Piero Melograni
Quelle spedizioni nell'inferno rosso
"Mondo Economico"
29 febbraio 1992

Come mai il Pci riuscì a raccogliere tante adesioni fino alla mortale crisi del 1989-'90? Le spiegazioni sono numerose e alcune di esse possono essere trovate nel libro dell'industriale Renato Crotti (In attesa di un pullman. L'autobiografia dell'industriale che organizzava viaggi di comunisti in Russia. Una scommessa vinta dopo trent'anni), recentemente pubblicato dall'editore Calderini.

Crotti, nato a Carpi nel 1921 e creatore di un'importante industria tessile, ma soprattutto uomo di grande energia, volontà e intelligenza, ci racconta che nell'ormai lontano 1959 egli compì una crociera turistica alla volta di Odessa e di Yalta. In quelle due città cominciò a constatare che gli abitatori del paradiso sovietico erano malvestiti e cupi, che i negozi mancavano quasi di tutto e che la polizia impediva ai giovani di parlare con gli stranieri.

Due anni più tardi, Crotti si recò in viaggio turistico a Mosca e a Leningrado. Non si limitò a visitare i musei, ma cercò di documentarsi sulla vita quotidiana e trovò nuove conferme del fatto che la società sovietica e l'economia pianificata funzionavano malissimo.

Le constatazioni di Crotti possono oggi sembrare banali. Ma chi possiede un po' di memoria ricorderà che nel 1961 un grandissimo numero di giornalisti, professori e intellettuali occidentali, invitati in Urss dai partiti comunisti, ritornavano dai loro viaggi sostenendo che nella patria del socialismo la gente era contenta, soddisfatta e felice. Lo stesso Crotti, allorchécercava di spiegare ai suoi amici che la società sovietica era un disastro, non veniva preso sul serio. Perfino molti anti-comunisti lo consideravano un visionario.

Crotti decise allora di reagire. Nell'agosto 1962, con la collaborazione di una comune agenzia di viaggi, organizzò un primo viaggio collettivo verso Mosca e Leningrado, concepito in modo da favorire un'analisi della vita quotidiana più che delle bellezze artistiche. Lui non prese parte alla spedizione, ma fece partire una decina di persone, inclusi due comunisti, uno dei quali era segretario alla Camera del lavoro di Carpi. Tutti ritornarono traumatizzati e rivelarono pubblicamente le loro penose impressioni.

Norberto Valentini, un giornalista che partecipò a quel viaggio, pubblicò un libro di cui si stamparono più di 150mila copie (Il dramma di due comunisti a Mosca, edito sempre da Calderini).

Avendo alcuni obiettato che le miserie della Russia potevano rappresentare un'eredità dello zarismo e non il frutto del collettivismo, Crotti volle organizzare nel 1963 una seconda spedizione e fece in modo che essa, prima di raggiungere Mosca, attraversasse le due Germanie, dove gli zar non avevano mai regnato. Partirono 40 persone, fra cui Luca Goldoni, inviato del Resto del Carlino, nonché vari comunisti. Quasi tutti, al ritorno, riconobbero la netta superiorità della Germania capitalista su quella collettivista. Eldo Rossi, consigliere del Pci al Comune di Carpi, decise di non rinnovare la tessera del partito.

Nell'estate del 1964, Crotti fece partire una terza spedizione di quasi 140 persone, fra le quali una quarantina di comunisti e nove giornalisti, incluso Egisto Corradi del Corriere della Sera. Ma le autorità sovietiche decisero questa volta di tenere sotto stretta sorveglianza la comitiva e bloccarono i giornalisti alla frontiera.

Il viaggio, per Crotti, costituì egualmente un successo, poiché soltanto quattro comunisti, al ritorno, furono reticenti, mentre gli altri, con varie sfumature, ammisero apertamente la verità.

Le spedizioni organizzate da Crotti stavano suscitando la curiosità della stampa di tutto il mondo, ma ebbero termine d'improvviso. A partire dal 1965, difatti, le autorità sovietiche rifiutarono di concedere i visti di ingresso. Secondo Crotti, la decisione fu concordemente imposta dal Pcus di Leonid Breznev e dal Pci di Luigi Longo, per motivi molto facilmente intuibili.

Come ho detto all'inizio, il libro di Crotti può aiutarci a capire come mai il Pci continuasse a raccogliere tante adesioni fino alla mortale crisi del 1989. Il mito comunista possedeva una radice fideistica assai profonda. I gregari credevano nelle straordinarie qualità della società sovietica e i racconti di chi aveva visto non bastavano a estirpare la fede.

Alla venerazione di tipo religioso si affiancava quel che Crotti definisce uno sdoppiamento dell'anima. Questo sdoppiamento consentiva di tenersi idealmente ancorati al comunismo di Stalin o di Breznev, e nello stesso tempo di sfruttare l'economia di mercato. A Carpi, come nell'intera Emilia Romagna o in altri luoghi della penisola, milioni di persone vivevano nel paradosso di operare per crescere e di votare per non crescere.

Gli intellettuali comunisti o vicini al Pci portavano il loro contributo all'oscuramento delle coscienze. Crotti ne parla nelle sue pagine, ma chi volesse meglio documentarsi e capire come questo fenomeno riguardasse l'intero mondo, e non soltanto l'Italia, potrebbe utilmente ricorrere al saggio di Paul Hollander (Pellegrini politici. Intellettuali occidentali in Unione Sovietica, Cina e Cuba, edito dal Mulino, con una preziosa appendice di Loreto Di Nucci dedicata agli italiani). George Bernard Shaw, nel 1931, definiva l'Urss "terra di speranza" e l'Occidente "terra di disperazione'', mentre Italo Calvino, recatosi in Russia nel 1952, la descriveva come un Paese in armonia con se stesso, dove la gente era allegra e piena di amore verso i capi. E a quel tempo il grande capo vivente era Giuseppe Stalin.

Crotti ci fornisce varie notizie dalle quali possiamo trarre nuove conferme del fatto che anche i partiti italiani di Governo, e perfino alcune importanti imprese industriali, preferirono non accentuare le polemiche sia con l'Unione Sovietica sia con il Pci per ragioni di politica interna, di politica estera e di strategie commerciali. E questo potrà costituire un bel tema di ricerca per gli storici.
D'altra parte tutti ricordiamo come il Partito comunista italiano, in quei tempi, fosse un partito con il quale molti erano dispostissimi a stringere non soltanto continui compromessi, ma perfino un bel compromesso storico.

Renato Crotti, In attesa di un pullman, ed. Calderini, 1991 pagine 242, lire 22mila.