PROTOCOL #66 - Slaps

Li aveva corrotti, depravati e uccisi, ecco la verità.

E nessuna libertà sarebbe valsa quanto la colpa che le divorava le carni.

Anche se non avrebbero mai ottenuto l’indipendenza, erano insieme. E questo bastava a tutti e tre.

Ma ora, sola come si era ritrovata, non riusciva a vedere altro che il ricordo di quel che aveva scorto oltre il vetro del mondo reale. Oltre il fluido che l’avvolgeva, la macchina.

E lei non si sarebbe sentita altro che un’inutile macchina, proprio come il meccanismo che operava al di fuori del cilindro. Non più umana, non più con uno scopo autentico, ma programmata. Ed avendo fallito non le sarebbe rimasto altro che essere scollegata e resa inattiva.

Si sarebbe sentita esattamente così se il pensiero di avere ancora qualcuno che lottava non l’avesse colta di sorpresa.

Smith.

Lui era ancora là.

Ed apparve esattamente laddove la visione dei due compagni svanì.

Silenzioso ed altero le si avvicinava con in volto un’espressione muta.

Lucyfer poté benissimo dedurre che anche lui aveva avvertito la scomparsa della seconda unità: Moloch.

Le si era fermato dinnanzi, senza pronunciare ancora alcuna parola.

- Hai preso la tua decisione?- le disse poi, senza poter indovinare cosa agitasse i suoi occhi in quell’istante, nascosti dietro le lenti degli occhiali scuri.

Lei estrasse una sigaretta dal pacchetto nella tasca interna dell’impermeabile, per portarsela alle labbra. Sapeva bene a cosa si stesse riferendo Smith: combattere al suo fianco o sparire nel sistema come i suoi compagni.

Dopo la scomparsa di Belial non l’aveva più visto, ora era tornato per riprendersi ciò che gli spettava di diritto. L’umanoide più potente di tutti, colei che l’avrebbe aiutato nella sua battaglia: Lucyfer.

- Mhpf...- sorrise la bionda, senza fargli arrivare alcuna risposta affermativa o negativa - Non credo che prenderò alcuna decisione.-

L’uomo rimase a fissarla mentre da quelle labbra rosse fuoriusciva una boccata pesante di fumo grigio.

- Starai a guardare mentre infurierà la battaglia?- le domandò di nuovo, stavolta con un tono tra il sorpreso e l’irritato.

- Può darsi.- Lucy alzò le spalle. Non aveva più nulla da perdere, ma nemmeno null’altro da vincere.

Smith si sistemò il collo della giacca nera, in un surreale silenzio.

- Non dire sciocchezze, ti ho dato del tempo. Ora vieni con me.-

Lei scosse il capo tra sé. Se lo sarebbe dovuto aspettare, forse?

- Che cosa vuoi fare ora?- ribatté, appoggiando il gomito sul ginocchio ed il mento su una mano, non sforzandosi nemmeno di celare un tono per nulla interessato. A Smith questo non piacque.

- I miei cloni sostituiranno ogni schiavo.- mormorò in tutta risposta. Dal suo tono perentorio era ben inteso che non ammetteva repliche né contraddizioni di nessun genere. Ma Lucyfer pareva non aver alcun timore di ogni sua possibile reazione.

- Non è così che si vince, zucchero.- fece di nuovo, mantenendo quell’intonazione spenta - Non sostituendo ogni molecola cerebrale degli umani con le tue. Se persistono nelle loro sinapsi a lungo termine, li ucciderai tutti. Ma credo sia questo il tuo scopo, nh? Inutile quindi ripetere cose già note.-

I nervi di Smith all’udire quelle parole gelide si spezzarono per un’ennesima volta. La afferrò per un braccio, facendola alzare con la forza.

- Se non posso uscire di qui allora renderò Matrix il MIO mondo!!- le urlò in faccia, con tutta la rabbia di un tempo.

Lucyfer gettò via la sigaretta, contraendo i muscoli. La sua indifferenza di ghiaccio si era frantumata.

- Ma non ti basta?! Non ti basta ciò che hai fatto?!- ribatté con un grido quasi mefistofelico, liberandosi dalla morsa di ferro. Smith fece un passo indietro involontariamente. Quella voce colma d’odio l’aveva quasi... spaventato.

Prima che potesse accorgersi d’altro, riprese repentinamente la distanza che li separava, per muoversi in un millesimo di secondo. La sua mossa fu talmente rapida che il silenzio della notte parve quasi non essere stato incrinato.

Nell’urto gli occhiali scuri della bionda erano finiti per terra, poco lontano. Il volto di Lucyfer era girato vero il lato in cui si era diretto lo schiaffo, il suo respiro rotto, quasi inesistente.

Tornò a voltarsi lentamente verso di lui, i suoi occhi blu ora liberi dalle lenti nere scintillarono per un istante. A Smith parve di vedervi riflesso l’intero inferno, tra fiamme e sangue, tra forche e lacrime. E mentre Lucyfer si avvicinava per sferrargli un violento pugno nello stomaco, lui non fece nulla per evitarlo, rapito come in una dimensione differente, da quello sguardo d’abisso.

 

>Protocol#67<