PROTOCOL #46 - Clones

Si fermò a metà della scala antincendio, qualche quartiere più in là.

Chiuse gli occhi e si portò una sigaretta alla bocca, accendendola. Il silenzio avvolgeva i dintorni. Qualche luce alle finestre e dei rumori lontani, nulla di più.

Sospirò. Poteva benissimo provare a dormire, dopotutto.

Quel pensiero svanì senza alcuna interposizione quando alzò il capo e si trovò di fronte Smith in persona, in piedi sulla scala in metallo dell’edificio antistante.

Come diavolo aveva fatto a trovarla di nuovo?!

Fece per muoversi quando udì un suono ferreo provenire dal basso. Chinò il capo per scorgere un altro Smith che stava per raggiungerla, salendo la scala.

Si voltò di nuovo verso l’Agente che aveva di fronte, di scatto, ma anziché mostrargli un’espressione sbalordita, sorrise ironicamente.

- Non me l’avevi detto del tuo fratellino, qui.- alzò le spalle.

- Vorrai perdonarmi, dunque.- fece una voce conosciuta dal tono pungente dietro di lei. Lucyfer si voltò lentamente, portandosi un braccio al petto e appoggiando il gomito sulla mano.

- Allora,- fece lei senza scomporsi, tirando dalla sigaretta - dov’è il trucco?-

- Nessun trucco.- le rispose il terzo Smith.

Lucy avanzò di poco, entrando nel corridoio del terzo piano dell’edificio, vedendo arrivare dietro di sé il clone che l’aveva seguita sulle scale.

- Bene, spiegami, Agente.- mormorò freddamente togliendosi gli occhiali da sole e riponendoli nella tasca interna dell’impermeabile scuro.

- Con piacere.- rispose lui, quasi esaltandosi. Poi si spostò velocemente lungo il corridoio fino a raggiungere la porta dell’ultimo appartamento, suonando al campanello. Lucyfer lo raggiunse, senza chiedersi cosa avesse in mente, semplicemente rimanendo a guardare. L’importante era mantenere la calma, si disse. L’unica cosa importante era non lasciarsi prendere da qualsiasi emozione. Se fosse successo nulla sarebbe stato più sicuro...

Ad un tratto la porta si aprì ed uno stranito giovane uomo comparve dietro la soglia.

- Sì?- fece stupito di trovarsi davanti due personaggi così insoliti.

- Buonasera.- disse Smith con voce glaciale. La bionda gli rivolse un cenno della mano, mostrandogli i denti in un sorriso infantile.

- Desiderate... qualcosa?- domandò il giovane rendendosi conto a poco a poco di trovarsi di fronte alla morte.

Con un gesto deciso l’Agente gli infilò la mano nel petto, lasciandolo incredulo e boccheggiante finché una sostanza densa e gelatinosa lo avvolse, partendo proprio dalla ferita appena infertagli. Ci volle poco perché l’umano prendesse le sembianze di Smith.

- Notevole.- commentò Lucyfer appoggiandosi con il gomito alla spalla del nuovo venuto - É questo che volevi mostrarmi?-

L’altro si sistemò gli occhiali scuri.

- É ciò che la libertà mi ha donato.- rispose, lasciando che gli altri cloni l’attorniassero.

La donna rivolse le sue iridi ad uno di loro in particolare, spegnendo la sigaretta sotto lo stivale.

- L’avevo detto io che sei un uomo cattivo...- di nuovo quella voce stranamente calda che avvolse i suoi sensi.

- Lascia che ti faccia i miei complimenti per aver capito chi di noi è l’originale.- rispose lui, tentando di liberarsi di quella sensazione.

- Su questo non c’è dubbio, ti riconoscerei anche tra mille cloni!- fece Lucy alzando le spalle ed entrando nell’appartamento. L’ultimo Agente si spostò per farle da scudo. Lei alzò lo sguardo, che si rifletté nelle sue lenti scure.

Un tremendo, infernale sguardo.

- Gira al largo, fratellino.- sibilò crudelmente.

Il vero Smith rivolse un’occhiata decisa a tutte e tre le copie, che si allontanarono all’istante di modo che Lucyfer potesse finalmente entrare nell’appartamento.

- Carino questo posto. Strano che siano gli scapoli quelli che hanno più buon gusto.- commentò guardandosi intorno.

L’Agente richiuse la porta dietro di sé, alzando il capo e rimanendo a fissarla. Bene, e ora cosa doveva fare?... avrebbe voluto spiegarle come riusciva a trasformare gli umani ma a lei sembrava non importare molto.

- Non ho ben inteso il tuo cambiamento, ma sappi che scappare ora non serve.- fece ad un tratto, distraendola da una ricerca sconosciuta. Lucy alzò il viso dalla vetrina sulla quale si era chinata e lo guardò alzando un sopracciglio.

- L’avevo intuito.- si portò le mani ai fianchi - Non vorrai mica uccidere una povera fanciulla indifesa, vero?-

Smith chinò lievemente il capo.

- Lo farò, se necessario.-

Bugiardo.

Lucyfer era l’unica persona che anche se avesse visto sanguinare a morte non avrebbe mai ucciso. Si stupì di questa considerazione... non l’avrebbe mai... uccisa?...

Si scosse, tentando di mantenere un’aria gelida, nonostante i sentimenti si agitassero dentro di lui come un mare in tempesta.

- Mpfh...- Lucy tornò a guardare la vetrina - Buono a sapersi.-

Non pareva per nulla impressionata. Era come se non le importasse nulla di niente e nessuno, se non della sua libertà.

Tutt’un tratto gli tornò fulmineamente in testa l’immagine di quella donna tra i frammenti dello specchio... splendida, malinconica figura. Aveva desiderato toccare per l’ultima volta quella pelle bianca prima di scomparire di nuovo e invece... invece era rimasto a guardarla senza sapere cosa dire... forse... perché in quel momento non c’era nulla da dire.

 

>Protocol#47<