THE PRIVATE KATE BUSH

Altra intervista di notevole interesse fu quella rilasciata al più quotato settimanale irlandese, "Hot Press", uscito il 21 novembre 1985. Il giornalista (Niall Stokes) dimostra di essere tenacemente deciso a far parlare Kate di argomenti che solitamente lei evita, e ad ogni suo tentativo di eludere la domanda, lui riporta immediatamente la conversazione sul binario prescelto.

"Kate Bush e' notoriamente diffidente all'esame minuzioso della stampa. L'ultima volta che ha parlato con "Hot Press" è stato nel lontano '78, dopo l'uscita di "Wuthering Heights", il suo primo singolo che in seguito arrivò al n. 1 delle classifiche. Una megastar da sempre, lei e' la specie di artista che provoca agli uffici stampa dei crolli nervosi. Abbiamo tentato di avere un altro incontro numerose volte nel frattempo, ma l'idea restava interminabilmente in sospeso, in attesa che La Bush scegliesse il momento più opportuno. Durante i tre anni, dopo la realizzazione del suo superbo quarto album "The Dreaming", noi ci siamo costantemente tenuti in contatto (Gesù le bollette telefoniche!). Con l'imminente lancio del successivo capolavoro "Hounds Of Love" entro l'estate '85, logico sembrava l'inevitabile. Abbiamo preparato l'incontro quanto prima possibile e (dolce sollievo) Kate si è convinta. Non che tutto sia andato per il meglio una volta che l'intervista è stata accordata: allora eravamo in agosto, ora siamo in novembre. Non c'è da sorprendersi se l'ufficio stampa è rimasto nervoso e in apprensione finchè chi scrive non è stato felicemente spedito in un taxi all'Elsham Artist... Tutto però sembra così fuori luogo quando finalmente ti trovi faccia a faccia con Kate Bush. Lei è così calma e meravigliosamente amichevole. E tu riesci realmente a capire perchè la gente è così innamorata di quelle fossette sulla guancia sinistra: la bellezza è nelle imperfezioni. Anche la sua semplicità é ammirevole, prepara subito una tazza di tè e gusta cannoli di cioccolato senza battere ciglio. Quando il tè è finito, ci sistemiamo per l'intervista. (...)

D: Il secondo lato dell'album é descritto come un pezzo "concept". C'é stata qualche resistenza da parte della EMI nel pubblicare un album con un "concept"?

K: Penso che se avessero sentito i demo, se avessero saputo dell'idea di un concept prima di avere in mano l'album completato, sì, avrei potuto avere di questi problemi. Ma io l'ho presentato nella sua veste finale, con tutte le canzoni collegate tra loro dalla storia, e tutto era pronto e finito. Penso che abbiano accettato le canzoni, prima di farsi prendere dai pregiudizi sui "concept", dai "Ooh no, suona troppo anni '60!". La sola parola "concept" mi spaventava, la gente rabbrividisce al solo sentirla pronunciare. Ma questo é quello che é, non puoi cambiare le cose.

D: "The Ninth Wave" parla di qualcuno che sta per affogare, ma io sono stato colpito dalle immagini che suggeriscono anche il coinvolgimento di sostanze stupefacenti. Come nel verso di "And Dream Of Sheep" che dice: "Non posso essere lasciata alla mia immaginazione/ lasciatemi essere debole .." seguito subito dopo dal riferimento ai papaveri.

K.: Certamente c'é una connessione con i papaveri. Questa immagine non era orientata verso la droga, ma quando si parla di papaveri automaticamente si prova quel senso di terribile sopore che riconduce all'oppio.

D.: In "Under Ice" c'é l'allusione a delle "piccole, piccole linee" che ovviamente possono rientrare in quei termini. C'é anche una relazione tra la neve e il candore che si diffonde.

