PROTOCOL #68 - We still fight

Morpheus chiuse gli occhi, mentre l’operatore trafficava con i macchinari alle sue spalle.

Ancora non riusciva a crederci.

Da quando Neo era tornato, il suo mondo si era disintegrato... distrutto.

Gli aveva detto che l’Eletto non esisteva, ma lui non poteva certo crederci. Gli aveva riferito che una fonte affidabile l’aveva a sua volta informato della distruzione imminente di Zion.

Ventiquattro ore.

Le macchine sapevano.

Le macchine li avevano trovati.

Le macchine li avrebbero sterminati.

Poi le sentinelle erano apparse all’improvviso. Un nuovo attacco, stavolta letale. La Nabuchadnezzar era esplosa e con essa tutti i suoi sogni, le sue speranze... la sua vita.

Eppure Neo era intervenuto, aveva fermato quegli esseri infernali dimostrando finalmente di possedere il potere di Colui che Domina. Quel potere in cui lui aveva sempre confidato, ma al quale lo stesso Neo non aveva mai realmente creduto.

E così era svenuto per lo sforzo di aver neutralizzato le sentinelle. Sotto i suoi occhi, di nuovo.

Fortunatamente erano stati raccolti dalla Hammer, che li aveva tratti in salvo dopo quella che era stata una rocambolesca fuga.

Ora l’Eletto giaceva lì sul lettino dell’infermeria, mentre il capitano li aveva appena informati che un solo uomo si era salvato dopo il precedente impulso. Chi fosse nessuno lo sapeva, tutti contavano sul suo risveglio per farsi raccontare l’accaduto, ma a lui poco importava.

L’unica cosa certa era che doveva salvare Zion.

Combattere.

Perché lui ed i suoi stavano ancora combattendo.

 

>Protocol#69<