PARETI
di Vera Iridio
CAPITOLO 1
Rieccolo lì, seduto alla scrivania di
fronte al PC, mentre guarda lo schermo vuoto. La sua attenzione
è rivolta al cursore che lampeggia sempre con la stessa
intermittenza.
-Ecco un altro punto per la mia lista!-
esclamò impadronendosi della lavagna lì vicina e del
pennarello.
Aggiunse così una frase alla sua così
detta "LISTA DELL'INSOPPORTABILE", la lista di tutto
ciò che gli dava fastidio o che lo rendeva particolarmente
nervoso.
-Chissà perché la ripetitività degli
eventi mi infastidisce così tanto?- si chiese a voce alta, senza
rendersene conto.
-Forse perché nella lista ho inserito
anche la monotonia e la noia, che a ben vedere sono legate fra
loro...
Tutto per colpa di questo mio carattere!
Mi porta a cercare cose e situazioni sempre
nuove, particolari ed emozionanti, e di conseguenza ripudia tutto
ciò che non entra a far parte delle giuste caratteristiche. A
volte riesco persino a cacciarmi in situazioni particolarmente
imbarazzanti o pericolose.-
ROB si ritrovava spesso a pensare a sé
stesso, al suo carattere e al passato, causa di ciò che s'era
ritrovato ad essere.
-Mmmmh...non starò scrivendo questa lista
solo per fare qualcosa di nuovo?-
Perplesso, ma allo stesso modo divertito da
questa constatazione si rese improvvisamente conto di che ore
erano: -Oddio! Sono già le dieci di sera ed io non ho ancora
terminato il III° capitolo!-.
Riprese così a scrivere, ma da
"concentrato" scrittore qual era s'era dimenticato di
non aver ancora cenato. Presto fu lo stesso corpo a richiamarlo
ai suoi doveri!
-D'accordo, devo lavorare, ma certo non
posso concentrarmi al meglio con i ruggiti di rimprovero del mio
stomaco, sarà meglio mangiare qualcosa.-
Dopo aver salvato quel poco che era
riuscito a scrivere, si alzò dalla sedia e si rese conto di
quanto velocemente si era fatto buio; all'infuori dello schermo
del suo computer, non vi era infatti nulla che producesse un
minimo di luce.
Cautamente si diresse verso la porta, poi
improvvisamente si fermò...
...giusto due giorni prima aveva deciso di
cambiare posto a tutti i mobili del suo ufficio ed ora si
ritrovava perso nella stanza in cui praticamente viveva.
-Sempre colpa di questo cavolo di
carattere! Non potevo vivere in un ambiente monotono, senza dover
cambiare tutto!-.
Si sentì impaurito e si incollerì per
questa sua stupida debolezza!
Non ne capiva il motivo, ma nonostante la
familiarità acquisita dai cinque anni di vita in quella casa,
l'atmosfera continuava ad intimorirlo, in alcuni momenti si
sentiva una preda presa in trappola.
Da dove gli scaturisse tutta quella paura
non riusciva a capirlo, era andato persino da uno psichiatra che
gli aveva detto semplicemente che non c'era nulla di cui
preoccuparsi, perché a volte è lo stato d'animo di una persona
ad influenzare l'ambiente circostante.
Bè, a questo punto non riusciva a
spiegarsi come mai se un attimo prima era stato calmo e
concentrato, ora invece era letteralmente terrorizzato.
Si fece strada nella sua mente una
sensazione che gli scosse di tremiti tutto il corpo, lentamente
prese coscienza di ciò che il suo corpo gli trasmetteva ed il
panico lo immobilizzò.
In quella stanza, a poca distanza da lui,
c'era qualcuno o qualcosa, e lo stava guardando...
...no, non guardando ma puntando, come una
belva punta la preda!
Lentamente cercò di tornare alla realtà,
o quantomeno di ragionare razionalmente.
-Devo stare calmo, dev'essere solo
un'impressione. A forza di scrivere libri per bambini pieni di
mostri!
Credi di essere un uomo forte e poi ti
suggestioni da solo!-
Nonostante questi ed altri ragionamenti che
si faceva, la sensazione di essere braccato da chissà cosa
rimase.
-Calma, ora respira profondamente per tre
volte e vedrai che poi tutto sarà passato- si disse.
