PROTOCOL #25 - Slave

Vide Morpheus privo di sensi, legato ad una sedia al centro della stanza vuota, mentre Smith tamburellava con le dita sul muro.

Non appena la vide si scosse.

- Vuole parlare con te.- annunciò Jones.

Per poco Smith non lanciò un urlo. Chi diavolo era l’idiota che aveva fatto entrare quella donna in un altro dei loro file protetti!? Si calmò con un sospiro invisibile. Ovviamente quei due non potevano sapere... e probabilmente Lucyfer li aveva persuasi con le sue parole ed il suo sguardo penetrante.

Annuì, mascherando il suo disappunto.

- Perquisitela.- ordinò.

- Oh, andiamo! Se avessi voluto vi avrei già fatti fuori tutti!- rise lei mentre le veniva tolto l’impermeabile scuro.

Brown lo controllava, mentre Jones esaminava con attenzione ciò che la donna poteva portare addosso.

Smith seguiva l’azione attentamente. Le mani dell’Agente scivolavano sul quel corpo perfetto fasciato di nero cercando qualcosa che in realtà non c’era. La pelle bianca del ventre e delle braccia nude risaltava come se fosse stato avorio.

- Non porta armi.- annunciò infine Jones.

Smith si scosse.

Lucyfer assunse un’espressione orgogliosa mentre i due Agenti si piazzarono alle sue spalle senza fiatare. Si voltò verso di loro.

- La conversazione non vi riguarda.- disse freddamente. Brown e Jones scattarono di un passo in avanti pronti a colpirla in nome delle false parole che gli aveva rivolto, ma Smith fece cenno di allontanarsi. Se quella donna avesse cominciato a menare le mani non ci sarebbe stata speranza per nessuno e addio Mainframe di Zion!

Voleva parlare? Bene, l’avrebbe accontentata, ma senza turbare una situazione così delicata.

Titubanti gli altri due fissarono Smith per diversi istanti prima di decidersi a lasciare la stanza.

Lucy sorrise. Perfetto, ora si trattava di tenere occupato l’Agente per fare in modo che i suoi compagni agissero.

- Vieni al dunque.- fece lui a denti stretti.

- Non sta bene trattare così una donna, non crede Agente?- fu la risposta.

- Non stiamo parlando di galateo.- ribatté senza battere ciglio.

- Me n’ero accorta.- Lucyfer mantenne la sua espressione indifferente - Vedo che ha ospiti, però.- fissò quindi il corpo inerte del possente ribelle.

- Ospite non è la parola giusta.- Smith fece una pausa, ormai certo che la bionda sapesse del rapimento, i fatti parlavano chiaro - Ostaggio.- aggiunse.

Lucyfer alzò lievemente il capo, curvando le labbra da un lato.

- Che uomo cattivo...- commentò.

Lui rimase immobile, lo sguardo nascosto dietro gli occhiali scuri.

Rimase a fissare la sua bocca che si richiudeva, dopo aver udito la sua voce così stranamente calda. Ed eccola, la lieve ferita al labbro che lui stesso le aveva inflitto.

D’un tratto il sapore del suo sangue gli ritornò prepotentemente in gola. Quella bruciante linfa rossa che aveva bevuto senza rendersene conto, rimanendo come ipnotizzato. Aveva toccato quelle morbide labbra rosse come se fosse caduto in trance.

Strinse forte i pugni.

La rabbia saliva di nuovo in lui.

Il fatto di non essere riuscito a controllarsi in preda a quell’istinto sconosciuto lo faceva impazzire.

- Cosa sei venuta a fare?- ringhiò.

Lucyfer si tolse un’altra volta gli occhiali da sole, lasciando che Smith si trovasse di nuovo faccia a faccia con i suoi zaffiri pallidi contornati da quel blu pastello che faceva risaltare ancora di più le sfaccettature dello stesso colore che si aprivano come impercettibili raggi di una ruota tutt’intorno all’iride.

Fu come ricevere un pugno allo stomaco a quella vista.

Non aveva mai incontrato occhi così freddi e tristi.

A dir la verità non si era mai soffermato su particolari del genere.

Rimase a fissarla per lunghissimi istanti, immobile.

Il silenzio ghiacciava ogni cosa, viva o inanimata che fosse.

Lucy si chiedeva perché Moloch e Belial ci stessero mettendo tanto, non aveva avuto il segnale di via libera, perciò non poteva lasciare solo l’Agente.

- Conosci qualcosa del mondo umano?- chiese senza muoversi di un solo passo.

- Dovrei, forse? Gli esseri umani sono solo feccia.- rispose lui facendosi vicino alla sedia.

- Mpfh...- la bionda sorrise lievemente - Credi che i sentimenti umani siano feccia?-

- Tutto ciò che li riguarda è tale.- le parole di ferro di Smith le rasentavano l’anima. Se solo avesse saputo...

