Critica al sistema commerciale o mercantile

Dal IV libro de La ricchezza delle nazioni di Adam Smith


E' una nozione comune che arricchirsi vuol dire fare denaro;  ricchezza e denaro sono, nel linguaggio comune, considerati sinonimi sotto ogni aspetto. Altri tuttavia ammettono che in un' ipotetica nazione separata dal resto del mondo non avrebbe alcuna importanza la quantità di moneta che circola in essa, bensì essa dipenderebbe interamente dall' abbondanza o dalla scarsità di beni di consumo.Diversamente accade per i paesi che hanno rapporti con nazioni straniere e sono costretti a fare guerre, dovendo, per pagare queste ultime, accumlare oro e argento in patria. In conseguenza di queste credenze popolari tutte le nazioni europee hanno studiato ogni mezzo possibile per accumulare metalli preziosi nei loro rispettivi paesi, introducendo  proibizioni. Innanzi tutto l' esportazione di oro e argento  spesso aumentava la quantità degli stessi nel regno, in quanto le merci acquistate dall' estero possono essere riesportate e vendute con grossi profitti.  Secondo, la dispersione di metallli preziosi avviene facilmente attraverso il contrabbando che è tenuto sotto controllo dalla bilancia commerciale. Si arriva ad una situazione di bilancia economica quando si importa per un valore maggiore di quanto si esporta, viceversa ci si trova con una bilancia creditoria  verso le altre nazioni, necessariamente saldata in oro e argento, aumentando quindi la quantità di metalli in quel regno. Così l' esportazione risultava oltre che effettiva più pericolosa e costosa. Inoltre si asseriva che l' alto prezzo del cambio dovesse aumentare una bilancia economica non favorevole, provocando una perdita di una maggior quantità di metalli preziosi. Bensì esso funziona come un' imposta, facendo aumentare il prezzo delle merci estere e diminuendone conseguentemente il consumo. In Francia e in Inghilterra le limitazioni nel campo dell' esportazione furono solo inerenti ai rispettivi coni, quella di lingotti e moneta estera era libera. In Olanda questa libertà fu estesa anche ai coni del paese, fu quindi spostata l' attenzione dai divieti di commercio alla considerazione della bilancia commerciale. Da una cura vana ci si rivolse ad un' altra molto più complicata e altrettanto vana.  L' importantissimo commercio interno in cui un uguale capitale dà il massimo reditto e crea la massima occupazione alla popolazione del paese, fu considerato solo sussidiario al commercio estero. [...] La libertà di commercio fornirà sempre ciò di cui si ha bisogno senza alcuna cura governativa. Quando la quantità di oro e argento in un paese eccede la domanda nessuna viglanza può impedirne l' esportazione. E' il caso di Spagna e Portogallo dove ciò fa cadere il prezzo di tali metalli. Se essi dovessero scarseggiare vi sarebbero più espedienti per surrogarli, mentre così non è per le merci. Esse possono servire a molti altri scopi oltre all' acquisto di moneta, ma quest' ultima non può servire ad altro che all' acquisto di merci. Inoltre in ogni paese la quantità di una merce è limitata dall' uso che se ne fa ed è assurdo averne in eccesso. Quindi la quantità di moneta è regolata dal valore delle merci che circolano con essa, ed aumenta. proporzionalmente. Trattenere oro e argento in eccesso è assurdo come cercare di aumentare il buon umore delle famiglie obbligandole a tenere un numero superfluo di utensili da cucina.


Gli autori sono: Marco Anelli, Giorgio Tito Baroero, Benedetto Callea, Flavio Grosso, Gianfranco Licari, Luca Tordella.