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Statua
di Giove Serapide rinvenuta nei pressi di Santo Stefano.
E' conservata a Ginevra
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Difficile entrare nella
chiesa dall'ingresso principale causa la
scalinata d'accesso. Sul retro tuttavia, di fronte al Teatro
Laboratorio (parcheggio riservato nella piazzetta), vi è un ingresso
dotato di scivolo che immette nel presbiterio.
Rimane impossibile scendere alla chiesa plebana
ed alla cripta. |
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Situata
nei pressi del Ponte Pietra, sul lato sinistro
dell'Adige, Santo Stefano è una delle più vecchie
chiese di Verona. Già nel periodo imperiale nello stesso
luogo, che all'epoca era appena fuori le mura, sorgeva un
tempietto (serapeum)
dedicato a divinità alessandrine protettrici di tutte le
attività fluviali, Iside e Serapide in particolare. A
testimonianza del passato "egizio" della chiesa
rimangono le quattro colonne in granito di Assuan che
ancora che sostengono la volta sopra l'altare della cripta. In epoca paleocristiana
la zona divenne area cimiteriale - presso i Romani le
sepolture entro la cinta muraria erano vietate - e sul
tempio pagano venne edificato il primo nucleo della
chiesa, verosimilmente intorno al III sec. Cominciava a
diffondersi la venerazione per i martiri e Santo Stefano,
protomartire, si vide dedicare numerosi luoghi di culto:
a Lui fu dedicata anche la nuova basilica. Per
combinazione anche le chiese di Santo Stefano a Philae (Assuan,
in Egitto) a Roma, a Bologna ed a Benevento sorsero su
precedenti templi dedicati al culto di Iside. Santo
Stefano ebbe subito grande importanza tanto da divenire
ben presto cattedrale e luogo di sepoltura dei vescovi;
sull'altare maggiore è ancora visibile un rozzo sedile
di pietra: la cattedra vescovile. Dell'edificio
originario, verosimilmente cruciforme con una sola
navata, rimane ben poco; già Teodorico, nel VI secolo, i
Longobardi successivamente e quindi i Franchi,
modificarono la struttura originaria della chiesa,
trasformandola in basilica a tre navate con matronei e
due transetti posti ai lati dell'altare maggiore.
Apparterrebbe a questo periodo la muratura esterna verso l'Adige ancora
visibile. Attorno al X secolo venne risistemata anche la
cripta. Successivamente venne aggiunta la facciata
attuale, in puro romanico: a capanna con alternanza di
cotto e tufo. Notevole il tiburio, la cella campanaria;
è in cotto con due ordini di bifore; stranamente non è
allineato all'asse principale della chiesa. Un ultima
aggiunta di una certa rilevanza avvenne attorno al 1620,
quando furono aperte le due cappelle barocche situate ai
lati delle navatelle: la più importante, quella
di destra, fu dedicata ai 40 martiri
cristiani innocenti e da essi prende il nome. Fra gli
stucchi tipici dell'età barocca troviamo pregevoli opere
di pittori della scuola veronese del Seicento (Bassetti,
Orbetto e Ottino).
Oggi
l'aspetto della basilica è su tre piani: la cripta,
la chiesa plebana
- così detta perchè era riservata alla plebe - ed il presbiterio,
la zona che comprende l'altare maggiore contornato dal
pregevole deambulatorio, un tempo accessibile
solo ai sacerdoti. Ovviamente
vi invito a visitarla! Non tanto per
le opere d'arte che contiene (scarsine, in verità anche
se merita una certa attenzione la statua
di S. Pietro che proviene da una
chiesa che fu abbattuta), ma per l'intenso misticismo che
permea tutta la basilica! Tutte le chiese romaniche, con
le loro penombre, le loro mura massicce ed i loro
silenzi, aiutano i fedeli ad isolarsi dal mondo per
avvicinarsi al Signore.
Un'ultima annotazione personale: a
questa chiesa sono particolarmente affezionato: qui ho
ricevuto il Battesimo e la Prima Comunione, ho fatto il
chierichetto, mi ci sono sposato e ho salutato per
l'ultima volta le persone più care.
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