-=] CAP 1 - Il risveglio [=-

Mi svegliai, ma qualcosa, dentro di me, mi diceva che non ero più la stessa persona. Andai stordita verso una polla per guardare il mio riflesso nell'acqua.
C'era qualcosa che non andava...
Ricordi ancestrali mi dicevano che mi mancava qualcosa, qualcosa di importante.

Vagai per ore all'interno del bosco quando giunsi, senza accorgermene, in una piccola radura circondata dalla vegetazione. Al centro vi era un'enorme quercia: i suoi riflessi argentati e la delicata melodia che le sue fronde producevano all'alitare del vento mi catturavano... Rimasi incantata di fronte a quello spettacolo, col cuore colmo di gioia, senza capire effettivamente il perchè...
Mi avvicinai, sicura, le mani protese verso quella maestosa figura... Quando toccai la ruvida corteccia, una luce argentea inondò il mio volto, lasciandomi una sensazione di pace; in un attimo vidi intorno a me magnifiche, piccole creature alate. Una mi si posò su una spalla, e la osservai stupita. Mi guardavano, tristi, ed al tempo stesso orgogliose... capii che era la mia famiglia. Ricordai che ero stata una di loro.

Lentamente, nella melodia che mi avvolgeva, cominciai a distinguere delle parole. Ricordai tutto... Le mie ali.. La mia vita senza tempo... Ed ora questo... Ripensai al riflesso che avevo visto sullo specchio d'acqua: un elfo. Incarnata nel corpo di un'elfa piansi lacrime amare consapevole del mio nuovo futuro: quello che stavano cantando quelle piccole creature era un addio. Un addio del mio popolo. Chiusi gli occhi e le mie dolci sorelle mi dissero che forse un giorno sarei tornata da loro, che forse sarei tornata ad essere una fata... Ma sapevo che non sarebbe mai stato possibile...
Perchè dovevo andare via? Perchè non ero più una di loro? Domande che non ebbero risposta... ma solo sguardi colmi di dolore: non potevo restare con loro. Non con quella forma.

Mentre venivo trascinata via dai loro incantesimi, percepii il potere fluire in me e mi addormentai, cullata dalle onde della magia. Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai in un luogo a me sconosciuto... C'era gente... Non capivo una sola parola di quello che dicevano... anzi no, qualcosa capivo, lentamente... Poco alla volta, mentre le persone passavano e mi additavano incredule, riuscivo a comprendere qualche parola qua e là.
Camminai per ore prima di incontrare qualcuno della "mia" razza. Disse di chiamarsi Leaf, e mi aiutò a capire dove fossi. Fu molto gentile con me, ed ebbe pazienza quando lo tempestai di domande. Chiacchierammo molto, per quello che potevo. Poi ad un tratto si avvicinò sorridendo in modo strano e pronunciò alcune parole a me completamente sconosciute, ma in un certo senso familiari. Forse cambiai espressione perchè mi disse una cosa strana:
"C'è potere in te, giovane elfa... Devi solo trovare la tua guida: ella saprà insegnarti a modellare la magia che è in te."
Lo guardai senza capire e lui rise. Un suono dolce e melodioso carico di gioia di vivere. Lo potevo quasi sentire. Poi mi risvegliò da quel piccolo sogno ad occhi aperti appena si ricordò del suo amico che aspettava paziente alle sue spalle. Natan... Così si chiamava. Natan degli Spiriti. Un chierico di Kiri -Jolith al servizio della giustizia.
Si inchinò a me e mi disse alcune cose che non capii bene, ma che suonavano incredibilmente... amorevoli? Sorrisi per cortesia.


Fu lui nei primi giorni a prendersi cura di me, a farmi fare i primi passi in questo nuovo mondo che non capivo e ciò che sono ora lo devo a loro... A nessuno dei due dissi quale fosse il mio passato, e loro non me lo chiesero: forse riuscivano a leggere nel mio cuore e vedevano che era spaurito ed in cerca esso stesso della verità. Non ricordavo nulla. Assolutamente nulla: una nebbia grigia era scesa nella mia mente, regalandomi piccoli ritagli di luce ogni tanto. Ritagli in cui riuscivo a scorgere vaghe figure, colori... suoni. Nulla che mi aiutasse. Di una cosa ero certa: più passava il tempo più quei ricordi si facevano sempre più lontani, distanti, lasciandomi un vuoto interiore e una tristezza che ancora oggi porto con me...

Un giorno, quasi per caso, incontrai colui che poi scoprii essere la mia guida: Darsh, Maestro dell'Ordine delle Vesti Bianche al servizio di Solinari. Al tempo non sapevo bene cosa volesse dire, chi fosse precisamente questo Dio, e cosa fosse il Conclave. Stavo imparando tutto troppo velocemente e non riuscivo quasi ad immagazzinare le infrmazioni. Qualcuno forse avrà pensato che fossi un po' tra le nuvole... Ma facevo del mio meglio per imparare a convivere con quella gente. Grazie al mio maestro riuscii ad imparare meglio la lingua degli uomini.
Mi era ostile: così dura e gutturale... Così secca. Ma dovetti impararla per forza.
Ma il mio maestro mi insegnò anche molto altro...

Imparai a dominare me stessa, anche se spesso tuttora mi lascio andare alle emozioni... è una cosa che ancora devo migliorare... Imparai a governare il potere che serbavo dentro di me, e mi accorsi con malcelato stupore che effettivamente era molto, proprio come aveva detto Leaf. Anche Darsh si stupì, ma cercò di non darlo a vedere. Tra di noi si instaurò subito un rapporto affettivo oltre che di lavoro. Per me lui era come un padre, figura che non conoscevo. Io, per lui, ero come una figlia: ingenua, timida e che doveva ancora capire coem funzionasse il mondo in cui viveva. Mi chiamava "bambina mia"... Oggi... a distanza di più di vent'anni, mi chiama ancora così.

Spesso mi capitava, nei momenti di riposo e meditazione, di cercare, dentro di me, il mio passato... Ma la mia mente rimaneva in silenzio. A volte piccoli pertugi si aprivano sul mio passato, dandomi immagini che non capivo...Ma sapevo che dovevo insistere... che la mia ricerca doveva continuare, finchè potevo conservare la coscienza di un remoto passato...

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