WHEN ANGELS SINGS - CAPITOLO 6

 

COME SAPREI
 

Entrarono in una stanza umida.
Gli agenti che li accompagnavano andarono a parlare con la guardia che controllava una porta blindata. Dopo qualche minuto, i ragazzi non riuscirono a vedere come, aprirono la porta, e loro furono condotti oltre la soglia. Attraversarono un lungo corridoio. Alle pareti vi erano quadri di uomini incappucciati e alberi genealogici. Metteva letteralmente i brividi. Appunto per questo tutti tenevano lo sguardo basso. Ma Liv era preoccupata per un altro motivo: sarebbe stato molto meglio essere frustati, pensò lei, che loro rivelassero la verità.
Infine giunsero alla porta che si trovava al termine del corridoio. Lì un'altra guardia chiese loro la parola d'ordine, e gli agenti , per tutta risposta, alzarono le braccia e le incrociarono sulla testa. Era un trabocchetto: chiunque avesse pronunciato una sola parola alla richiesta, era considerato un traditore o un intruso.
Varcarono anche quella soglia, e si ritrovarono in una stanza appena illuminata da torce; al centro di essa vi era una poltrona, occupata da una figura umana robusta, alta circa un metro e settanta. Ai lati della poltrona, si ergevano altre due figure ben note ai ragazzi. Erano i gemelli, che sogghignavano.
<<Vedi, Padre, abbiamo mantenuto la nostra promessa: li abbiamo presi>> disse Esteban.
<<Eccellente, ragazzi miei>> l'uomo si alzò <<voglio vederli bene>>
<<Certo, padre. Ehi, voi, dividetevi>> ordinò Dionigi.
I ragazzi furono allontanati, cosicché l'Uomo potesse vederli distintamente. Rivolse lo sguardo alla sua destra.
<<Kei, Takao e Yuri della Red Flag Association>> si avvicinò <<sempre ad impicciarvi in affari che non vi riguardano, ve la dovete togliere questa brutta abitudine>>
Fece un cenno all'agente che tevenva Anya, ed esso si fece avanti con la ragazza.
<<Anya, il mondo è la tua casa e la Russia la tua patria>>rise <<la Siberia è il luogo più adatto alla Lupa>>
Yuri spalancò gli occhi. Anya e la Lupa erano la stessa persona. Ma com'era possibile? Perché lei non gli aveva detto niente? Fissò la ragazza, che abbassò lo sguardo per la vergogna.
L'aveva scoperto. Non l'avrebbe mai perdonata per avergli mentito. Il primo amore della sua vita le era stato tolto da quell'Uomo, che aveva rivelato la sua identità.
Liv si agitò. Stava succedendo quello che temeva. Sarebbe toccato anche a loro. Guardò Lucia. Lei ricambiò lo sguardo. Aveva capito, ma per quanto potessero cercare di prepararsi al colpo, non sarebbero mai riuscite a non soffrire.
<<Voi due, che avete tanto da guardarvi>> l'Uomo si avvicinò a loro <<belle ragazze, i miei figli hanno fatto un'ottima scelta>>
Takao e Kei cercarono di liberarsi. Yuri era ancora sotto shok.
<<Le Crazy Angels, insieme a voi, Esteban e Dionigi, genereranno una nuova stirpe>>
A quel punto, anche Takao e Kei si bloccarono.
<<Voi siete le Crazy Angels...>> chiese il ragazzo col berretto a Lucia.
Non vi fu risposta.
<<Padre, abbiamo mantenuto la nostra promessa>> ripeté Esteban <<dacci ciò che abbiamo chiesto>>
<<Sì, figlioli, avete fatto il vostro dovere. Fate ciò che dovete fare>>
<<Finalmente>> Esteban si diresse verso l'uscita <<Voi due venite con me>>
Si rivolgeva agli agenti che tenevano Liv e Kei. Uscirono.
<<Voi altri con me>> Dionigi andò con a seguito agenti e Takao e Lucia.
Rimanevano solo Anya e Yuri.
<<Portateli nelle segrete>> ordinò l'Uomo.
L'ordine fu eseguito.