K.: E' stato solo qualche settimana prima che terminassimo l'album che la gente ha cominciato a dire "Dio, hai letto questa: 'incidendo piccole linee'", mentre io fino ad allora non avevo affatto considerato ciò coscientemente. Intendo dire che l'intera storia racconta di due pattinatori che incidono il ghiaccio e lasciano linee al posto delle impronte. Ed é freddo e deserto. Per me l'assoluta solitudine non é rappresentata dall'avere il deserto intorno, ma dal sentirsi un blocco di ghiaccio dentro. E' una frase basata su questo uso dell'immagine, piuttosto che orientata verso la droga. Ma tu hai ragione.

D.: Qualcuno che ha sperimentato uno stato di assuefazione potrebbe metaforicamente essere definito un affogato. Io, la seconda facciata, l'ho realmente intesa come la descrizione di ciò che deve essere arrivare all'ultimo stadio con l'eroina, all'assuefazione.

K.: Penso che sia parallela a molte situazioni. Descrive l'attraversamento di un'esperienza e l'uscirne dall'altra parte, e certamente non si tratta di un'esperienza piacevole. La trovo terrificante, l'idea di trovarsi immersi in qualcosa di così sconfinato, di notte e da solo. Non so risalire alla sua origine forse da un film di guerra, dalla gente che si butta nell'acqua dalle navi, dagli aerei, e che ci resta per tutta la notte. Gente che ha già sperimentato quell'esperienza terribile, e che si trova là scaraventata nel mezzo del nulla. Oh, sono cosi tante le cose che gli esseri umani vivono durante una guerra ed é assolutamente incredibile quello che uno può fare, anche alla sua stessa gente. Tremendo. Mi piace anche l'idea dell'essere in acqua e della privazione sensoriale una completa perdita dell'orientamento con la mente che si allontana: il tuo corpo é là ma la tua mente sta viaggiando. Credo che tutti hanno di queste visioni fugaci, attimi, ad un certo punto della propria vita, quando si sperimenta qualcosa e all'improvviso ci si rende conto di come diamo tutto per scontato.

D.: Se guardi la cosa dal punto di vista di un disoccupato o di uno per cui é difficile sbarcare il lunario, l'aver scritto un album basato su dei temi così astratti potrebbe sembrare un esercizio indulgente. Come risponderesti a questa critica?

K.: Risponderei con una domanda: é giusto porre questi limiti all'arte? Io, quando scrivo, ho nella mente delle immagini e in particolare la suite é nata come una creazione visuale. Penso anche che sarebbe ipocrita da parte mia scrivere sui problemi di quelle persone. Non sono situazioni che vivo, non credo di poterle comprende fino in fondo tanto da poter riuscire a scrivere qualcosa di valido al riguardo. E' molto complesso, ricordo sempre le critiche a gente come Elton John: come può uno così ricco cantare dell'essere poveri quando non può essere in grado di capirlo? Margaret Thatcher, come può comprenderlo? Quando tratti certe situazioni di attualità, devi essere molto cauto per non cadere nell'errore involontario di offendere piuttosto che riuscire nel tuo intento.

D.: Allora dimmi, a chi daresti il tuo voto se ci fossero le elezioni la prossima settimana?

K.: Questa é una cosa che non vorrei rivelare. Il voto é qualcosa di molto personale. Penso però che siamo in una situazione pazzesca, in cui non c'é molta scelta. Guarda la gente che governa, la gente tra cui dobbiamo scegliere. Sarebbe una soluzione? Io non lo credo affatto.

D. : E quindi qual'é la tua opinione su Margaret Thatcher?

K.: Non mi intendo proprio di politica. Non riesco a capire i politici.

D.: D'altra parte avrai pure un'opinione su di lei.

K.: Su di lei. Non so, non so cosa penso di lei, o di qualsiasi altro politico. Io trovo che sia davvero incredibile dover scegliere tra qualcuno dei nostri politici, non trovi anche tu?

D.: C'é un limite scioccante nelle loro aspirazioni...

K.: C'é anche la grande frottola che loro aspirano a grandi cose mentre é solo un fatto promozionale per arrivare in cima! Ed anche se qualcuno che la raggiunge volesse aiutare la gente, potrebbe farlo? Potrebbe? Si ritroverebbe con le mani legate dalla burocrazia. E' come un gioco enorme in realtà molto più profondo di quanto ci possa sembrare.

