chilometri, era di grande importanza per l'economia locale: per l'epopea della "lavandare di Avesa" e per l'origine del nome vi invio alla pagina relativa. Le sue acque contribuivano anche ad irrigare tutti gli orti della Campagnola (dove ora sorge Borgo Trento) e davano energia ad alcuni molini. Molti ricorderanno sicuramente il "Molin de le asse", in Via Cesiolo, specialmente perché negli anni Cinquanta divenne una celebre balera. Questo mulino era così famoso che il comitato del carnevale di Borgo Trento ha deciso di istituire la maschera del "Mastro molinar (= mugnaio) del molin de le asse": negli anni 91 e 92 era rappresentata dal sottoscritto...

FIUMICELLO - Anche il Fiumicello nasceva da una risorgiva: il laghetto Squarà di Montorio, pochi chilometri a est di Verona. Scendeva in città attraversando sinuosamente Borgo Venezia (rimane il toponimo di Via Fiumicello). Presso porta Vescovo superava le mura e giungeva fino alla chiesa di san Nazaro dove piegava verso Via XX Settembre (rimane ancora il vicolo cieco Fiumicello); prima di raggiungere l'Adige presso porta Vittoria si perdeva negli acquitrini del Campo Marzo, nome che non deriverebbe da Campo di Marte, cioè luogo di addestramento militare, ma dall'italianizzazione del termine marso  (=marcio, paludoso). La presenza della vicina Via Cantarane darebbe valore a questa tesi. Il Fiumicello, prima di subire l'affronto dell'interramento, era il regno di un gustosissimo pesce, il magnaron  che Boccaccio chiama mangerone nel Filocolo.

 

 

 I VOSTRI CONTRIBUTI

Nicola Rizzi mi invia questa foto (puoi anche ingrandirla) : ritrae un busto funerario romano, secondo il Beltramini di epoca augustea, con quattro busti virili in nicchie arcuate. E' infisso alla sinistra dell'arco delle mura all'incrocio fra via Adigetto e via del Pontiere; secondo una leggenda tre fratelli uccisero il padre, a seguito di una lite, durante i lavori di costruzione del ponte. Ognuno di essi fu dunque un reo figlio (fiol): da qui l'origine del nome del ponte.... Lo stesso Nicola mi invia anche una e-mail, che trascrivo, con il risultato di alcune sue ricerche

A tal proposito sono venuto a conoscenza di altre fonti.

Nel 1477 il fabbro-poeta Francesco Corna da Soncino parla della cittadella e precisa:"...ha porta che fo nominata/de' Rei Figlioli,come io ho trovato,/che fu dal borgo a la cità l'intrata..."("Fioretto"96.1-8)

Per Pier Luigi Facchin:"L'Educazione civile e morale si avvaleva di questa didattica concreta per fissare i propri moniti"quindi sposa la tesi tradizionale del fiume-figlio.Inoltre pensa possa anche non essere una lapide funeraria.

Per Marcello Bondardo (1986) verrebbe da REFLUU(S) cioè che refluisce.

Infine nello studio di Vittorio Cavazzocca Mazzanti si dice che nel 1922 si chiamava "Via dei Rei Figli".

 

Il Mastro Molinar del Molin de le asse (sono io !!!) e la Mugnaia (Patrizia Milani) - Carnevale 1992

Risorgiva a Montorio

Il Fiumicello presso San Nazaro

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Il Fiumicello

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