"AMORE NON è una cosa tranquilla,
NON è delicatezza, confidenza, conforto.
AMORE NON è comprensione, condivisione, gentilezza, rispetto,
passione che tocca l'anima o che contamina i corpi.
AMORE NON è silenzio, domanda, risposta, suggello di fede eterna,
lacerazione di intenzioni un tempo congiunte,
tradimento di promesse mancate,
naufragio di sogni svegliati.
AMORE è violazione dell'integrità degli individui,
è toccare con mano i limiti dell'uomo."
UMBERTO GALIMBERTI, Le cose dell'amore, Feltrinelli 2004
Quanta parte della "vis" poetica ha attraversato i secoli pur di definire l'Amore!.
La definizione che preferisco è shaskesperiana: "il faro fisso che sovrasta la tempesta".
Se definire equivale a limitare, allora significa che l'amore altro non è che un'entità misteriosa,
non catturabile con le parole,
non perseguibile con i ragionamenti,
non vivibile in modo convincente e univoco.
L'amore c'è ma non c'è: non si può catturare con lo sguardo, non ha peso nè massa.
Ed è proprio in virtù di questa sua evanescenza che l'amore realizza la sua totale, assoluta, radicata, PRESENZA nell'esistenza dell'uomo.
L'ASSENZA profuma di presenza. Paradossalmente.
Paradossalmente ancor più, potremmo dire che l'Essenza è nell'Assenza.
In "Le cose dell'amore" di Paolo Garimberti si paragona l'unione dell'UOMO e della DONNA al CIELO e alla TERRA.
L'uomo è il Cielo che sovrasta la Terra e la donna è la Terra che è sovrastata dal Cielo.
Una bellissima metafora ad indicare quanto di sovrumano e universale ci sia nell'incontro tra la U e la D.
Due lettere diverse per due diverse identità.
Raganella3
CuorEssendo