<<Forza, dentro>> Anya e Yuri furono spinti dentro una cella.
La porta fu chiusa e bloccata con un lucchetto. Il ragazzo si rialzò. Lei si trascinò fino all'angolo, attirò a sé le ginocchia e nascose il viso.
Non si sentiva nulla, ma Yuri immaginò che ella stava piangendo.
Si avvicinò piano, senza che lei lo sentisse.
<<Anya...>>
<<Lasciami in pace>>
<<No, io non ti lascio in pace. Mi devi spiegare>>
Anya si avvicinò di più al muro.
<<Mi devi spiegare perché non mi hai detto la verità>>
<<Secondo te perché?>>
<<Accidenti, sei la Lupa! Non puoi avere paura!>>
<<Tu non capisci>> Anya alzò lo sguardo <<tu sei il primo ragazzo con cui non ho paura di restare sola; pensavo di aver trovato un amico>>
<<Non puoi pensare di avere per amico uno che deve catturarti>>
Anya si alzò.
<<Sai perché mi hanno cacciato di casa? Mio padre ha cercato di violentarmi, io l'ho detto a mia madre. Aveva paura che lui andasse in prigione, ma siccome la picchiava, non lo ha denunciato, ecco perché! Non le fregava niente di me>>
Yuri rimase scioccato. Aveva rischiato...di essere violentata?!
<<Anya, io...>>
<<Lasciami in pace>>

<<Buttatelo dentro>>
L'ordine di Dionigi fu eseguito. Il ragazzo fu spinto dentro la cella.
<<No, Takao...>>
Lucia fece per seguirlo, ma venne bloccata da un agente.
<<No, mia cara, tu resti qui fuori con me. Voi, chiudete la porta>>
La porta fu chiusa.
<<Ora lasciatela>>
Stupita, Lucia si ritrovò libera.
Dionigi le si avvicinò. Posò la sua mano sulla guancia di lei. La ragazza era come pietrificata, non riusciva a muoversi.
Takao, che assisteva alla scena da dietro le sbarre, fremeva dalla rabbia, ma non sapeva se perché Lucia le aveva mentito o perché quel dannato stava mettendo le mani addosso alla ragazza che amava.
Come svegliatasi da un lungo sonno, Lucia scansò la mano di Dionigi.
<<Non fare la difficile>> rise <<il tuo è il tipico carattere di chi ama le avventure, di chi è sempre "disponibile">>
Lucia si voltò di scatto verso Takao. Avrebbe potuto credere alle parole di quel pazzo?
<<Che fai?>> Dionigi volse lo sguardo al prigioniero <<Oh, hai paura di quello che potrebbe pensare adesso lui? Ti preoccupi di queste cose, adesso? Che ti succede, ti sei forse innamorata?>>
La ragazza abbassò lo sguardo e arrossì.
Takao parve confuso. Possibile che lei ricambiasse il suo sentimento?
<<Mi dispiace, ma dovrai rinunciare, poiché d'ora in poi starai sempre con me>> si avvicinò a Lucia <<dal primo momento che ti ho vista, ho capito che eri perfetta per me, e che avrei fatto di tutto per averti; e ora sei mia!>>
Avvicinò il suo viso a quello di lei.
Ma, ad un tratto, si piegò in due. Davanti a lui, il pugno tremante di Lucia che lo aveva colpito allo stomaco.
Si drizzò lentamente, per poi fissare la persona che aveva dinanzi, e tirarle uno schiaffo che la fece cadere a terra.
La ragazza, dopo aver palpato la guancia colpita, vide del sangue sul suo palmo.
<<Non puoi trattarmi così, non devi trattarmi così>>
Si posizionò sopra Lucia, che era sdraiata, a quattro zampe.
La sua mano si posò appena sotto il seno di quel corpo, per poi passare sul ventre piatto, e finire con accarezzargli la coscia.
Takao, in quel momento, avrebbe voluto sfondare la porta e riempire quell'essere spregevole di botte fino ad ucciderlo. Non ammetteva, però, che gli sarebbe piaciuto essere al suo posto.
A quel punto Lucia, prima paralizzata, ora muoveva tremante le mani. I suoi occhi divennero lucidi, e da essi cominciarono a uscire lacrime amare.