D.: Essendo qualcuno coinvolto nella realizzazione di dischi e quindi nella creazione di un prodotto e in ciò che ne consegue, il nome Kate Bush é diventato una comodità. Cosa pensi al riguardo?

K.: Si, é qualcosa che mi spaventa. Se vuoi realizzare dei dischi, dei video, devi possedere soldi, ma per avere quei soldi devi avere degli album che riscuotano un certo successo. Devi promuoverli. Ed é in questa fase che entra in scena la comodità di cui prima, perché appena nel lavoro s'infiltra la personalità l'artista diventa vulnerabile verso il pubblico. Questo non mi piace. Preferisco molto più lavorare agli album, ai video ed esplorare il mondo dei film ma senza doverli promuovere. Lo trovo difficile, mi sento falsa. E' contro tutto ciò che io sento essere la cosa giusta. II lavoro spesso parla molto meglio della persona. E per quanto mi riguarda penso che sia così, perché posso provare a lungo a cercare di spiegare qualcosa, ma persino in questo momento non sono certa che sto riuscendo a farlo, a parte vendere il mio lavoro. Penso che a volte questo vada persiono contro il mio lavoro: la personalità può quasi danneggiarlo.

D.: Potresti farci un esempio?

K.: I pregiudizi possono causare problemi. Penso a certa Stampa molto irriverente con cui ho avuto contatto fino a qualche anno fa e che trovo abbia, in una certa misura, lavorato contro ciò che io stavo cercando di fare. Ha fornito un'impressione di me che non rispecchiava quella che veramente ero, e forse l'ha trasmessa a gente che senza la stessa mi avrebbe vista sotto tutt'altra luce.

D.: Non puoi sfuggire al fatto che viviamo nell'era della comunicazione di massa e che il modo in cui i media funzionano é attraverso la creazione di una risonanza dopo l'altra. Per me, fa parte del gioco.

K: Suppongo che se noi parliamo di qualcun altro posso automaticamente mettere in relazione quello che intendi. Sono curiosa di sapere cosa ha indotto Sting a scrivere "Message in a Bottle" ma allo stesso tempo vedo ciò che é accaduto ad altra gente, casi in cui sarebbe stato molto meglio non rendere pubbliche determinate facce della loro personalità.

D.: Il primo poster che hai realizzato per la campagna promozionale del tuo primo album era un primo piano con te in un body. Quella foto causò molte controversie a quel tempo. Dando uno sguardo retrospettivo alla cosa, che ne pensi?

K: A quel tempo non l'ho guardata oggettivamente ma adesso quando la vedo, la trovo molto imbarazzante. Suppongo dipenda dal fatto che mi sento molto lontana da essa. Non pensavo avesse molti connotati sessuali, pensavo fosse piuttosto carina.

D.: Ma perché ora la trovi imbarazzante? Forse perche attraverso il body é possibile scorgere i tuoi seni?

K.: Si, quella parte doveva essere eliminata, é qualcosa che certamente faremmo oggi. Non é necessaria, é solo qualcosa che allora non ho visto. Guardandola in retrospettiva mi accorgo che era una foto suggestiva.

D.: Allo stesso tempo c'é una proiezione di sessualità anche nelle foto del tuo ultimo album.

K.: Lo credi davvero, sulla copertina di "Hounds Of Love"?

D.: Si, suppongo abbia origine dal fatto che sei in posizione supina...

K.: Si, hai ragione. Dato che l'album s'intitola "Segugi dell'Amore" é stato molto difficile riuscire a scattare una foto che ritraesse me e i cani che non sembrasse uscita dalla serie "Vita diCampagna" o troppo datata  era impossibile. L'idea originale era quella di fotografare tre teste la mia e quella dei due cani l'uno da una parte e l'altro dalla parte opposta, ma non ha funzionato. I cani non stavano fermi! Era ridicolo. L'unico modo per riuscire a tenerli fermi e stato quello di sdraiarmi con loro e farli rilassare fino a farli appisolare! E' andata così. Ma suppongo che tu abbia ragione, seppur non sia stata affatto, inizialmente o coscientemente, pensata come un richiamo sessuale. E' una cosa che mi dà da pensare, ogni qualvolta trovo ci sia qualche riferimento sessuale mi preoccupa. Mio Dio! Dovrei essere piu cauta?