La giovane donna fece alcuni passi indietro, scioltamente, per poter essere abbastanza lontano da lui.

- La rabbia che tu provi in questo istante, anche quella è un’emozione umana.- mormorò di modo che la udisse.

L’Agente serrò la mascella.

- Comunque,- tagliò corto Lucy, facendo in modo di non irritarlo ulteriormente - volevo domandarti perché, pur essendoti accorto della mia presenza, non hai fatto nulla per ostacolarmi. Parlo del giorno della cattura di Morpheus.-

Smith tacque.

Di nuovo un pugno dritto allo stomaco.

Già, perché? Quella sì che era una bella domanda...

- Avevo affari più importanti da portare a termine.- mentì.

Aveva ragione lei. Aveva scorto la sua figura dietro quell’angolo; insieme ai suoi compagni si stavano allontanando eppure... non aveva alzato un dito.

Si erano scontrati più di una volta, poteva considerarla sua nemica. Allora perché...?

- Hai avuto un bel coraggio, comunque, ad entrare disarmata in un file protetto.- il discorso mutò di nuovo.

- Oh, l’ho già fatto una volta, posso quasi dirmi un habitué.- la bionda alzò le spalle - E non ho bisogno di armi, trovo siano inutili.-

Lo mise di nuovo con le spalle al muro.

Che dire ora? Non poteva essere quella semplice domanda il motivo della sua comparsa.

- Vattene se non hai più nulla da dire.- sibilò.

La stava lasciando libera. Era contro la sua natura spietata, ma qualcosa lo attirava verso quel labirinto di spire in cui si perdeva ogni volta che la guardava negli occhi, e non poteva fare a meno di provare rabbia contro sé stesso e la sua debolezza.

Lucy mosse qualche passo in avanti. Smith la fissava in silenzio. La pelle bianca delle gambe aveva modo di vedersi solo per una spanna tra i cortissimi pantaloni e la fascia nera che creavano gli stivali fin sopra il ginocchio. Bianca, candida eppure letale pelle senza la minima imperfezione.

La donna socchiuse gli occhi, arrivando fino a pochi centimetri da lui.

Doveva parlare, doveva svelargli la verità anche se Belial non l’avrebbe mai perdonata.

Alzò lentamente le mani fino ad arrivare al suo volto. Gradualmente, per evitare reazioni fulminee.

Con la stessa flemma arrivò ai suoi occhiali scuri, che sfilò immersa in un silenzio surreale.

L’uomo svenuto alle sue spalle appariva parte integrante della stanza, e gli unici vivi parevano loro due.

Ed ecco di nuovo quelle ineffabili iridi grigie specchiarsi nelle sue.

Smith aveva smesso di respirare. Ogni volta che si trovavano così vicini accadeva qualcosa in lui... e diveniva incapace di reagire.

- Ti sei mai chiesto perché provi emozioni umane anziché rispondere soltanto a degli impulsi, a degli ordini dalle macchine?- sussurrò Lucyfer.

Il suo respiro lieve e freddo gli si infranse sulle labbra.

Quella domanda non lo lasciò spiazzato più di quanto non lo fosse già.

Se lo era domandato, sì. Troppe volte. E troppe volte non aveva avuto nessuna risposta.

La frustrazione l’aveva sempre assalito e il suo odio verso gli esseri umani era cresciuto a dismisura.

Tuttavia non parlò.

- Non dovresti odiare gli uomini, odia piuttosto le macchine che ci hanno ridotti in questo stato.- avvertì il sussurro di Lucyfer come se fosse più caldo. O forse era il suo stesso corpo ad essersi infiammato tutt’un tratto?

Doveva allontanare quella donna da sé o avrebbe finito con l’impazzire.

- Ora basta!- gridò allontanandola con una spinta.

Il contatto si ruppe ed un gelo glaciale calò su tutto il suo essere.

Fu come spezzarsi in infiniti cristalli trasparenti.

Ansimò.

Non avrebbe dovuto farlo... non avrebbe dovuto rompere quel contatto... aveva ancora bisogno di quel calore! Ne aveva bisogno come l’aria! Una necessità inspiegabile ma vitale.

Si gettò su di lei, spingendola contro il muro freddo con tutto il corpo ed afferrandole le mani, immobilizzandola.

- Che diavolo vuoi da me? Perché mi fai questo?!- esclamò con voce rotta. “Perché non riesco a controllarmi quando vedo i tuoi occhi!?” avrebbe voluto aggiungere.

Sentiva il seno morbido di Lucyfer sotto il suo petto, mentre una delle sue gambe si era insinuata tra le sue. Sentiva il calore delle sue mani strette nella sua morsa ferrea e la bellezza inumana del suo viso e dei suoi occhi riversarsi in lui.

Ad un tratto la sua voce, fredda e infelice, come nostalgica.

- Perché anche tu sei uno schiavo, Smith.- rispose.

 

>Protocol#26<