Le prime notizie storiche relative a Ceccano sono state tramandate da Tito Livio. Siamo nel 330 a.C. e Fabrateria – questo è il nome dell’antica Ceccano - per non essere molestata dalle scorrerie dei Sanniti, si allea con i Romani ottenendo in cambio l’elevazione dello status del suo territorio a “municipium” con diritto di voto.
Nel 221 a.C. Annibale, in marcia verso Roma, distrugge Fregellae. Gli abitanti scampati all’eccidio si rifugiano nei pressi del lago di Isoletta, nell’odierna zona di Pescara (S. Giovanni Incarico) ed insieme a genti provenienti da Fabrateria fondano un nuovo agglomerato, Fabrateria Nova, che diverrà una colonia romana di notevole importanza. La nostra Fabrateria, per distinguersi dalla nuova, prende l’appellativo di Vetus. Sul territorio di Fabrateria Vetus sorgono numerose ville appartenenti al ceto patrizio romano.
Con la disfatta dell’Impero Romano anche Fabrateria Vetus subisce la decadenza. Le mura castellane fatte costruire dal concittadino papa Silverio serviranno a contrastare l’irruenza delle guerre gotiche. Verso il 600 d.C. Fabrateria Vetus cambia il proprio nome in Ceccano, in omaggio a Petronio Ceccano, console di Campagna. In questo periodo Ceccano diventa sede di un’importante Domus Culta, ovvero una fattoria i cui coloni erano alle dirette dipendenze della S. Sede. Nel 752 d.C. i Longobardi, guidati da Astolfo, incendiano Ceccano e devastano la fattoria papale. Secondo il “Liber Pontificalis” questo episodio rappresenta la goccia che fece traboccare il vaso e che convinse papa Stefano II a richiedere l’aiuto di Pipino, re dei Franchi. Sconfitti i Longobardi, Ceccano entra definitivamente nella sfera d’influenza della S. Sede.
Verso il X secolo Ceccano dà origine ad una stirpe nobiliare che prende la denominazione dal luogo: i de Ceccano. I de Ceccano estendono, con le armi e con varie alleanze matrimoniali, il loro dominio su molti territori del Lazio meridionale. Il conte Giovanni I de Ceccano trasforma i territori occupati, o acquistati nel tempo, in una vera e propria signoria che si estenderà da Arnara a Maenza, da Carpineto a Terracina; contemporaneamente, però, i de Ceccano devono sottomettere, come vassalli, il loro dominio al controllo della S. Sede. Per tutto il periodo medievale Ceccano è capitale di signoria e spesso vede i suoi signori in conflitto con il papato per difendere il loro potere temporale. In tale periodo molti de Ceccano sono presenti nella curia papale; tra i più importanti figurano i cardinali Stefano, Giordano, Teobaldo ed Annibaldo. Dall’arma di quest’ultimo Ceccano prenderà il suo stemma civico. Verso il XV secolo la dinastia dei de Ceccano si estingue ed il feudo passa sotto il dominio diretto della S. Sede.
Nel 1523 i Colonna ottengono il feudo da papa Clemente VII. I Colonna trasferiscono la sede del governo del loro stato di Campagna da Pofi a Ceccano. Il dominio dei Colonna dura fino al 1816. La vita cittadina sarà regolata da un nuovo Statuto concesso da Marcantonio Colonna nel 1610.
Nel 1860 entra in campo Filippo Berardi, fratello del cardinale Giuseppe, che acquista i possedimenti ceccanesi dei Colonna e dà l’avvio ad una politica di sviluppo del territorio. Nel 1861 viene costruita la linea ferroviaria Roma – Ceprano e a Ceccano viene realizzata la stazione ferroviaria; nel 1875 Ceccano diventa sede del Ginnasio – Liceo; viene costruito un nuovo acquedotto.
Berardi costruisce il suo palazzo – che viene distrutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale - sulle rive del fiume Sacco, dove sorgono anche una cartiera, un mulino, un pastificio e delle fornaci, diventa un borgo operaio che prende il nome dall’imprenditore.
Filippo Berardi, che ottiene il titolo di marchese, inizia nel 1880 una brillante carriera politica: fu deputato, poi senatore ed infine presidente dell’Amministrazione Provinciale di Roma.
Verso la fine dell’Ottocento Ceccano è un centro importante: conta circa 9000 abitanti; sorgono scuole; aumentano le attività produttive (due fabbriche di pasta, tre frantoi da olio, due fabbriche di carri e carrozze). Nel frattempo, caduto lo Stato Pontificio, Ceccano entra a far parte del Regno d’Italia.
Oltre al cardinale Giuseppe Berardi, Ceccano ha dato i natali al cardinale Gizzi, segretario di stato di Pio IX; il cardinale Antonelli, sebbene non originario della nostra città, aveva qui un palazzo di famiglia.
La prima guerra mondiale accentua il divario fra i benestanti ed i contadini; molti di questi emigrano negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, in Gran Bretagna.
In quel periodo Ceccano diventa un centro dell’azione della Lega dei Contadini. Il movimento contadino ha un grande seguito e a Ceccano si organizzano le manifestazioni più importanti dell’intero circondario. Il successo politico della Lega, che riesce ad avere un rappresentante nel consiglio provinciale, attira l’ostilità delle squadre fasciste, che organizzano ripetute incursioni contro il paese.
Durante la seconda guerra mondiale Ceccano subisce ripetuti bombardamenti. Muoiono decine di civili; oltre il 60% delle abitazioni sono distrutte.
Negli anni 1943-44 Ceccano è uno dei centri della Resistenza antifascista ed antitedesca con una sua formazione partigiana. Un ceccanese, Luigi Mastrogiacomo, fu una delle vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Dopo il secondo conflitto mondiale la città si riprende con fatica dalle rovine della guerra.
Nel dopoguerra la vita politica è ancora dominata dalla rinata Lega contadina. Sul piano economico, malgrado lo sviluppo di iniziative imprenditoriali, Ceccano conosce nuovamente il fenomeno dell’emigrazione.
L’industrializzazione degli anni Sessanta ha coinvolto in pieno Ceccano, che ha visto sorgere numerose attività produttive sul suo territorio.
Il declino industriale, che ha caratterizzato la storia degli ultimi anni, ha colpito anche la nostra Città, che continua, comunque, ad essere un importante polo industriale e commerciale, oltre che un centro intermedio di scambio e di transito, vista la favorevole posizione geografica.