Dionigi si alzò, laciandola mettersi a sedere.
La ragazza si coprì la parte inferiore del viso con la mano.
<<Di me puoi fare tutto quello che vuoi>> disse senza che le lacrime smettessero di cadere <<ma ti prego, lascia andare Takao!>>
<<Ma, Lucia...>> Il ragazzo, da dietro le sbarre, vide quella ragazza piangere, soffrire e di conseguenza, soffrì anche lui. Era arrabbiato per quello che gli si era stato tenuto nascosto, ma lei era disposta a sacrificare tutto ciò che aveva, la sua persona e la sua dignità, per farlo uscire da quell'inferno. Non poteva essere contro di lei. Lui...l'amava.
La ragazza fece appena in tempo ad alzarsi, che Dionigi la sbatté contro il muro e le si parò davanti.
<<No, non è possibile>> disse il ragazzo con lo sguardo basso <<tu devi essere mia con tutto il tuo corpo, con tutta la tua mente, con tutta la tua anima e tutto il tuo cuore>>
<<Questo non succederà mai, e tu lo sai>> Lucia si girò.
Dionigi tremò, poi prese la ragazza per i capelli e si rivolse agli agenti:
<<Voi, aprite la cella>>
L'ordine fu eseguito. Il ragazzo spinse Lucia dentro, e lei sarebbe caduta se Takao non l'avesse presa al volo.
<<In qualche modo, tu mi apparterrai per il resto dei tuoi giorni>>
Dionigi uscì insieme alle guardie. Rimasero soli,Takao e Lucia.
Lei si era inginocchiata, e piangeva ancora. Takao era seduto e la fissava: lo sapeva che, per quanto potesse fare la dura, era una delle più dolci ragazze che vi erano sulla terra. Per lui, il pianto di una ragazza era indice di dolcezza.
Decise di parlarle, ma cominciò lei.
<<Devi avercela a morte con me, visto che non ti ho detto che ero una delle Crazy Angels>> si alzò lentamente, asciugandosi le lacrime, e si appoggiò alla porta <<ti capisco, dopo quello che abbiamo passato, è davvero come essere traditi...>>
Takao la guardava ancora, con espressione seria ma comprensiva, che ella non vide, poiché non si voltò.
<<...ma io mi sono trovata bene con te. E' anche per questo che non ti ho detto niente, altrimanti mi avresti presa e portata al vostro quartier generale. Takao, io...>> abbassò lo sguardo <<...non voglio che ti facciano del male>>
Non sentì nessuna risposta e presa dallo sconforto, cominciò a cantare:
<<Come saprei scoprire l'uomo che sei, come saprei scoprire poi le fatasie che vuoi, io ci arriverei nel profondo dentro te, nei silenzi tuoi, emozionando sempre più, come saprei stupire l'uomo che sei, quando stai lì e non sai che voli prendere che voli prendere, come saprei richiamare gli occhi tuoi, incollarli ai miei, emozionando sempre più...Nel mondo che solitudine ci dà, eprché non resti un po' con me, come saprei amarti io, nessuno saprebbe mai, come saprei riuscirci io, ancora non lo sai...>>
Takao la osservò. Aveva proprio una voce stupenda. Ad ogni parola di lei, il suo cuore batteva più forte. Un giorno, non immaginava quando, le avrebbe detto ciò che provava.
<<...Io vorrei che fosse già pelle, il contatto che c'è, io vorrei che fossero stelle ogni volta con te...Come saprei amarti io, nessuno saprebbe mai, come saprei riuscirci io, ancora non lo sai, io ci metterò tutta l'anima che ho, quanta vita sei da vivere adesso come saprei...quanto amore c'è pronto a scoppiare in me, quanta vita sei, da vivere adesso, sì, adesso, come saprei...>>
Si bloccò. Lei...aveva appena detto a Takao che lo amava. Anche se cantando, però glielo aveva detto.