D.: Ma perché ti preoccupa tanto?

K.: Non so, mi confonde. Mi irrita anche, perche io non ci trovo nulla di male nella sessualità, nel riconoscere la qualità sessuale delle cose. Ma penso mi confonda perché quando realizzo qualcosa e la gente lo trova sexy io non riesco a vederlo sotto quella luce. Non riesco a vedermi sessualmente attraente, mi trovo solo ridicola. Non riesco ancora ad essere oggettiva su me stessa.

D.: Stranamente c'é questo richiamo sessuale che ricorre in tutte le tue foto. Per esempio sulla front cover del secondo album, in cui sei ritratta con un costume da leone.

K.: Sì, eppure anche in quel caso non me ne sono accorta fino a che la gente non ha cominciato a dire 'oooh' ma io non riuscivo a vederlo.

D.: Nel caso di "Hounds of Love", suppongo dipenda dall'implicita associazione con degli animali...

K.: Sì, vedo, 'I Segugi dell'Amore', chiaramente. E' affascinante l'idea degli esseri umani che diventano animali. Come il ragazzo in "Un lupo mannaro americano a Londra", é la prima volta che é stato fatto davvero bene, non é vero?, l'idea di un uomo che si trasforma in animale. C'é un senso di magia molto primordiale. Questa linea che demarca la differenza, noi siamo animali ma siamo diversi perche molto più intelligenti, c'é una separazione che allo stesso tempo non c'é. Può essere un pensiero fastidioso, che fa paura. Interessante.

D.: Quando vediamo un'immagine automaticamente in essa leggiamo dei significati. Ci sono certe connotazioni che sono ineluttabili ed implicite; dall'ultima front cover collegando il fatto che sei sdraiata con due cani addormentati al titolo 'Segugi dell'Amore', se ne deduce che hai voluto creare qualcosa di preciso...(questo pervertito non molla! - ndt)

K.: Si. Penso che "Hounds Of Love" sia molto ovvio, altra gente me lo ha detto. Ma nel contesto del brano omonimo ha un significato totalmente diverso. Si riferisce al 'segugio' dell'amore simbolicamente il segugio rappresenta quella forza (l'amore). Ti spaventa, per cui vuoi sfuggirgli ma lui t'insegue e quando ti cattura ne sei terrorizzato, forse ti ferirà.

D.: Sulla base di un'interpretazione a livello subconscio cosa significa?

K.: A livello subconscio! Ci stiamo inoltrando nelle teorie di Freud?

D.: Beh, perché no?

K.: Perché non mi sono spinta così lontano é un'immagine, l'idea del sentirsi spaventato, al posto di questa energia dell'uomo c'é una muta di cani.

D.: Cosa spaventa la gente? La gente teme il sesso. Ma ne é affascinata, anche se ispira timore. Specialmente se é condiviso con qualcuno o qualcosa che non é una parte accettata della quotidianità. Quindi ha a che vedere con la tentazione, e una volta che hai commesso il peccato tutto diventa bello. E' questo ciò che la gente prova nei confronti della sessualità.

K.: Suppongo tu abbia ragione. Il timore é quello della relazione in sè, ma ovviamente trattandosi di un uomo e di una donna ha a che vedere con l'energia sessuale.

D: Ci sono altre canzoni in cui hai preso in esame dei tabù. Come "The Infant Kiss" per esempio.

K: Il film l'ho visto anni fa, quando ero adolescente. Mi ha spaventata, e quando un film ti colpisce tanto a quell'età penso che resti sempre là, nascosto nella memoria. E' un bel film, davvero straordinario: questa governante viene assunta per prendersi cura di due bambini (fratello e sorella), ma non sa che questi sono posseduti dalle persone che vivevano nella casa prima di loro. E' veramente spaventoso. Mi spaventa quanto l'idea del film "L'Esorcista", che mi ha terrorizzata. L'idea di questa ragazza che parlava e si comportava in quel modo, molto impressionante e distorto. Mi piace molto questa canzone.

