Fresca protagonista del Tattoo milanese e forte del nuovissimo "God Hates Us All", torna alla ribalta la più importante ed influente band del panorama metal estremo. Gli Slayer, rappresentati in questa intervista da Tom Araya, come già accennato possono essere tranquillamente considerati la band "madre" di gran parte della scena estrema, che si chiami thrash, death o black. Nel corso di una carriera oramai ventennale, costellata da tanti capolavori di violenza e nichilismo sonoro quali "Reign In Blood" e "South Of Heaven", i nostri sono stati protagonisti di una serie interminabile di performance live di livello devastante, grazie alle quali hanno spesso annientato la concorrenza, cosa questa che sembrerebbe essersi ripetuta anche al Tattoo, anche a giudicare dal risultato, seppur parziale, del nostro sondaggio tra i lettori (lo trovate su Orion in fondo alla pagina principale). Da "Show No Mercy" a "God HatesUs All", gli Slayer hanno dimostrato una coerenza che tante altre band non hanno avuto e, stando alle parole di Tom, questo sembra essere stato uno dei segreti della band. In un'epoca in cui i voltafaccia sono all'ordine del giorno, gli Slayer sembrano intenzionati a proporci il loro massacro sonoro ancora per molto tempo…
CIAO TOM, DOPO IL RINVIO DEL TATTOO THE PLANET SEMBRA CHE IL FESTIVAL SIA IN MARCIA! "Sì, e ne siamo molto felici! Teniamo molto a suonare dalle vostre parti, il pubblico è numeroso e sempre caloroso nei nostri confronti!" DUNQUE, IL VOSTRO LAVORO SI DOVEVA ORIGINARIAMENTE CHIAMARE "SOUNDTRACKS TO THE APOCALYPSE"; COME MAI IL TITOLO E' STATO CAMBIATO IN "GOD HATE US ALL"?
Paul: " Questo era quello che veniva detto, ed era una voce che girava anche dalle nostre parti! Il titolo era stato proposto da Kerry, e nessuno aveva un'idea migliore. Il fatto è che però nessuno di noi era realmente soddisfatto, e così c'è venuto in mente che questo poteva essere un titolo migliore per il box set commemorativo. A questo punto ci siamo ritrovati in studio e Kerry è venuto con l'idea di chiamare il disco 'God Hates Us All', che è una frase contenuta nella song 'Disciple'. Kerry aveva alcune buone idee e 'God…' era quello che suonava meglio. Mi piaceva l'idea perché era ovvio che il titolo avrebbe infastidito parecchie persone". IL TITOLO VI HA CREATO NUOVAMENTE PROBLEMI CON L'OPINIONE PUBBLICA E CON LA LEGGE? "Certo! Tutta la gente ci chiede: 'Perché un titolo del genere?', sono tutti infastiditi". IN UN CERTO SENSO SI POTREBBE QUASI PENSARE AD UN CONCEPT... "Sì, credo che 'l'odio' sia il tema centrale del lavoro, questo è un disco pieno di canzoni arrabbiate, e credo non ci sia molto da aggiungere. Odio e rabbia, questi sono i due temi presenti in tutte le nostre song e mi sembra che molte persone si stiano rendendo conto di questo feeling. Credo che Kerry abbia toccato un nervo; un nervo scoperto per molte persone". COSA E' ACCADUTO ALLE LYRIC CHE TU AVEVI SCRITTO E CHE SONO STATE "RIFIUTATE"? "Rimangono in un piccolo e grazioso notebook". TI SENTI IN QUALCHE MODO DEMORALIZZATO QUANDO LA BAND NON USA IL TUO MATERIALE, COME IN QUESTO CASO? "Certamente non sono allegro, è come per ogni altro artista, insomma, ti viene da pensare: 'Perché non le avete volute usare?'; malgrado questo certamente non mi posso lamentare". RI HA DATO FASTIDIO O CREATO PROBLEMI IL DOVER CANTARE DEI TESTI "NON TUOI"? "No, no, no, perché le lyric sono scritte bene. Io posso non gradire alcune cose, ma voglio farlo sapere, la maggior parte dei testi sono scritti veramente bene. Leggendo le lyrics, il sentimento prevalente che ho provato era odio, non so nei riguardi di chi visto che sono cose molto personali di Kerry, così io ho semplicemente preso quel sentimento e l'ho reso mio".
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