<<Bloccatela>>
Due uomini misero a Liv degli anelli di metallo, saldamente collegati a delle catene, che pendevano dal soffitto di nuda roccia.
Dopo che venne chiusa la porta della stanza, Kei fu lasciato andare.
Esteban aveva lo sguardo fisso su di lui. Sulla sua faccia un ghigno.
La sua espressione terrorizzò Liv, e fece fremere dalla rabbia Kei.
<<Un angelo incatenato>> finalmente quel diavolo volse lo sguardo alla ragazza <<strano spettacolo, vero? Gli angeli dovrebbero volare liberi nell'azzurro cielo. Tu volerai, Liv, ma in un cielo rosso, rosso come il fuoco>>
Kei riebbe la visione di qualche momento prima, quando si trovavano nella foresta.
Dietro Esteban due ali nere di pipistrello aperte, e dua ali bianche piumate sulla schiena di Liv, ma afflosciate a terra.
Tutto svanì.
<<E qua entri in gioco tu, Kei. Devi fare una cosa per me...>>
<<Scordatelo, dannato, non farei mai niente per te!>> Kei gli si avvicinò minaccioso.
<<Ah sì, non lo farai? Io non credo proprio>>
Esteban fece schioccare le dita. Un agente si avvicinò a Liv e le strappò la camicetta sulla schiena.
Un altro si fece avanti, tirando fuori un frustino. Sollevò il braccio, e...
<<Ah!>>
Kei avrebbe voluto essere pugnalato mille volte, piuttosto che assistere a quel crudo spettacolo.
La ragazza venne frustata; al quinto colpo, dopo un cenno di Esteban, si fermarono, e Liv si chinò, stremata.
<<Allora? Adesso?>>
Kei non rispose; non aveva parole. Stava assistendo ad una cosa orribile, e non riusciva a fare niente.
Gli agenti ricominciarono con la tortura, poi la proposta a Kei fu riformulata, ma non vi fu risposta. Tutto ciò si ripeté per una, due, tre, quattro, cinque volte, finché vedendo Liv chinata e il suo sangue scorrerle sulla schiena, Kei urlò:
<<Basta!>>
<<Allora accetti di ascoltare la mia proposta?>>
Kei chinò il capo, sconfitto, e disse:
<<Sì>>
"No, non lo fare, Kei, non darle ascolto"
<<Non le verrà più fatto alcun male, ma tu, in cambio, le dovrai dare l'ultimo bacio>>
<<Che..che cosa?>>
Esteban si rese conto che ciò che le aveva detto di fare Madama Clizia era vero.
<<Lei è molto forte, ma ha un punto debole: da piccola è stata baciata da un ragazzo un anno più grande di lei che le ha regalato un ciondolo a forma di ballerina. Con quel bacio si è rovinata la vita: dopo aver perso il fratello, ha cominciato a disprezzare il mondo, la vita, tutto ciò che le stava attorno. Neanche il mio specchio è in grado di scorgere l'ombra nera che domina il suo cuore>> aveva spiegato la fattucchiera.
<<Arrivi al punto?>> le aveva detto il ragazzo.
<<Se quel ragazzo la bacierà, subirà un trauma fortissimo, non avrà più la lucidità della spia, potrà essere in tuo potere. Se si riprendesse, se cominciasse ad accettare ciò che ha, non potrebbe esserci possibilità di sopraffarla. Ma ora si trova in una condizione di grande instabilità. Se dovesse ricevere quel bacio, per lei sarebbe come ricevere un'umiliazione. Il nome del ragazzo che ha incontrato da piccola è...>>
<<...Kei Hiwatari>> Esteban era ritornato al presente.
Kei era scioccato. Doveva baciare Liv?
<<Sò che vi siete scambiati il vostro primo bacio da piccoli. E' per questo che dovete ripetere il gesto>> si avvicinò a Liv<<e così tu sarai mia>>
Liv scostò il viso dalla mano di Esteban.
<<Non lo ascoltare, Kei, non lo fare>> disse a fatica, per i numerosi colpi datele sulla schiena.
<<Fallo Kei, e poi forse ti lascerò libero. Tu sei un tipo solitario, non hai bisogno di nessuno, un bacio non è un prezzo alto da pagare per la libertà>>
Kei sapeva che stava bleffando. Qualunque cosa avesse fatto, lo avrebbe tenuto chiuso lì dentro. Ma la questione era un altra. Se avrebbe baciato Liv, non le avrebbero più fatto del male, e si sentiva che almeno ciò era vero, Esteban ci teneva alla salute di Liv, anche se per scopi tutt'altro che buoni. Il sentimento che fino a poco prima stava crescendo in lui sembrava scomparso, e tutto ciò che sapeva era che lei gli aveva mentito: non le aveva detto sia che era una Crazy Angel, sia che era la ragazza che cercava. Ma ciò che le era stato fatto era disumano, e per quanta rabbia stava provando in quel momento, non poteva lasciarle subire quella tortura.
<<Allora, che hai intenzione di fare: o la tua libertà, o la sua sofferenza; sta a te decidere>>
Kei fissò Liv. Che doveva fare?
Ad un tratto abbassò lo sguardo e si avvicinò alla ragazza.
<<No, Kei>> Liv cercò di indietreggiare, azione impeditagli dalle catene.
Per un attimo le si parò davanti, ma poi passò oltre, e si fermo alla sua destra.
Liv era paralizzata dalla paura. Sentiva sempre più il fuoco senza calore dell'inferno. Sarebbe stata la fine, se..

 

CAPITOLO 7