LUOGHI
STORICI
VALDESI

Il massacro del Luberon

Poichè il movimento valdese si stava diffondendo in Francia e un numero crescente di conversioni avevano luogo, la Chiesa iniziò ad essere preoccupata e assegnò ad ogni diocesi un inquisitore incaricato di perseguitare gli eretici. Ad Apt, in Provenza, fu inviato l'inquisitore Domenicano Giovanni da Roma

Iniziarono così una serie di processi. Due, tra gli altri, vanno menzionati. Il primo a Barba Griot, i cui verbali conservati negli archivi offrono preziose informazioni sulla vita dei Barba, su come si istruivano ed in che cosa credevano. E quello di Colin Pellenc di Plan d'Apt, il cui mulino fu confiscato e dato ai cattolici, e Pellenc bruciato vivo nel 1540.

Le rovine del castello di Merindol

Nel 1540 il Parlamento di Aix emise il noto "Decreto di Merindol", che condannava coloro che erano colpevoli di eresia ad essere bruciati vivi, i loro beni confiscati e le loro famiglie bandite. Per essere esecutivo il decreto necessitava dell'autorizzazione del Re. I Valdesi tentarono di difendersi, ma nel 1545 il Re Francesco I firmò, una firma tanto attesa dal Barone di Oppede, un implacabile nemico dei Valdesi e presidente del Parlamento di Aix.

Il memoriale di Cabrieres

Il barone radunò delle truppe, principalmente mercenari. La spedizione partì da Pertuis il 16 aprile 1545. Undici villaggi furono distrutti in sei giorni. Per prima la regione di Aigues (Cabrieres, La Motte, Peypin, Saint Martin de la Brasque), poi Villelaure, Lourmarin, La Roque D'Antheron, e infine Merindol, da cui la popolazione fuggì verso i monti del Luberon. Domenica 19 aprile le truppe, concentrate a Cavaillon, furono rinforzate dalla milizia papale. Caddero per ultimi i villaggi di Cabrieres d'Avignone, Murs, dove un gruppo di venti Valdesi morì soffocato dal fumo nella grotta di Barigoule, e Lacoste.

Centinaia di Valdesi furono uccisi, spesso in circostanze atroci, le loro proprietà confiscate e i sopravvissuti inviati a remare sulle galere a Marsiglia per il resto dei loro giorni.
Il Re Enrico II nel 1551 pose sotto giudizio i responsabili dei massacri. Durante il processo, le testimonianze parlarono di 763 case, 89 stalle e 31 cascine distrutte. Il conto dei morti non potè essere preciso, si parlò di "oltre 3000".
La memoria di quella sanguinosa settimana è tuttora vivissima nella memoria degli abitanti del Luberon.

Storia dell'esecuzione di Cabrieres e di Merindol e di altri luoghi di Provenza


Si ringrazia il sig. Laurent Daniel di Merindol per questa pagina