Respirò a grandi boccate, gonfiando ben
bene i polmoni, ma non cambiò nulla, forse significava che era
tutto reale.
L'istinto ora gli ordinava contrastanti
soluzioni: la prima, senz'altro la più intensa, era quella di
scappare da lì immediatamente, di cercare un rifugio, ma come
fare se non riusciva ad identificare le sagome di porta e
finestre!
A questo punto optò per la seconda strada,
quella della difesa.
Purtroppo aveva molti punti deboli, non
conosceva la natura del suo "avversario", non né
conosceva nemmeno la posizione, così pure per la forza di cui
poteva essere dotato e delle sue reali intenzioni (anche se
riguardo a queste di una cosa era sicuro, non erano per niente
amichevoli!).
Oltre a tutti questi fattori c'era da
tenere in considerazione il fatto che ultimamente lui non aveva
svolto molta attività fisica e perciò non era nemmeno in gran
forma.
Aveva però qualche altra soluzione a cui
aggrapparsi?!!
Si fece così coraggio e visto che ormai i
suoi occhi si erano abituati all'oscurità, aguzzò la vista e
scrutò la stanza, riuscendo persino ad individuare la porta,
resa visibile dalla fievole luce serale che arrivava dal
corridoio.
In un primo tempo non riuscì ad
individuare altro, ma poi scorse un movimento alla sua destra.
Lì, ad un paio di metri da lui, un paio di
occhi lo fissavano con insistenza; in quel momento si rese conto
che qualsiasi resistenza avesse opposto non sarebbe servita a
nulla. Nonostante ciò decise che se qualcuno doveva attaccare,
lui sarebbe stato il primo, non si sarebbe arreso senza nemmeno
lottare!
CAPITOLO 2
Proprio quando si stava per lanciare
sull'intruso, si sentì uno sferragliare di chiavi al portone
d'ingresso e poi qualcuno che apriva ed entrava.
La luce del corridoio si accese ed in quel
momento Rob vide contro cosa stava per lottare: un lupo bianco!
Dal corridoio sentì una voce a lui fin
troppo familiare chiamarlo per nome, era sua sorella e
sicuramente sarebbe entrata proprio nella stanza in cui lui si
trovava sempre, lì dove un lupo l'avrebbe forse attaccata preso
dal panico per l'apparizione di un altro possibile nemico!
Doveva difenderla, e l'unica possibilità
era quella di attaccarlo ora che era momentaneamente
disorientato.
Rivolse di nuovo lo sguardo dove prima
c'era il lupo, certo che adesso avrebbe attaccato lui o il nuovo
"avversario".
Si guardò velocemente attorno senza,
momentaneamente, riuscire ad individuarlo, ma poi con la coda
dell'occhio scorse qualcosa.
Il lupo non stava cercando di fuggire, si
stava semplicemente dissolvendo davanti ai suoi occhi.
Un attimo prima era lì di fronte a lui ed
ora era sparito!
Come avesse fatto non riusciva proprio ad
immaginarselo, ma se mai c'era stato, ora si era letteralmente
volatilizzato.
Ancora un po' intontito dalla situazione,
si diresse verso la porta un po' barcollante.
Uscendo dalla stanza si trovò di fronte al
volto dell'amata sorella, grinzato da rughe di preoccupazione.
-Rob! E' tutto il giorno che ti chiamo, non
rispondevi al telefono e continuava a dare occupato. Stai male?
Sei pallidissimo! -
Quel fiume di parole gli inondò così
velocemente la testa che lui, ancora rapito dalla vicenda appena
accadutagli, fece fatica a recepire il significato di quel
discorso.
Si rese allora conto di quanto fosse
preoccupata sua sorella ed infine le spiegò: -Avevo staccato il
telefono per non essere disturbato; fra due settimane devo
consegnare il libro e non sono riuscito a scriverne nemmeno la
metà! Ma perché mi cercavi, è successo qualcosa?-
Lei si rabbuiò ancora più di quanto già
non fosse e gli rispose: -Ti ho chiamato per papà....non sta'
bene-
Quella notizia fu per lui come un pugno
allo stomaco.
Sapevano già da tempo che non ci sarebbe
stato nulla da fare per lui, ma si sa che le speranze trovano
sempre spazio nel cuore. Purtroppo, un tumore al fegato non è
cosa da poco, ed in più era stato diagnosticato troppo tardi per
poter intervenire.