D: Ma qualcuno potrebbe trovarla totalmente perversa!

K: Sì, suppongo che potrebbero, ma non credo che riuscirei a trovare attraente un ragazzo, resta sempre un bambino. L'idea stessa di guardare questo innocente e trovare in lui una tale distorsione...é una cosa assolutamente spaventosa, no? Ho pensato che fosse geniale, così misterioso e innaturale.

D: Il fatto é, oggettivamente, che é una canzone sulla pedofilia. La cosa strana é che scritta da una donna sembra essere accettabile.

K: E' molto diverso da un punto di vista femminile, e credo che sia così interessante anche per questo motivo.

D: Ma non hai mai pensato che se questa canzone fosse stata scritta e cantata da un uomo avrebbe fatto scalpore?

K: E' un pensiero sul quale non mi sono mai soffermata, ma suppongo che tu abbia ragione. Comunque un uomo non l'avrebbe scritta. Non so, é un po' difficile da capire, ma era basata sul fascino di quella dolcissima e gentile donna, che non aveva mai considerato se stessa come un essere perverso - e infatti lei non lo era! E' questo il punto. Lei ha creduto di essere una persona pedofila ma di fatto non lo era, perché quella che lei captava era l'energia sessuale di un vero uomo, non quella di un ragazzino, dato che il piccolo era posseduto. La cosa sarebbe stata ben diversa se avesse coinvolto un uomo e una ragazzina, basti pensare solo alla carica sessuale impetuosa che c'é nell'uomo...

D.: Ti consideri una femminista?

K: Sono contraria a questa parola, e probabilmente lo é la maggior parte delle donne. Femminista é una di quelle parole... quando la senti ti viene un 'ummgh'. Vengono in mente orribili immagini di donne con gambe pelose e grossi muscoli. Intendo dire che fa pensare a delle lesbiche mascoline. Con queste immagini i media ci giocano, ma credo anche ci siano molto gruppi di donne alle quali fondamentalmente non piacciono gli uomini e che tendono ad ottenere solo molta pubblicità. Perché sono terribilmente aggressive e molto illogiche: "A cosa ci servono gli uomini?". Molte donne si sentono confuse da ciò. Io lo sono, mentre invece si dovrebbe solo entrare dall'altra parte  questo e il punto  e lavorare . Ci sono molte donne che, ovviamente, desiderano avere le stesse opportunità degli uomini, che non vogliono avere le porte sbattute in faccia. Ma perdio, dobbiamo aiutarci l'un l'altro, non combatterci! Dovremmo lavorare per aiutarci. E gli uomini dovrebbero essere allevati come le donne. Siamo stati entrambi molto condizionati. D'accordo, siamo diversi, dobbiamo riconoscerlo, ma dovremmo essere capaci anche di lavorare insieme e di aiutarci, ed io credo che possiamo farlo. Ce ne stiamo fermi seduti ad aspettare sentendoci confusi, sia le donne che gli uomini! O in alternativa, gli uomini sono là fuori che si comportano come dei porci sciovinisti e le donne facendo le femministe. Ma c'é dell'altro nel mezzo, un miscuglio di gente che cerca di stabilire un equilibrio.

D.: Attualmente tu hai tracciato un percorso molto indipendente con le tue sole forze ed in un certo qual modo hai offerto una definizione di ciò che le femministe vorrebbero che le donne fossero capaci di fare.

