PROTOCOL #61 - My life for her

Aveva varcato la soglia alla sua sinistra, consapevole di aver scelto la via più difficile.

Aveva sbaragliato la difesa dei nemici per raggiungerla.

Aveva sacrificato Zion per correre da lei.

L’aveva vista cadere, in pochi istanti, inseguita da quel nuovo prototipo d’Agente, e si era lanciato verso di lei per accogliere il suo corpo, trapassato dai proiettili, tra le braccia.

Ora stavano là, sul quel tetto solitario, e lui, con le lacrime agli occhi, urlava il suo nome.

- Trinity!!-

Il viso pallido ed esangue della donna non dava segni di ripresa. Erano passati pochi istanti da quando gli aveva sussurrato le ultime, dolcissime parole, poi la sua stretta si era allentata e la vita l’aveva abbandonata.

- No!!- Neo urlò per l’ultima volta, la disperazione nel suo nobile animo eletto lo stava divorando. Aveva perso ciò che di più bello gli era mai capitato di incontrare al mondo, seppure in un mondo senza certezze... lei era sempre stata lì.

Era il suo gioiello, una gemma preziosa incastonata nel suo cuore che ora aveva perso tutta la sua lucentezza... per sempre. Ed era stata tutta colpa sua. Aveva ucciso la donna che amava per essersi attardato, per aver accolto un compito che ancora non sentiva del tutto suo... non poteva perdonarsi ciò che le aveva fatto.

- Asciugati le lacrime.- ad un tratto un’atona e conosciuta voce lo sorprese.

Alzò di scatto il capo e si trovò dinnanzi il volto inespressivo di quel bambino dalle iridi cineree.

Sobbalzò.

Era lì, a pochi millimetri dal suo viso, e lo fissava con quei terribili occhi vuoti, che parevano trascinarlo ogni volta in un terrificante gioco infernale.

Sbatté più volte le palpebre, le lacrime smisero di offuscargli la vista e per la prima volta si rese conto di quanto erano diversi quegli occhi... di quanto erano divenuti... umani.

- Lei... - fece per cominciare - ...lei è...-

Parlò inconsciamente, fu come preso da un istintivo impulso. Non sapeva perché, non sapeva com’era possibile, tutto ciò di cui era a conoscenza era che anche quell’inquietante bambino pareva tenere alla vita di Trinity più che alla propria.

Ad un tratto le sue giovani e pallide labbra si dischiusero di nuovo, mentre una delle sue piccole mani si levò per raggiungere una posizione stabile.

Neo fu guidato ancora una volta dall’istinto. Un incontrollabile istinto, una consapevolezza di star compiendo l’azione giusta non per Zion, non per il mondo... ma per lei.

Il suo palmo toccò quello di Moloch, che socchiuse gli occhi e parlò per l’ultima volta.

- Mi hanno dato degli occhi e mi hanno detto “guarda”. Però non so per quale motivo, per quale assurda ragione, ma ho ricevuto anche un cuore, e mi è stato detto “ama”; ma non mi avevano detto che con questi occhi avrei pianto e con questo cuore avrei sofferto... - un sorriso triste comparve sul suo glaciale volto, inaspettatamente -...non farla mai soffrire, Neo. Mai.-

L’Eletto si sentì invaso da un’energia nuova, una straordinaria energia.

Poteva percepire ghiaccio e magma, passione e tenebra in quel flusso che si stava riversando all’improvviso in lui... un flusso che pareva... l’essenza di un’anima.

Quando si rese conto di essere stato abbagliato da una luce intensa ed i suoi occhi tornarono a vedere il buio della notte sul grattacielo, quel bambino era scomparso.

Ora al suo posto c’era il nulla, il vuoto, come se non fosse mai apparso.

Eppure nella sua mano, nella mano che aveva poggiato su quella di Moloch poteva percepire tutta l’energia che l’aveva percorso fino a pochi istanti prima. Ancora incredulo e con gli occhi sbarrati si ricordò tutt’un tratto le parole che quel ragazzino gli aveva rivolto la sera in cui gli aveva svelato di vivere i suoi stessi incubi: “Se ti ricorderai di quel cucchiaio che non esiste al momento giusto, lei vivrà.

Il cucchiaio che quel giovane discepolo gli aveva mostrato durante la sua prima visita all’Oracolo.

Il cucchiaio che dimostrava che Matrix era tutta una finzione.

E se Matrix non sussisteva, allora nemmeno la morte aveva ragione di esistere.

Senza esitare oltre posò la mano al petto di Trinity, fino a farla penetrare nella sua carne, fino ad arrivare al suo cuore, dove liberò l’energia che Moloch gli aveva donato.

La donna spalancò gli occhi... quei bellissimi occhi che erano diventati oggetto di sacrificio, e respirò. Respirò ancora.

Neo sussultò. Una sensazione di gioia e meraviglia si fece largo nella sua mente, aveva agito secondo il suo cuore... ed il suo cuore non l’aveva tradito.

La abbracciò, stringendola a sé con tutto l’affetto che provava, racchiudendo le sue labbra in un bacio che nessuno dei due si sarebbe mai dimenticato.

- Mi hai...- mormorò Trinity, confusa ma con l’anima gonfia di contentezza. Non sapeva quanto tempo fosse passato, il suo cuore aveva smesso di battere ed ora... ora nel suo animo pareva espandersi un chiarore celestiale, un amore così limpido e incontaminato che lacrime di pura, vergine, estrema pace le sgorgarono dagli occhi, dettate dall’incredibile splendore di quel sentimento.

- Un angelo.- sussurrò Neo, in risposta - Un angelo ti ha salvata.-

 

>Protocol#62<