Senza dire niente si diresse verso le scale
che portavano ai piani superiori per andare nella sua camera a
preparare i bagagli.
In un modo o nell'altro la vita gli stava
allontanando tutte le persone care e lui cominciava a sospettare
che qualcuno tramasse contro di lui, anche se francamente non ne
capiva la ragione.
Lui non era una persona importante od
influente, sicuramente era solo un periodo estremamente buio
della sua vita.
Una volta ne aveva parlato con sua sorella
e lei, serissima, gli aveva esposto un sua teoria.
Secondo lei era tutto possibile e gli disse
semplicemente che per lei c'era sotto l'occulto o addirittura la
magia nera!
A lui personalmente quell'idea aveva fatto
spuntare un sorriso sulle labbra, semplicemente non ci credeva.
Al mondo tutto era spiegabile
scientificamente e i morti non potevano tornare in vita, punto e
basta.
Tutto quello che faceva cronaca e che
veniva classificato come fenomeni ESP o chissà cos'altro era
semplicemente ciò che lui faceva di mestiere, raccontare favole!
Inutile continuare a pensarci su, tanto le
conclusioni erano sempre le stesse, la vita è da prendere così
com'é e quello che gli succedeva era solo destino.
Sua sorella non era certo dello stesso
parere, questo lo sapeva bene anche lui, lei partecipava alle
riunioni più strampalate, leggeva i libri e i giornali più
strani e ogni tanto si comportava in maniera un po' bizzarra.
Mentre pensava a tutto questo aveva
automaticamente preparato le valigie, non era infatti estraneo a
partenze inaspettate, spesso aveva una valigia già preparata nel
ripostiglio in fondo al corridoio del secondo piano in caso di
evenienza.
-Che stupido, ma ne ho una già pronta.
Pazienza quella la utilizzerò in un
momento più felice.-
CAPITOLO 3
Stava uscendo dalla sua stanza con il
bagaglio quando sentì degli strani rumori provenienti dalla
cucina.
Istintivamente si precipitò giù dalle
scale, sicuro di trovarsi di fronte il lupo in procinto di
attaccare sua sorella, la scena che invece gli si presentò
d'innanzi era non poco differente.
Sua sorella, forzata probabilmente dalla
curiosità che la animava sin dalla nascita, era entrata nello
studio inciampando in chissà quale mobile.
Lei infatti non poteva certo immaginare che
aveva cambiato la disposizione della mobilia il giorno prima,
infatti l'ultima sua visita era avvenuta soli tre giorni prima e,
da come si era girata a fissarlo, non doveva averle fatto una
gradita sorpresa.
-Ma cosa ti è saltato in mente di cambiare
di nuovo la disposizione dei mobili? Se non mi sbaglio l'avevi
già fatto il mese scorso, non venirmi a dire che ti eri già
stancato!
E sì, sua sorella era proprio un tipo
strano, riusciva a prendersela con chiunque e per qualsiasi cosa
pur di sfogarsi. L'istinto la portava spesso a fare di queste
cose, ed ora che si stava avvicinando il momento della morte del
padre lei si stava sicuramente rodendo per l'impotenza che
provava.
Era l'unica femmina tra quattro figli e per
questo loro padre l'aveva sempre vezzeggiata in modo particolare,
anche un po' viziandola a dire la verità, ma essendo la più
piccola tutti la coccolavano.
-Dai non farmi il broncio, lo sai che ho
sempre voglia di cambiare tutto.
-Sì, scusami, non so nemmeno io cosa può
essermi preso. Dev'essere la stanchezza del viaggio, sai...non ho
nemmeno cenato..
-Oh, nessun problema, mi puoi fare
compagnia, anch'io non ho ancora messo nulla sotto i denti. Vieni
andiamo in cucina a prepararci qualcosa.
-Mi raccomando vai avanti tu, non voglio
rischiare di nuovo la vita.
-Che esagerazione! E poi perché saresti
entrata nello studio?
-Mi sembrava di aver sentito un rumore...
Rob si voltò a guardarla senza cercare di
nasconderle la sua opinione in proposito, no, la capacità di
mentire non era per nulla una sua qualità.
Rendendosi conto della poca convinzione di
suo fratello riguardo la versione appena fornitagli cominciò la
sua "confessione": - Uffa! Perché mi scopri sempre!
