Ragioni di architettura:
il Danteum
di Terragni e Lingeri

La Sala del Paradiso
Meno di
un terzo della superficie del Danteum è giustificato
dalle funzioni di luogo espositivo e biblioteca; la
superficie rimanente non ha alcuna funzione, ma ha una
RAGIONE precisa: esprimere con i materiali e le leggi
dell'architettura il significato espresso in versi nella
Divina Commedia.
Il progetto prevede una serie di ambienti disposti lungo
un percorso elicoidale ascendente. Passando
progressivamente dall'ombra alla luce piena, la tortuosa
e labirintica salita avrebbe configurato il percorso di
un rito iniziatico di conoscenza: una dionisiaca
esplorazione nei meandri della coscienza per giungere ad
uno stato apollineo di estatica contemplazione.
L'esperienza spaziale e le relative sensazioni
avrebberero svelato al visitatore i significati con altri
mezzi rivelati nel divino poema.
Il "viaggio" inizia con l'attraversamento di un
fitto ipostilo -l'oscura selva- (1).
Qui la luce filtra dalle fessure del solaio e si
riverbera dal cortile adiacente.
Con il passo ostacolato dal serratissimo ritmo delle
colonne si deve scoprire l'accesso alla sala successiva
(l'inferno).
Nella sala dell'inferno (2) una serie di colonne si
rincorre lungo un tracciato geometrico a spirale.
Avvicinandosi al centro della spirale, come fossero
risucchiate da un gorgo, le colonne sprofondano assieme
ai riquadri di pavimento su cui poggiano ed alle porzioni
di solaio che ciascuna colonna sopporta.
Lame di luce tagliano l'ombra penetrando dalle fessure
che separano le porzioni di solaio.
Attraverso
l'interruzione dei un muro (nel Danteum la comunicazione
tra ambienti avviene sempre per interruzione o
slittamento di muri) si entra nella sala del purgatorio
(3), che ripropone -ma in negativo- la geometria della
sala precedente. La geometria spiraliforme qui individua
riquadri di pavimento gradualmente ascendenti verso il
centro. I riquadri sono segnati dagli squarci del
soffitto che aprono sul cielo.
Salendo
lungo un'intercapedine tra due muri si giunge nella sala
del paradiso (4), inondata dalla luce che attraversa il
soffitto invetriato. La pavimentazione è come sospesa:
ogni elemento è staccato dagli altri e poggia su una
delle cento colonne della sottostante "selva" .
Le colonne del "paradiso" sono invece in numero
minore e sono di cristallo: la luce attraversa la materia
e la riduce a pallida ombra.
Il lungo
percorso avvoltolato si conclude con la sala dell'Impero
(5), che avrebbe celebrato le aspirazioni dell'Italia
fascista.
Particolare curioso: la sala è un monumentale corridoio
scandito da pilastri ma è cieco, senza uscita.
L'uscita, una gradinata in discesa (6), è invece sul
lato opposto del "paradiso", ancora una volta,
in una accidentale interruzione tra i muri.
I programmi di realizzazione del progetto
"Danteum" furono stroncati dallo scoppio della
seconda guerra mondiale.
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Una stessa ragione, uno stesso significato, può
dar luogo alla produzione di espressioni artistiche di
settori differenti (opere letterarie, pittoriche,
architettoniche...).
In ciascun settore ogni opera può offrire una
rappresentazione di quello stesso significato mediante
l'utilizzo dei materiali propri (parole, pigmenti,
cemento...) e con le leggi proprie (sintattiche,
geometriche, statiche...).
Un esempio: il Danteum progettato da Terragni e Lingeri
nel 1938 con interventi scultorei di Sironi.
Lavorando sulla geometria che ordina la materia, sulla
materia che ordina la luce -con opacità e trasparenze-,
e su geometria-materia-luce che definiscono lo spazio,
Terragni e Lingeri concepiscono un edificio singolare.
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La Selva Oscura
La
Sala dell'Inferno

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La Sala del
Purgatorio
La
Sala del Paradiso

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