PROTOCOL #04 - Agents

- Sono solo tre.-

- Sveglia, anche noi siamo tre.-

- Ehi, ehi... era una battuta, io valgo almeno per quattro!-

- Ma tu guarda, un programma con il senso dell’umorismo!-

- Non sono un programma!-

- Ah, no?-

- No, moccioso, ti ricordo che siamo unità autonome!-

- Come no! Questa è bella!-

Il sibilo della voce della ragazza giunse alle orecchie dei due con un tono quasi mefistofelico.

- Adesso basta.-

- Ehi ehi, Lucy, rilassati.- l’uomo si portò le mani alla nuca.

- Ti ho detto di smetterla, Numero 3.- ripeté lei.

- Avanti, non chiamarmi così, lo sai che con la matematica non vado d’accordo!- fu la risposta dell’interlocutore. La donna chiuse per un istante le palpebre, nascondendo le iridi cerulee; poi si voltò.

- Muoviamoci.-

Il bambino la seguì senza nemmeno una parola, mentre l’altro sospirò preoccupato, poi prese a camminare dietro ai compagni.

- Sono ribelli.- fece ad un tratto il piccolo, riferendosi evidentemente alla donna con i capelli corvini ed all’imponente figura di un uomo di colore che tentavano di sfuggire ai pericolosi inseguitori armati di pistole.

- Moriranno.- tagliò corto la donna bionda.

- Sono molto ben preparati però.- affermò l’uomo. Quella alzò gli occhi al cielo, immersa nella sua freddezza glaciale.

- Quei programmi sono stati costruiti sul nostro modello.- rispose per lei il bambino - É palesemente ovvio che i ribelli moriranno, indifferentemente dalla loro preparazione.-

L’altro si passò una mano sui cortissimi capelli scuri e curvò le labbra.

- A meno che non vogliamo guastar loro la festa.-

 

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