1. H.G. Force Part 1 [The Time Machine (Part 1) nella versione europea] (4:54,733),
strumentale.
Inizia con solo quattro note... proprio come
Pyramid. Una perfetta combinazione di batteria sincronizzata con vere stringhe
orchestrali, cori di voci angeliche in sottofondo. Per la verità
ricorda un po' troppo Apollo. I sintetizzatori tra 2' e 3' sembrano gli stessi di "Ti sento" dei Matia Bazar.
Stuart Elliott: keyboards e drum programming;
Richard Cottle: keyboards aggiuntivi; Ian Bairnson: chitarre; Andrew Powell/Stuart Elliott: arrangiamento orchestrale.
2. Temporalia (1:00,693),
strumentale.
Non troppo strumentale, in realtà,
dato che c'è una lezione di relatività einsteiniana da parte
del prof. Frank Close, conduttore di un programma analogo al nostro "Quark"
(Rubber Universe, su Channel 4; tra l'altro il nome del programma è
anche il titolo della successiva traccia 6). La musica in sottofondo (AP
alle tastiere) sottolinea le parole del prof. Close, come se volesse evidenziare
il cambio di prospettiva da qui a seimila anni luce di distanza.
3. Out of the blue (4:54,734),
vocal Tony Hadley (backing vocals: Chris Rainbow).
Per la prima volta dall'inizio dell'album,
ecco una voce che canta: sembra di sentire gli Spandau Ballet... già,
perchè Hadley era il leader di questo gruppo; grande brano,
forse uno degli hit dell'intero Cd, sicuramente destinata a raggiungere
gli altri successi di AP & Co. (ed infatti le note finali in qualche
modo ricordano alcune vecchie tracce).
Chitarre: Ian Bairnson; programmazione batterie
e percussioni: Stuart Elliott; basso: John Giblin; tastiere: Robyn Smith,
Ian Bairnson.
4. Call up (5:13,973),
vocal Neil Lockwood.
Neil Lockwood che fa funk in un brano fatto apposta per Zakatek! Da notare
il "wah wah" nelle chitarre di IB e l'organo, tipicamente funky,
in sottofondo, suonato da Robyn Smith. È una specie di esorcismo
cantato, a metà strada tra il serio ed il faceto, per far rivivere
alcuni dei più grandi/celebri/importanti personaggi di tutti i tempi
(e non c'è null'altro di simile nel repertorio musicale di AP).
Una serie di trombe tra un ritornello e l'altro ricordano alla lontana
le parti strumentali di Old and wise. Ecco l'identikit dei personaggi citati
nel brano: Otis Redding, Marvin Gaye, Buddy Holly, Ludwig van Beethoven,
Johann Sebastian Bach, Vladimir Ilic Ulianov Lenin (vogliamo dire John
Lennon...), Jimi Hendrix, Stevie Ray Vaughn, Miles Davis, Billie Holiday,
Ella Fitzgerald, Elvis Presley (anche se è ancora vivo...), Albert
Einstein, Charles Darwin, Isaac Newton, Martin Luther King, Mohandas Gandhi,
Leonardo DaVinci, Gesù, Greta Garbo, Jayne Mansfield, Marilyn Monroe,
Frank Sinatra, Bing Crosby, Humphrey Bogart, Ingrid o Ingmar Bergman (sul
libretto con le parole il rigo corrispondente a Bergman è saltato: "Bring on Bergman"),
Marlene Dietrich, James Dean, Pablo Picasso, Claude Monet, Rembrandt van
Rijn, Auguste Renoir, Groucho Marx, Clark Gable, Alfred Hitchcock, Oscar
Wilde, George Gershwin, Cole Porter, Duke Ellington, William Shakespeare,
Lord Byron, Percy Bysshe Shelley, John Keats (come omaggio all'omonimo
ristorante?), William Wordsworth, Robert Browning, Robert Burns, ed infine,
praticamente in un sussurro, H.G. Wells.
