SFEROpatia è il titolo dell'interessante mostra di
Massimo D. Zilioli, che espone due delle sue principali linee di
ricerca, tra loro differenziate e allo stesso tempo unite dalla
costruzione curvilinea dello spazio.
Nello spazio sferoidale, come lo stesso autore afferma, ci sono
vantaggi per una rappresentazione fisica e onirica legata alla
massimizzazione della dinamicità, della chiusura e al raggiungimento
della perfezione, insieme con la possibilità di ripiegare su se stessi
e sulla propria memoria.
Nelle stanze metà-fisiche (vedi
la n. 12) la molteplicità di prospettive contribuisce a rendere
psicologica la percezione degli interni: il pavimento si dilata e la
luce che lo inonda illumina misteriosi oggetti muniti d'appendici
organiche, come i tavoli sorretti da gambe umane o i robot che mimano
un'erezione (vedi).
E' come se la stanza conservasse le presenze umane che la hanno abitata
inglobandole negli oggetti che le hanno testimoniate (l’altra metà
biologica contrapposta alla metà fisica).
Sono, infatti, le stanze della memoria-sedimentata che Zilioli porta
alla superficie e rénde visibile con un'operazione assimilata da Klee
ed interpretata con soluzioni originali di densa matericità pittorica.
Le stanze sono intrise di manufatti provenienti dalla vita quotidiana e
trasfigurati in tracce organiche dalla copertura del colore.
Il mistero della soglia non è realizzato rendendo buia l'uscita, ma
al contrario, caricando d'intensa luminosità l'entrata che diviene al
tempo stesso sorgente di luce e apertura su uno spazio inconoscibile,
abitato da presenze troppo abbacinanti perché siano percepite senza
ambiguità.
L'altra linea presentata nella mostra rivela un'articolazione più
elaborata ed una fantasia più libera nella creazione d'universi
curvilinei abitati da figurine filiformi che percorrono paesaggi onirici
capovolti o speculari d'intensa poeticità.
Qui gli oggetti sospesi, i colori ricordano Chagall, che Zilioli
consapevolmente annovera tra i suoi maestri, ma il gioco dei
collegamenti e dei rimandi che i "personaggi" stabiliscono tra
di loro, diventa un sottile gioco tra razionalità e simbologia.
Nel Viaggiatore innamorato (vedi)
il tortuoso percorso che attraversa città e villaggi per arrivare
all'eros è segnato dai tenui fili d'Arianna che legano l'amorino alla
figurina in bicicletta: la freccia è puntata sul treno all'orizzonte,
l'ombra della freccia punta sul viaggiatore, la cui ombra sua volta
chiude il cerchio riflettendo quella del treno.
Pittura metafisica è stata definita quella di Zilioli, evocatrice
d'immagini che vengono dalla memoria e dall'inconscio ma anche pittura
che costruisce con consapevolezza l’evento, il viaggio verso un
territorio di perfezione che non appartiene di certo a questo mondo.