- Perché non sei capace di mentire
-Mh, hai ragione. Bé, non mi avevi
risposto appena entrata e mi sono chiesta come fosse possibile
una cosa del genere, visto che di solito nessuno fa in tempo ad
avvicinarsi alla porta che tu la spalanchi subito! Sembra quasi
che tu abbia un radar al posto delle orecchie!
-Addirittura un radar! Ho solo la fortuna
di avere un udito particolarmente acuto! E poi visto che sono
abbastanza isolato dalla strada, appena un qualsiasi veicolo
entra nel vialetto, lo sento, mi alzo e vado alla porta.
Parlando del più e del meno si prepararono
un piatto di pasta, un alimento che Rob letteralmente adorava e
che a Patty non dispiaceva, e poi era tanto che non la mangiava.
La pasta era calda e la voglia di parlare
invece era completamente passata, così rimasero in silenzio fino
alla fine della cena, alla quale seguì un imbarazzato momento di
silenzio.
Dopo aver ripulito piatti e cucina, si
spostarono in salotto
La cordialità con cui prima parlavano si
era esaurita lasciando spazio ad un unico argomento: loro padre.
Entrambi avrebbero preferito non parlarne,
pur sapendo che in un modo o nell'altro tutto sarebbe venuto
fuori; i loro sentimenti verso il padre, la loro maniera di
affrontare un evento di tale portata e soprattutto un domani
senza di lui, senza qualcuno che aveva sempre cercato di star
loro vicino.
Pat si sentiva imbarazzata e continuava a
guardarsi intorno, facendo finta di soffermarsi ogni tanto a
studiare qualche particolare di quel salotto così ben arredato,
senza però vedere veramente ciò che stava davanti a sé.
Un velo annebbiava tutto ciò che la
circondava, facendo sì che solo i ricordi potessero mostrarsi.
Non lo desiderava, portavano solo dolore che sarebbe andato ad
aggiungersi ad altro dolore e soprattutto, l'ultima cosa che
desiderava era di farsi vedere in lacrime da suo fratello.
Si voltò verso di lui cercando di
identificarne la forma, un appiglio per sottrarsi all'oblio nel
quale stava cadendo.
Per scuotersi più di quello che già era
riuscita a fare si alzò in piedi e si diresse verso i piani
superiori, poi sentendo su di sé lo sguardo perplesso del
fratello, senza voltarsi, gli disse:
-Vado a dormire, ormai è troppo tardi per
partire e vorrei essere in forma per affrontare il lungo viaggio
di domani, buona notte .
Rob era rimasto stupito dalla decisione di Pat ed ebbe appena
il tempo di risponderle prima che lei si dileguasse al piano
superiore dove l'attendeva la camera che abitualmente occupava
quando si trovava da lui.
Senza sapere bene il perché anche lui si diresse verso le
scale per andare a dormire...ma ci sarebbe realmente riuscito?
CAPITOLO 4
Il giorno successivo non fu affatto
difficile capire in che modo avessero passato la notte.
Le borse che entrambi avevano sotto gli
occhi non lasciavano molto spazio alla fantasia.
Ambedue non erano riusciti a riposare e
come unico "ristoro" vi fu solo qualche breve dormita.
Il risultato non era stato quello sperato, l'indolenzimento non
era l'ideale per un viaggio lungo, ma non potevano ritardare
ulteriormente la partenza.
Volevano vedere ancora loro padre, sperando
di arrivare prima del fatidico momento.
Come la sera precedente non si rivolsero
che poche parole, preavviso di un viaggio che avrebbe trovato
entrambi tesi e non inclini ad un dialogo molto impegnato.
Stavano per salire in macchina, quando Rob
avvertì strana sensazione, era come se quel viaggio fosse tutto
quello che aspettava da una vita.
Non stava solo andando a dare un po' di
conforto a suo padre, stava andando verso il proprio futuro, un
futuro che sentiva ostile.
Quel viaggio sarebbe stato molto importante
per lui, un ostacolo gli si sarebbe presto parato davanti, un
ostacolo che forse non avrebbe tardato molto ad arrivare.
Non era certo questo a preoccuparlo
maggiormente, bensì la possibilità più che certa della
presenza di sua sorella in tale momento.
Certo non si poteva parlare di
premonizione, semplicemente sapeva e tanto gli bastava.
