PETER SWALES INTERVIEW

da Kate Bush : The First 12 Years (condensato)

In un'incredibile intervista rilasciata a Peter Swales (uno storico americano e studioso delle teorie di Freud e della psicoanalisi) a più riprese negli anni 1983-1984-1985 Kate ripercorre le tappe della sua carriera e, con l'aiuto di Paddy e di Del Palmer, mette in luce le origini musicali da cui é nato il suo incredibile talento:

Peter: Mi affascina constatare che, nonostante tu impieghi una base strumentale Rock, la tua musica non sembra dovere molta della sua ascendenza alle origini americane. Oserei dire che tu sei uno dei pochissimi artisti popolari ad aver sviluppato un tipo di musica unicamente britannico.

Kate: Sì, è molto interessante. La maggior parte della musica che mi piaceva era inglese, probabilmente é per questo che le mie origini non sono americane. Mentre, forse, la maggior parte degli altri artisti Rock hanno ascoltato Elvis e musicisti di questo tipo. E molti dei loro eroi erano americani. Al contrario, gli artisti che piacevano a me, come i Roxy Music e David Bowie, erano fra i pochi, a quel tempo, che cantavano con accento prettamente inglese. Intendo dire che Elton John, Robert Palmer e Robert Plant hanno un accento americano quando cantano, nonostante siano di origine inglese.

Peter: Sì, giusto, ma io mi riferivo ad una maggiore profondità in fatto di genetica musicale: le tue invenzioni melodiche e le concezioni del ritmo sono veramente extra-americane. Tu sei nata nel 1958: quando componesti la tua prima canzone, cosa stava accadendo nella musica, quali sono stati i primi artisti che hai ascoltato?

Kate: La prima canzone Pop che ho mai ascoltato e che mi sia veramente piaciuta é stata "Little Reed Rooster". L'ho ascoltata in macchina al ritorno dalle compere e l'ho trovata interessante. Era la prima canzone che io abbia mai sentito in cui il cantante cantava stonato. Non intendo dire in senso spregiativo, voglio dire che il disco suonava molto anticonvenzionale e che io prima d'allora non avevo mai sentito nessuno cantare così.

Peter: I Rolling Stones hanno pubblicato quel disco intomo al 1964, anno in cui tu avevi circa sei anni. Kate: Sì, in quell'anno. L'unione di una musica fantastica e di un canto leggermente fuori tono mi trasmise un'emozione molto particolare. Ma suppongo che effettivamente ho cominciato ad essere consapevole della musica Pop intorno alla fine degli anni '60. L'ho ascoltata tramite i miei due fratelli, se non fosse stato per loro io probabilmente non l'avrei mai conosciuta, dato che i miei compagni di scuola ascoltavano tutt'altro. Paddy: Questa é una cosa interessante perché noi non eravamo affatto coinvolti nella musica Pop a quel tempo. Jay ed io eravamo presi dal Folk inglese, abbiamo sempre avuto una incredibile passione per la musica Folk tradizionale.

Peter: Paddy, sicuramente tu non avrai niente in contrario a parlarci di tua sorella di fronte a lei. Quando sei diventato cosciente che Kate non era semplicemente dotata di talento musicale, ma che era una forza con cui dover fare i conti?

Paddy: Sin dall'inizio. Aveva circa dieci anni.

Peter: E tu e Jay avete forse cercato di coltivare questo talento nella speranza che un giorno avrebbe dato dei frutti? Paddy: Oh no, no, l'ha fatto da sè. Per coltivare una predisposizione alla musica devi spendere molto del TUO tempo, creando molti strani suoni e in continuazione. Non é una cosa che puoi inculcare nella mente di un altro. Quando c'é una famiglia che vive sotto lo stesso tetto e tu cerchi di creare la tua musica, solitamente gli altri componenti della famiglia chiudono le porte cercando di lasciare fuori il rumore. E quando ci sono diverse persone che suonano degli strumenti nella stessa casa, beh, la situazione si complica! Ricordo che mi hanno lanciato contro molti oggetti durante i primi tempi perché erano sei mesi che suonavo la stessa musica. Era stressante! E quando Kate ha cominciato a lavorare al pianoforte si chiudeva in camera e volava via per 5/6 ore, sette giomi alla settimana trascorrendo il suo tempo solo suonando il pianoforte.

