LA SANTA


I PRIMI ANNI DI MARINA.

S. Marina nacque in Bitinia, sul principio del VI secolo dell'Era Volgare. Rimasta orfana di madre in età ancor tenera, fu circondata dalle cure affettuose del padre, chiamato Eugenio; uomo di straordinaria illibatezza e santa vita. Volendo egli abbandonare il mondo e ritirarsi a vita di penitenza, affidò la figlia ad un suo prossimo parente, ed entrò nel famoso monastero di Canobin, posto a cavaliere sulle falde del monte Libano, noto a tutti per la santità e la scienza di tanti illustri monaci, che fino allora avevano popolato quel luogo ammirabile ancora per l'incantevole posizione naturale, dalla quale si osservava la pianura della Siria, e in lontananza l'immensità del Mare Mediterraneo.

Eugenio in Religione fu un uomo di santa vita, e così bene e così fedelmente si comportò in tutti gli uffici, che gli furono affidati, che l'Abate l'amava a preferenza degli altri monaci.

Avvenne però, dopo qualche tempo, la morte del Parente, custode di Marina, e pensando Eugenio all'abbandonata figliuola, cominciò a sentire gli impulsi dell'amore paterno. Venne sorpreso da una grande tristezza e malinconia, la quale dopo pochi giorni, non potè non apparire principalmente agli occhi dell'Abate, il quale ben presto si accorse del turbamento del suddito a lui tanto caro.

Gliene chiese perciò la ragione con parole piene di grande affetto, ed Eugenio, intenerito da quei modi cortesi e fraterni, prostrato ai piedi del Superiore, con le lacrime agli occhi disse: << Ah! padre, io ho nella mia città natale l'unico frutto delle mie nozze; questo ho lasciato nel mondo, nè posso fare a meno di non affliggermi, quando mi ricordo di lui, e l'abbandono che ho fatto è per me causa di continuo dolore >>

Così si espresse Eugenio, nè volle indicare che quel frutto fosse una fanciulla. L'Abate, intendendo che Eugenio aveva un figliolo, e nello stesso tempo temendo di perdere un suddito, che gli era divenuto carissimo e che non voleva assolutamente perdere, gli rispose: << Se tu, o fratello, ami questo tuo figliolo e il suo pensiero ti reca tante ingiuste inquietitudini, recati pure nella tua Città e conducilo con te; qua dentro egli vivrà al sicuro di ogni pericolo, sarà sempre in tua compagnia, ed io lo terrò volentieri da monaco, con gli altri monaci.>>

Si consolò Eugenio a tale proposta dell'Abate, quantunque prevedesse a quali pericolosi cimenti esponesse la propria figlia; ma pensò che quel Dio, che con la sua grazia, sa fare forte i deboli, avrebbe dato a lui e alla stessa figlia tanta forza, tanti lumi celesti da conservarsi illibata e pura. Volò subito alla sua città, vestì la sua santa Figlia di abito maschile, dopo averle reciso la bella chioma, e dopo averle cambiato il nome di Marina in Marino, la condusse con lui nel monastero di Canobin.

Nella fresca età di quattordici anni, parve a tutti un angelo di monacello; nessuno si accorse del suo vero stato, ed essa, incominciata la vita regolare di monaco, fu da tutti ritenuta figlio del loro confratello Eugenio.

Questi l'educò nelle lettere, nell'esercizio delle più alte virtù; l'avvezzò a mortificazioni severe e le insegnò tutte le insidie del nemico. Molto spesso le ricordava di mantenersi segreta, acciochè con lo scoprirsi non corresse pericolo di vacillare nella via intrapresa, e non fosse causa di perdizione per sè e per gli altri. Infine l'allevò ad alta contemplazione. La riuscita fu tale che l'Abate e i monaci tutti ricevevano continua edificazione della vita santa del padre e della figlia.

Indice storia La morte del..