Non era più tempo però di soffermarsi
ulteriormente a pensarci, sua sorella era venuta a prenderlo per
andare con lui dal padre e lui ora aveva l'obbligo di starle più
vicino possibile.
Si era macinata un bel po' di kilometri
solo perché il suo caro fratellino aveva una vera e propria
fobia per gli aerei e in una condizione psicologica e fisica
così critica non avrebbe retto molto se lasciata in balia dei
suoi pensieri.
Sarà meglio tentare di sviare i discorsi
su faccende lontane da nostro padre.
-Dì un po', come va con quel ragazzo che
mi avevi presentato tempo fa'?-
-...Eh? Oh, scusa, ero soprappensiero e non
ti ho sentito. Dicevi?-
No, sua sorella era già partita per il
paese dei ricordi e lui era riuscito a smuoverla appena, avrebbe
dovuto continuare a mantenerla presente.
-Chiedevo come andava con....Alessandro, è
un nome italiano vero?-
-Sì e non c'è bisogno che te lo venga a
dire io! Comunque non lo vedo da un paio di settimane ormai, ma
la cosa non mi preoccupa più di tanto.-
Bene, ora che l'aveva risvegliata da quello
stato di torpore in cui era fino a poco fa', non aveva alcuna
intenzione di lasciarsela scappare.
-Come scusa, non te ne importa niente?!-
-Certo che no! Sono stata io a mandarlo al
diavolo.
Gli piaceva troppo bere e io non sopporto
certa gente!-
-Ma a che livello beveva?-
-Oh...non più di un paio di cocktail
durante il giorno e qualche birra la sera davanti alla tivù-
-Non hai esagerato? Bastava che ne parlaste
un po', e se a te sembrava che bevesse tanto a me non sembra
proprio!-
-Non era certo bello vederlo ubriaco con un
paio di birre- ora cominciava a singhiozzare -non reggeva molto
l'alcool e dopo diventava violento....-
-Non mi vorrai dire che ti ha picchiata!-
-Sì,...e non certo una sola volta. La
mattina dopo si rendeva conto di ciò che aveva fatto e si
scusava in mille modi diversi. Mi ha promesso molte volte di non
farlo più, ma non ha mai rinunciato a bere, e alla fine non ce
l'ho più fatta.
La mattina dopo la sua ultima sbornia l'ho
cacciato e non ho certo intenzione di rivederlo!-
-Perché non mi hai mai detto niente, sarei
venuto io a sistemarlo...-
Lei si volto con un espressione stupita sul
volto, era la prima volta che sentiva la voce di suo fratello
straripante d'odio.
Ne fu un po' spaventata, ma si riprese
subito, lui aveva un cuore d'oro e lei aveva avuto più di una
volta la tentazione di chiamarlo, ma certe cose erano accadute in
un periodo infelice per lui. Non aveva bisogno di occuparsi anche
dei problemi degli altri.
No, non glielo avrebbe detto.
In quel periodo era stata più preoccupata
per lui che per sé stessa.
-In ogni caso, ora non è il momento di
parlarne e poi tanto ho già risolto tutto io.-
-...mhh..-
-Non credo che tu mi abbia seguito molto.
Potrei sapere a cosa stai pensando?-
-Stavo solo cercando di ricordarmi che
faccia avesse, sai non so perché ma non ricordo più niente di
lui.-
-Probabilmente è un fatto inconscio,
semplicemente hai deciso che quei ricordi sono spazzatura e li
hai rimossi.-
-Strano che tu mi venga a parlare di fatti
plausibili, già ti vedevo a spiegarmi come fanno i marziani a
rapire la gente e "rubargli" i ricordi senza che se ne
rendano conto!-
-Solo perché io credo a fenomeni che tu
non consideri nemmeno, non significa che tutto vada rapportato ad
essi!-
-Ma come sei permalosa. Dai era solo una battuta!-
-Mi è passata la voglia di chiacchierare!-
Il tono che utilizzò non ammetteva repliche e lui si guardò
bene dall'andare contro corrente. Conosceva la furia e la
cattiveria di sua sorella in certi momenti.
Decise così di cercare di
distrarsi. Il paesaggio era magnifico, ma lo conosceva ormai a
memoria.
I paesaggi immensamente
verdi con delle macchie colorate qua e là, non si era mai
pentito di aver scelto la Brianza come "luogo
familiare".