Peter: Intendi dire quando aveva solo 13/14 anni?

Paddy: Sì, figurati! A 13/14 anni lei ha passato tonnellate di tempo scrivendo, ma di fatto ha cominciato quando aveva 10 anni.

Peter: Ciò ha cominciato ad assumere proporzioni quasi patologiche ed ha allarmato la famiglia?

Paddy: (ridendo) Certamente!

Kate: Patologico! (Kate, la figlia di un dottore e di una infermiera, sembra trovare questo termine alquanto divertente).

Paddy: Ma no, é per via della forte influenza della tradizione irlandese nella famiglia. Credo che la sua fosse un'evasione dalla realtà. Nostra madre é irlandese. Io penso che Kate forse ha sentito come un leggero obbligo da parte sua di imparare qualcosa che soddisfacesse il suo spirito irlandese. E da qualche parte dell'immaginazione di mia madre é saltata fuori l'idea che Kate imparasse a suonare il violino. Sembra sia una tradizione che la gente debba essere costretta ad imparare a suonare il violino. Sono pochi quelli che lo scelgono volontariamente quale strumento di studio! E Kate certamente l'ha scelto soltanto dietro pressione. Perciò il piano é stato un mezzo per esplorare la musica in una dimensione diametralmente opposta a ciò che il violino deve aver rappresentato per lei. Evasione dalla realtà - Pura evasione dalla realtà! Sai, l'ordine era: "Vai e fai pratica sul violino", ma al suo posto é uscita la musica del pianoforte! Io credo che forse noi Bush siamo un po' così..., perciò i suoi primi esercizi al pianoforte, in principio, furono una diretta reazione alla musica così come noi la conosciamo o come lei la conosceva a quel tempo. Lo stile che lei stava sviluppando, cantando e suonando il piano, era l'opposto di tutti i tipi di musica con cui lei era stata nutrita fino ad allora. Pura fuga dalla realtà... e molto bella.

Peter: Ma allora, Kate, la tua famiglia ha immediatamente accettato quello che stavi facendo?

Kate: Sì, io ero solita andare da mio padre e da Jay per avere opinioni sulle mie canzoni e la loro reazione era molto importante per me. Jay é uno scrittore, ha scritto delle cose veramente belle, e tutto sommato ha avuto una grande influenza su di me. Fu con il suo aiuto che ebbi il mio primo contatto con il business musicale, tappa che guidò i miei cambiamenti ed ora lui si occupa del lato economico del mio lavoro. Oltre a proporre molte buone idee, mi ha fatto conoscere molti artisti che probabilmente io non avrei mai ascoltato e, naturalmente, ascoltare nuova musica può essere una grandissima influenza.

Peter: Torniamo al pianoforte. Sicuramente le tue esecuzioni non si svilupparono in un vuoto musicale.

Kate: Beh, avevo all'incirca 12 anni ed ero una grandissima fan di Elton John. E' stato il mio primo eroe musicale, io aspiravo così tanto a realizzare qualcosa come quello che stava creando lui. Stavo iniziando a scrivere canzoni e fu allora che vidi questo tipo, l'unico che conoscevo che scriveva canzoni e che allo stesso tempo si accompagnava al pianoforte. Il suo modo di suonare era meraviglioso, ancora oggi penso che suoni in modo fantastico. In un modo sempre perfetto per le sue canzoni.

Peter: Parlando del tuo modo di cantare, so che tu ascoltavi Billie Holliday. Hai deliberatamente cercato di imitarla, cantando con i suoi dischi e così via?