Alla batteria il solito Stuart Elliott, al
basso John Giblin; il sax è suonato da Ian Bairnson.
5. Ignorance is bliss
(6:45,733), vocal Colin Blunstone (backing vocals: Chris Rainbow).
Cosa buona e giusta il rascoltare ancora una
volta la voce di Colin Blunstone, con le stesse modalità canore
dei suoi ultimi singoli; sebbene Rainbow canti in background non
lo si nota neppure. Da notare, tra le parole del brano, numerosi riferimenti
a celebri brani del Project.
Manco a dirlo: chitarre e sax Ian Bairnson,
batteria Stuart Elliott, John Giblin al basso, Robyn Smith al piano, ed
infine l'arrangiamento orchestrale è di Andrew Powell.
6. Rubber Universe (3:52,200),
strumentale.
Della serie: IB suona il mandolino, le tastiere,
le chitarre, il basso, il sax. Altra canzoncina funky? Sicuramente.
E ci sono anche richiami ad I Robot verso la fine del brano. Stuart Elliott
alla batteria.
7. The call of the wild (5:22,627),
vocal Máire Brennan.
La canzone sembra fatta apposta per lo stile
e la voce di Máire Brennan (dai Clannad, e sorella maggiore di Enya).
Bello quando il brano si trasforma in pura orchestra, ed ancor di più
quando l'orchestra si trasforma in timpani e similcornamuse, forse un richiamo
dal World Liberty Concert.
Chitarre, basso, tastiere (e basta) Ian Bairnson,
batteria Stuart Elliott, cornamuse del Northumberland Katryn Tickell, melodeon
Julian Sutton, arrangiamento orchestrale Andrew Powell.
8. No future in the past
(4:46,240), vocal Neil Lockwood, additional vocals Chris Rainbow,
Stuart Elliott.
Come direbbe un fan scatenato, è un
altro di quei pezzi che mettono alla prova le orecchie e provano senza
alcun ragionevole dubbio che il vostro stereo è davvero uno stereo.
È sicuramente il brano più bello del Cd, un ritorno alla
fine degli anni '60 ma aggiornato alla fine degli anni '90, e comunque
perfetto per la colonna sonora dei film di Austin Powers. Unica pecca:
non si riesce a distinguere la voce di Elliott.
Finalmente un altra traccia in cui suona anche
Alan Parsons (organo), con Ian Bairnson (chitarre), John Giblin (basso),
Robyn Smith (tastiere) ed ovviamente Stuart Elliott (batteria).
9. Press Rewind (4:20,827),
vocal Graham Dye.
La voce di Graham Dye somiglia a quella di
Robbie Williams (o no?), ed infatti le influenze "beatlesiane" qui aumentano
a dismisura, trasformando "Press Rewind" in un altro marchio registrato
della ditta Parsons. In un altro periodo questo pezzo sarebbe diventato
sicuramente un single.
Ian Bairnson: chitarre; batteria: Stuart Elliott;
basso: John Giblin.
10. The very last time
(3:42,106), vocal Beverley Craven (backing vocals: Ian Bairnson)
Questo brano è dedicato alla memoria di Gemma; Gemma
era il cane di IB (se ne possono vedere un paio di immagini nella sezione
credits
del CDRom di OA). Si tratta di un brano molto triste, e contemporaneamente
romantico e sentimentale. Ottimo l'accompagnamento al piano di Robyn Smith,
con il decisivo apporto di Claire Orsler alla viola, Julia Singleton e
Jackie Norris ai violini, e Dinah Beamish (già sentita in "Blue
Blue Sky 3") al violoncello. Gli arrangiamenti per le stringhe sono
dello stesso Ian Bairnson.
11. Far ago and long away
(5:15,427), strumentale.