K.: Mi piacerebbe credere che oggi ci sia una potente forza di donne che credono dovremmo avere eque opportunità in campo lavorativo, che dovremmo essere trattate gentilmente senza alcuna minaccia, e cosi via.Senza necessariamente cominciare con 'Noi odiamo gli uomini off with your balls'. Capisci? Credo che molte donne stiano cominciando a farlo in modo appropriato. Guarda nel campo della commedia, in Inghilterra é incredibile. La migliore. Davvero, é superba. Nonostante gran parte di essa sia basata sulla negatività, continuo a pensare che sia eccellente e molto avanti a qualunque altra. Ma le donne sono state molto sfruttate nella commedia o c'era qualcosa di veramente odioso e sgradevole e tutti a dire 'aaah', oppure c'erano le ragazze dal bel faccino del 'Benny Hill Show' che non parlavano mai. Ma adesso si é verificata una rivoluzione nella commedia che coinvolge le donne in modi molto più interessanti. Non sono usate come donne, non sono necessariamente carine o brutte, sono solo delle persone. E per quanto mi riguarda questo dato parla chiaro .E' bello ciò perché penso che troppo spesso le donne siano 'compiacenti'. Come é accaduto un paio di anni fa quando l'inclinazione generale di quei programmi femministi, che erano intesi a favore delle donne, altro non erano che dei giochi antiuomini. Tutte le donne che conosco li hanno ritenuti orribili, erano totalmente offensivi e non divertenti. Tuttavia, si presumeva che le donne ne avrebbero riso. Le donne sono arrivate ed hanno raccontato barzellette maschiliste tanto quanto quelle degli uomini. Ora la situazione sembra essere cambiata. Ci sono donne, Victoria Wood, Jennifer Saunders, Tracey Ullman, che sono donne, vere donne.

D.: Tu hai rifiutato, con successo, di discutere pubblicamente della tua relazione con Del per sette anni, perché?

R: Beh, penso che la nostra relazione non riguardi altri che noi due.

D.: Ma d'altra parte, é stata resa pubblica dalle pagine del "Daily Mirror".

K.: Si, c'é stato il lancio dell'album, e ci siamo chiesti se apparire in coppia o separatamente comportandoci normalmente. Abbiamo deciso che era sciocco non andarci insieme, così é stato, ma tutti hanno voluto fotografarci. Non credo Del avesse mai sperimentato qualcosa del genere prima di quel giorno. Quindi non é successo che tutto a un tratto la cosa si e saputa. C'é stato il lancio e lui era là. Ed ai giornalisti é piaciuto!

D.: Crea qualche tensione il fatto che dei due chi guadagna cifre enormi sei tu? E' il contrario del modello di coppia convenzionale.

K.: Non é poi cosi inusuale oggigiorno. Del é molto coinvolto nel lavoro. Lui sembra apprezzare molto la musica che compongo, per cui lavoriamo insieme. Il fatto che io guadagno di più non credo gli importi.

D.: Per quanto riguarda la tua scrittura, le tue radici affondano nella cultura inglese? Ad esempio la citazione di Tennyson per introdurre "The Ninth Wave" , ed inoltre c'é stata "Oh, England My Lionheart" sul secondo album.

K.: Il mio numero patriottico sì, penso pero che fosse più allora di oggi. La citazione di Tennyson e stata un po' fuorviante perché piuttosto di un'ispirazione avevo bisogno di un titolo per l'intera side e nei testi non riuscivo a trovare un verso che fosse appropriato. I vari brani necessitavano di un titolo che dicesse qualcosa, per cui ho cercato in alcuni libri ed ho trovato questa citazione di Tennyson che era perfetta per quello che intendevo dire.

D.: Le tue letture sono per lo più incentrate sulla letteratura del diciannovesimo secolo?

K.: Leggo molto poco. Sono terribilmente ignorante, proprio come in politica. Quando ero bambina leggevo moltissimo ma ora quando prendo in mano un libro mi sento in colpa perché penso che avrei altro da fare.Leggere é un'esperienza così intima: solo tu e il libro. E' questa la bellezza della lettura. Ti senti partecipe dell'opera. Suppongo che sia questo il vero motivo per cui leggo poco!

D.: Ho avuto questa sensazione cominciando a leggere "Wuthering Heights".

K.: Esatto. Mi turba sempre: ogni libro che ho letto mi ha scosso. E' speciale, uno proprio instaura una relazione. "Wuthering Heights" poi é una storia così immensa ... Oscar Wilde é stato uno delle mie prime influenze, i suoi racconti. Ancora oggi leggendone uno potrei ritrovarmi a piangere. Sono delle storie terribilmente tragiche.

D.: Cosa mi dici dell'aroma irlandese che si respira nella tua musica?

