PROTOCOL #11 - Second Round

Era stata una sciocchezza trovarli. L’unico file ultra protetto di Matrix. Scontato.

Il fulcro degli Agenti era sicuramente quell’uomo.

La sala dalle piastrelle giallastre ricalcava perfettamente un’aula per gli interrogatori. Rimase a fissare i monitor nella sala video centrale, dove ogni azione veniva perfettamente riportata.

- Peccato che non vi possiate godere la scena.- fece rivolta ai tre cadaveri alle sue spalle.

Ed eccolo, Thomas Anderson che intimava agli Agenti di fargli fare la sua telefonata. Patetico. Ma dopotutto ignaro della verità...

Con due rapide mosse disattivò la funzione principale di quella cimice che tra poco gli avrebbero inserito sotto la cute.

Perfetto. Anche se Neo avrebbe perso i sensi e sarebbe stato riportato di nuovo in quel suo appartamento, avrebbe serbato memoria di Morpheus e dei contatti che aveva avuto con lui fin ora.

Quella cimice dunque, sarebbe servita solo come localizzatore. Ma sicuramente i ribelli, una volta trovato il loro Eletto gliel’avrebbero estirpata.

Lucy si appoggiò con i gomiti alla console, guardando fissamente il monitor più grande.

Le voci dell’Agente Smith e di quel Neo si alternavano, l’una pacata e l’altra a dir poco furibonda.

- Mi lasci fare la mia telefonata!- esclamò di nuovo l’uomo.

Fu in quel momento che, tolti gli occhiali scuri, l’altro sorrise malignamente.

- E mi dica, signor Anderson, a cosa serve una telefonata se non si è nemmeno capaci di parlare?- sibilò, calcando il tono sull’ultima parola, mentre le labbra di Neo si sigillarono e scomparvero.

Prese ad urlare, per quanto poteva, ma gli Agenti lo tenevano fermo con una forza sovrumana e gli inserivano quell’insetto sotto la pelle. Poi perse i sensi. Si sarebbe risvegliato nel suo appartamento, con lo squillo del telefono.

- Non male.- fu il commento Lucy.

- Reinseritelo.- ordinò Smith. Poi si allontanò, verso la sala dei monitor, per ripulire quel file protetto.

Non appena entrò in quella stanza sentì qualcosa di diverso. Socchiuse gli occhi dietro gli occhiali da sole e si guardò attentamente intorno. I tre cadaveri di certo non erano un buon segno.

Nemmeno il mozzicone di sigaretta buttato lì accanto alle carcasse.

- Hai ragione, devo perdere quel vizio.- disse con fredda ironia una voce di donna.

Smith si voltò di scatto.

- Di nuovo tu?!- fece con rabbia.

- Ah, mi scusi, evidentemente non è contento di vedermi.- rispose con la stessa insopportabile ironia - Ma dato che non era nel piano che mi scoprisse, la saluto.-

Si voltò e mosse qualche passo verso l’uscita. Smith strinse i pugni e fece schioccare le nocche delle dita. La giovane donna non se ne curò e appoggiò la mano sulla maniglia, ma si sentì stringere il collo dell’impermeabile nero e tirare indietro.

Stava per perdere l’equilibrio, aggrottò le sopracciglia contrariata e strinse la mano sul nodo della cravatta dell’Agente.

- Nossignore, mossa sbagliata.- fece prima di scaraventarlo contro i monitor, che presero a bruciare facendo scintille.

Smith si rialzò appena in tempo per non finire bruciato, non poteva cambiare forma proprio ora, ma scoprire l’identità di quella donna. Non poteva essere un ribelle, e nemmeno un programma... e ciò che non sapeva lo faceva imbestialire. Sentiva quell’odioso sentimento chiamato rabbia salire sempre di più dentro di sé. La sua superiorità spezzata.

Lucy stava di nuovo tranquillamente uscendo dalla sala, ma con una spinta dalle spalle l’Agente la colpì sulla schiena, facendola cadere malamente nel corridoio. La ragazza si rialzò battendosi le mani sull’impermeabile e lasciando cadere gli occhiali scuri, frantumati.

- Mi devi un paio di occhiali da sole nuovi.- sbuffò.

Smith non parlò e le fu subito addosso, tentava perlomeno di farla uscire da quel file protetto, di modo che poi avrebbero potuto ripulirlo ed avere di nuovo un luogo coperto.

Un pugno destinato alla ragazza finì per frantumare la porta retrostante.

- Non ti scaldare tanto, puoi pagarmeli a rate se vuoi.- alzò le spalle, parando con facilità un altro pugno.

Smith la spintonò di nuovo, ma Lucy stavolta saltò. Quando toccò terra era alle sue spalle.

Lo tempestò di veloci pugni, poi con un calcio lo catapultò sull’asfalto scuro, rompendo il muro che lo separava dalla strada. Così si ritrovarono fuori dal file, in una strada metropolitana, sotto una pioggia battente.

Lucy avanzò con lenti passi mentre l’Agente, rialzandosi dalle macerie in cui l’aveva fatto sprofondare, fissava l’edificio alle spalle dell’avversaria con soddisfazione. Finalmente fuori dal file protetto, in quel modo quell’area fondamentale era salva.

Mille gocce di pioggia battevano sul nero impermeabile ormai in pezzi della donna, che decise di liberarsene definitivamente.

I cortissimi capelli biondi a questo punto grondanti e ravviati scompostamente, lasciavano calare altre gocce sulle spalle bianche e scoperte e sulle rotondità perfette del petto.

Smith rimase a guardarla avvicinarsi con un’espressione di rabbia mista a stupore, rimettendosi in piedi.

Le braccia si muovevano a ritmo cadenzato lungo i fianchi ad ogni passo, lasciando modo all’Agente di notare che ciò che le stringeva i polsi erano due grosse cinghie di cuoio marrone.

- Bum!- sorrise lei in tono di scherno.

In quello stesso istante l’edificio alle sue spalle esplose, creando un’onda d’urto che spostò violentemente ogni cosa alle sue spalle.

Gli occhi di Smith raccolsero tutto il rancore del mondo, fissi sulla scena d’inferno rossastra che si stava consumando alle spalle di quella donna dagli occhi scintillanti d’animazione.

La rabbia più nera s’impadronì di lui e una smorfia d’ira si disegnò inesorabilmente sul suo volto, mentre il file protetto tanto sorvegliato si frantumava davanti al suo sguardo efferato.

Lucy gli si avvicinò lentamente, ponendogli leggera una mano su una guancia.

- Si chiama bomba.- sussurrò.

Il tocco gelido di quella donna gli lasciò un segno indelebile dentro.

- Chi diavolo sei tu?!- le domandò infine, con la rabbia tra i denti.

- Twofold Unity Numero 1, signore. Ma mi hanno battezzata Lucyfer.- fu la risposta serena.

 

>Protocol#12<