Più si scendeva verso
Milano e più il verde diradava lasciando spazio alle case,
sempre più numerose e meno colorate!
Il paesaggio di quei luoghi
così lontani dalla città gli metteva sempre addosso un po'
sonno, ma non voleva lasciare sola sua sorella per il viaggio.
Se si fosse messo a dormire
Pat non avrebbe avuto nessuno di "presente" vicino a
lei.
La vera ragione di questo
suo timore di appisolarsi però, non era certo solo lo stato di
sua sorella.
Quando, durante il giorno
si addormentava, gli accadevano dei fatti strani.
Dopo essersi addormentato,
si "risvegliava" in un altro mondo.
Non che ciò lo
preoccupasse più di tanto, ma durante questi strani sogni (non
potevano essere altro!), gli capitava di tutto.
Gli accadeva fin da
piccolo, ma non ne aveva mai parlato con nessuno.
Avrebbe forse dovuto
parlare allo psichiatra di qualche incubo?
Come li aveva definiti già
dalle prime esperienze...?...
...i suoi mondi paralleli!
Chissà poi perché li
aveva chiamati così?
Poteva benissimo darsi che
qualcun altro oltre a lui "vivesse avventure" tanto
particolari, anzi era senz'altro così.
Sperava solo che i
"sogni" di questi ultimi fossero meno angosciosi e
terrorizzanti dei suoi.
...no, si sbagliava.
Ciò che gli capitava non
poteva certo essere definito semplicemente "sogno".
Anche se si trovava in
luoghi che non aveva mai visitato ed aveva visto esseri che mai
sarebbero potuti nascere, era sicuro della loro esistenza, ne era
consapevole così come sapeva di respirare.
Sapeva anche che tutto ciò
che lui aveva visto e sentito gli era accaduto realmente, lividi
ed escoriazioni che vedeva sul suo corpo al termine di quei
viaggi non erano certo immaginari ed era sicuro di non averli
avuti alla "partenza".
Il rumore dell'utilitaria
di Pat, assieme alla musica soft che usciva dalle casse
dell'autoradio però non lo aiutavano di certo a rimanere
sveglio.
E com'era comodo il sedile,
all'inizio del viaggio non sembrava così "avvolgente".
Quando ormai era sul punto
di appisolarsi si svegliò di scatto.
No!...non doveva succedere
adesso,...doveva vedere suo padre!
Eppure si sentiva così
nervoso, ...sì, ...la partenza era vicina.
Per la prima volta si
chiese se Pat sarebbe partita con lui, e in caso affermativo,
cosa le sarebbe accaduto? Ma poi le sarebbe potuto accadere
qualcosa?
Si voltò ad osservarla.
Guidava tenendo gli occhi
sulla strada, guidando come un automa, si vedeva che era persa
nei suoi pensieri.
Perciò lei non avvertiva
quella sensazione di svuotamento interiore che sentiva lui.
Forse si stava immaginando
quelle sensazioni!...eppure, così forti e vicine ,gli sembrava
di vederle solidificarsi e prendere forma davanti ai suoi occhi.
Lanciò un'altra occhiata
veloce in direzione di sua sorella con l'0intenzione di
tranquillizzarsi.
Non fu così però...
...vide il volto di sua
sorella assumere un'espressione buffa, quasi comica,
un'espressione di puro stupore ai limiti del logico.
Seguì la direzione dello
sguardo puntato sulla strada.
Appena lo vide fu sicuro di
aver trovato la causa dello stupore di sua sorella.
Era un muro d'acqua,
sospeso nel vuoto subito di fronte a loro, era magnifico e
terrificante allo stesso tempo.
L'acqua era di un azzurro
limpido, increspata da piccole onde che partivano dal centro del
muro per arrivare lentamente ai bordi.
Era enorme, prendeva tutte
le corsie di entrambe le carreggiate ed arrivava a circa due
metri fuori dall'asfalto.
Non avrebbero mai potuto
evitarlo a quella velocità, era troppo vicino!
La macchina di fronte a
loro vi passo attraverso con uno stridio di gomme che si smorzò
appena che ebbe superato "la barriera".
Ora toccava a loro, cosa
sarebbe successo, e perché vedeva tutto accadere così
lentamente se erano passati solo pochi secondi dalla scoperta?
CONTINUA