Le prime note servono a convincere l'ascoltatore
che Andrew Powell (arrangiamenti per l'orchestra) è parte integrante
di questo gruppo, come lo è stato per il Project. Anche qui c'è
qualcosa che ricorda da vicino TOMAI e IR, soprattutto sullo sfondo, tra
voci corali e parti parlate (o sussurrate). Ian Bairnson: chitarre, basso
e tastiere, insieme a Richard Cottle; programmazione batterie: Stuart Elliott.
12. H.G. Force Part 2 [The Time Machine (Part 2) nella versione europea]
(2:47,067), strumentale.
Un'annotazione sulla durata del brano: in
realtà dura solo un minuto e 47 secondi, più gli spiccioli;
il minuto aggiuntivo è di "pausa" prima del brano successivo: simbolicamente,
osservando il Cd c'è un conto alla rovescia prima della traccia
13, come un viaggio a ritroso prima dell'inizio... [Il minuto di pausa è assente nella versione europea]. Stuart Elliott: tastiere,
programmazione batterie. Richard Cottle: tastiere aggiuntive. Ian Bairnson:
chitarre.
13. Beginnings (4:31,761),
strumentale.
È la bonus track che si trova esclusivamente nella
release
giapponese. Il ritmo è quasi identico a "Let yourself go" (Freudiana).
Si dice che questo brano sia rimasto per qualche anno nel cassetto, e quasi
certamente è stato composto nel periodo del "Project". Ottimo, come
sempre, l'assolo di chitarra; interessante notare la cadenza del parlato
di Alan Parsons. I credits, non indicati nel libretto, sono: Music by Stuart Elliott and Alan Parsons. Drums,
bass, and programming by Stuart Elliott. Guitar by Ian Bairnson. Keyboards and narration by Alan Parsons (thanks
to Tateisi Yuka).
[13. Dr. Evil Edit] (4:31,761),
voice by Mike Myers.
È la bonus track che si trova esclusivamente nella
release
europea. Riprende la prima traccia (comunque la si voglia chiamare), sulla quale Mike Myers (l'attore che nei film "Austin Powers" interpreta il personaggio omonimo, più altri, tra i quali il cattivissimo Dr. Evil) inserisce del parlato. Ecco le frasi:
- The key to this plan is the giant laser. It was invented by the noted Cambridge physicist Dr. Parsons. Therefore we shall call it the Alan Parsons Project.
- I've turned the Moon into what I like to call a Death Star.
- The Alan Parsons Project will destroy Washington, D.C.
- Mr. President, allow me to demonstrate the awesome lethality of the Alan Parsons Project.
- Ladies and gentlemen, I've developed a device for travelling through time which I call a "Time Machine". Using this "Time Machine", I'm going to go back to the Sixties and steal Austin Powers' mojo.
I credits, non indicati nel libretto, sono gli stessi della prima (o dodicesima) traccia, con l'ovvia aggiunta di Mike Myers come vocalist.
Da questo brano è stato tratto un video con animazioni al computer, realizzato in circa quattro settimane da Ben Liebrand mediante Softimage 3D, e contiene un paio di disegni di Storm Thorgerson, il celebre disegnatore di alcune copertine di dischi di AP (ma anche dei Pink Floyd). Uno dei disegni di Storm, incluso nel video, è "la pazza città dei tubi", ed un altro raffigura un uomo che trascina un orologio pesantissimo su una spiaggia; questi disegni sono stati modificati in 3D ed usati nel video. Lo stile del video si ispira alla fantascienza di inizio XX secolo, e sarebbe senz'altro piaciuto a Giulio Verne. La macchina del tempo è una sorta di palla rotante, che crea un campo che avvolge completamente la struttura principale e che permette di spostarsi nel tempo: il video può essere visto (e scaricato) al sito http://server.mixfreaks.org/~liebrand/aptm_liebrand.mpg. Ultima curiosità: le immagini di questa macchina del tempo sono state utilizzate per la copertina ed un servizio sul tempo apparsi sul mensile italiano "Quark" del febbraio 2004.
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