Piero Melograni
Ciak, si spreca. Basta soldi al cinema d' elite
"Il Mondo"
venerdì, 16 ottobre 1998, p. 130

Il cinema italiano e' in crisi, chiede soccorso allo Stato e il ministro Veltroni promette aiuti economici. Ma gli aiuti non serviranno a nulla finché i cineasti e lo stesso ministro non si libereranno da quella cultura elitaria che e' la prima responsabile della crisi. Sulla crisi non vi sono dubbi. Come ha riferito il Corriere della sera, molti film italiani nelle sale dopo il Festival di Venezia hanno fatto fiasco ai botteghini. Ma anche i dati della stagione cinematografica 1997 1998 dimostrano l' insuccesso di molte pellicole, nonostante il fatto che un' apposita commissione ministeriale le abbia riconosciute "di interesse culturale nazionale" e dunque meritevoli di un finanziamento pubblico. Il film "La Medaglia", del regista S. Rossi, ha ottenuto la medaglia dell' insuccesso poiché, nell' intera stagione, ha attratto soltanto 771 spettatori paganti, contro un finanziamento pubblico di due miliardi e 160 milioni di lire. Un finanziamento, in altre parole, pari a qualcosa come quasi tre milioni a spettatore. Il film "Ti amo Maria" del regista e attore Carlo Delle Piane è andato un po' meglio perché ha attratto un migliaio di spettatori paganti, ottenendo dall' erario un finanziamento di un miliardo e 296 milioni, pari a circa un milione e trecentomila lire per spettatore. Come se non bastasse, il ministro Veltroni, già corresponsabile di questi sfasci erariali, intende innalzare la bandiera dell'autarchia imponendo per legge la programmazione di film italiani e garantendo incentivi agli esercenti delle sale che li proietteranno più a lungo. Il presidente dei distributori, Manfredi Traxler, gli ha subito fatto presente che questi incentivi esistono già. Solo che gli esercenti li rifiutano, dato che non bastano a compensare la differenza con i maggiori incassi di un buon film straniero. A Veltroni non resterebbero che due soluzioni: quella di aumentare gli incentivi - ma l'erario è esangue - oppure quella di far chiudere i cinema disobbedienti. Tutte follie. Alla Camera dei deputati c'è un deputato, Giuseppe Rossetto, che si oppone a queste follie. Ma il conformismo è tale che, per questa sua opposizione, proprio Rossetto rischia di essere giudicato un pazzo. La verità resta quella enunciata all'inizio, vale a dire che il cinema italiano, per riconquistare prestigio, dovrebbe assolutamente liberarsi dalla mentalità elitaria che oggi lo avvelena. Dovrebbe prendere esempio dal cinema americano, capace di esprimere grandi messaggi e nello stesso tempo di attrarre le grandi masse. Qualcuno si stupirà di quel che diciamo pensando al fatto che i cineasti italiani, essendo quasi tutti di sinistra, dovrebbero andare di corsa verso le masse. Il fatto e' che sono amici del popolo solo in teoria. Nella pratica lo detestano. Lo stesso Gramsci aveva concepito il Partito comunista come "un moderno Principe" al cospetto di masse incapaci di guidarsi da sole. La forma più esasperata di questo elitarismo è contenuta del resto nelle dichiarazioni del signor Roberto Silvestri, critico cinematografico di quel giornale che si chiama il manifesto proprio in ricordo del Manifesto di Marx ed Engels. Ebbene, Silvestri ha detto testualmente, come riportato dall' Espresso, che: "I film di interesse culturale non devono far guadagnare. Non è questo il loro compito. Rappresentano una ricerca di tipo culturale. Vale la pena di finanziarli anche se li vede un solo spettatore". Non è vero. Se un film è fatto per essere visto da un solo spettatore vuol dire che esso non è altro che una masturbazione individuale. Il pubblico, vale a dire il mercato, è indispensabile per chi vuole fare spettacolo. E magari è indispensabile anche per chi vuol fare opera d'arte. Pensiamo a Wolfgang Amadeus Mozart. La sua genialità lo avrebbe portato a innovare molto di più di quanto non fece. Ma il rischio era che in tal caso non sarebbe sopravvissuto, dato che una musica troppo nuova e troppo difficile da eseguire non sarebbe mai stata accolta dal pubblico dei concerti, né sarebbe stata stampata dagli editori (allora privi di sovvenzioni erariali). Mozart, pertanto, decise di trovare un equilibrio fra la tradizione e l'innovazione, tra la sua originalità e i gusti del pubblico. Il risultato fu meraviglioso, tanto e' vero che ancora oggi Mozart continua a essere eseguito e venerato. Il cinema italiano potrebbe prendere esempio da lui. E da Hollywood.