K.: E' qualcosa che avverto fortemente in me, il sentirmi dibattuta fra il mio sangue inglese e quello irlandese. Ma l'influenza irlandese e davvero forte. Mia madre ha sempre ascoltato musica irlandese ed io credo che quando si é giovanissimi le cose entrano più in profondità in te perché non hai ancora costruito tanti muri. Io guardavo mia madre e quando le cornamuse cominciavano con il loro 'Yahoo' tutto si illuminava, ciò può essere fonte di grande ispirazione. Si tratta di pezzi molto emozionanti. Sono stata fortunata ad avere questo tipo di stimoli, sono stati potentissimi a livello emotivo. Le cornamuse fanno emergere violentemente le emozioni dal tuo cuore.

D.: Questo significa che al momento stai ascoltando musica tradizionale irlandese?

K.: Si.

D.: Qual'é la tua reazione all'Irlanda?

K.: E' bella, totalmente bella. Ci sono così tanti differenti tipi di paesaggi e di bellezza. E' meraviglioso anche solo bighellonare sulla costa e guardarla cambiare. E' sempre drammatico. Così bella e così... fuori dal tempo. Guardando molta parte di essa sembra di tornare nel secolo scorso, ha un tale senso di magia. E anche le persone sono fantastiche, così calorose, così malinconiche. L'Irlanda mi piace moltissimo. E' uno dei pochi luoghi, a parte l'Inghilterra, dove abbia mai pensato di andare a vivere.

D.: Ti sei mai spinta al confine dell'Irlanda del nord?

K.: No, mai.

D.: Ti piacerebbe andarci?

K.: Si, lo vorrei.

D.: Non hai riserve in proposito?

K.: Credo che tutti gli inglesi abbiano delle esitazioni. Non puoi fare a meno di sentirti condizionato. Accade dappertutto ed io vorrei superarlo, ovviamente senza subire, per comprendere quella realtà priva dell'illusione che é stata creata dalla gente.

D.: Tua madre é repubblicana?

K.: Non posso risponderti. Dovresti chiederlo a lei.

D.: Era solo per comprendere quali idee del rapporto tra Nord e Sud e tra l'Inghilterra e l'Irlanda ti sono state inculcate.

K.: Quelle fornite dai media, dall'IRA...ecco a cosa pensa un inglese appena si nomina l'Irlanda del Nord. Gente bombardata massacrata, uno scenario di guerra, di repressione. Con gli inglesi che probabilmente non sono i benvenuti da quelle parti. E' questa l'impressione che ne riceviamo.

D.: Da piccola eri a conoscenza del confine? Eri consapevole delle tensioni storicamente esistenti tra gli inglesi e gli irlandesi?

K.: Il quadro dell'Irlanda che mi dipingeva mia madre era della sua casa e niente più. Il suo cuore era là. Tutti i suoi ricordi e le storie che raccontava della sua casa erano solo belle. Credo che ciò abbia inciso fortemente sulla mia opinione sull'Irlanda. Ed é per questo che lì mi sento a casa mia perché amo tanto l'lrlanda. Ovunque là avverto la presenza di mia madre.

D.: A questo punto pensi che i tuoi genitori abbiano accettato questo stile di vita oppure avrebbero preferito che "la loro Kate" fosse diventata qualcun altro?

K.: Non so. Non mi hanno mai detto niente al riguardo, ne tanto meno io gliel'ho mai chiesto. Però sono eccezionali e credo che ne siano molto felici. Sembrano trarre molto piacere dall'essere coinvolti nel mio lavoro. Lo apprezzano sinceramente.

D.: La tua famiglia sembra saldamente unita. I tuoi fratelli sono molto coinvolti nella tua carriera

K.: Sì. Sebbene non lo siano costantemente. La mia famiglia é molto importante per me. E' sempre stata disponibile, sempre pronta a sostenermi.

D.: Avendo quest' idea della tua famiglia e dell'unione che c'é tra di voi, cosa ne pensi di avere dei figli per crearne una proprio tua?

K.: Non so cosa rispondere, non ne ho ancora sentito il desiderio. Il mio lavoro mi ossessiona. Non so. Forse dovrei.


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