Kate: E' stato quando avevo circa 17 anni ed ascoltavo ogni tipo di musica. E no, credo che Billie Holliday sia uno dei pochissimi artisti che mai accompagnerei con il mio canto durante l'ascolto. E' troppo brava, non potrei mai neanche sfiorarla in quanto a bravura. Il premio che uno ottiene da lei é proprio nell'ascoltare la sua voce. C'é questo di bello in lei, ascoltandola uno riesce quasi a sentire cosa ha fatto nelle ultime tre settimane. Il suo modo d'interpretare é staordinario, davvero meraviglioso, il suo canto ha una carica di... agonia, ma é allo stesso tempo molto piacevole per chi ascolta.

Peter: Hai mai cantato canzoni immediate, ci sono dei cantanti che hai studiato nello sviluppare il tuo personale stile di fraseggio?

Kate: Mentirei se non menzionassi Brian Ferry perché lo trovavo favoloso, era il più emozionante interprete che avessi mai ascoltato, la sua voce aveva dei limiti ma quello che riusciva a fare con essa era bello, intendo dire proprio bello. Per me ricopriva l'intero spettro emotivo, non mi stancavo mai di ascoltarlo. Sai, i primi album dei Roxy Music, con questa bella voce e i bei testi, e Brian Eno nel background, magico.

Peter: Ma Kate, sono molto curioso, io so che tu sei cresciuta ascoltando artisti come David Bowie, Mark Bolan (T Rex), Dave Edmunds, Roxy Music, Elton John, ed altri del genere. Eppure la mia opinione é che tu sei molto più eloquente musicalmente di tutti questi artisti. La tua musica ha una profondità e una complessità, anche una certa opulenza, che non sono facilmente attribuibili alla musica Pop e ciò mi suggerisce che forse ci sono diversi insiemi di valori estetici impliciti che tu hai assimilato da qualche parte lungo la strada, forse anche derivanti dalla musica classica o dall'opera.

Kate: Credo che in un certo qual modo la musica classica sia una forma superiore di musica perché racchiude in se molto spazio in cui può muoversi liberamente la fantasia dell'ascoltatore. Penso che quando ci sono le parole in una canzone, risulti piuttosto restrittivo per l'ascoltatore. Io amo ascoltare musica classica perché la trovo una fonte di ispirazione, e suppongo che questo mio amore l'ho trasmesso anche nella mia musica.

Peter: Capisco, non é come se tu estrapolassi formule classiche nella tua musica consapevolmente.

Kate: Beh, sì, penso che molta musica classica sia talmente bella da stimolarti. Quando ascolto qualcosa di bello io penso 'Dio! Sarebbe favoloso se solo riuscissi a scrivere qualcosa che rasenti anche solo minimamente questa bellezza'. Quindi sono certa che l'influenza si fermi allo stimolo. Non é un copiare ma piuttosto voler riprodurre, beh, un certo tipo di vibrazioni. Cercare e cogliere lo stesso tipo di atmosfera che quella musica crea quando l'ascolti.

Peter: Hai avuto un'educazione musicale formale? Sei in grado di comprendere i tuoi brani in termini di teoria musicale?

Kate: Beh, fondamentalmente so cos'é un accordo, ma non ho avuto una vera istruzione classica. Le mie conoscenze in materia teorica derivano dai miei studi sul violino, quando ero piccola.

Paddy: Vedi, in realtà le nostre radici sono nelle tradizioni orali. Voglio dire che la musica é tramandata nella nostra famiglia in questo modo.

Kate: Sì, penso che ci sono grandi influenze derivanti dalla musica tradizionale, specialmente musica folk irlandese e inglese. Perché quando ero molto piccola i miei fratelli erano amanti della musica tradizionale ed é qualcosa che io ho sempre amato ed amo ancora. Specialmente la musica irlandese, che amo moltissimo. Credo di essere stata sempre impressionata dalle parole della musica folk, voglio dire perfino quando ero molto piccola ero consapevole che quelle canzoni avevano bellissime parole. Erano sempre storie, ogni canzone é una storia, non come i versi della maggior parte delle canzoni Pop.

Peter: Hai mai suonato fisarmoniche o concertine?

Kate: No, Paddy ne ha una grande collezione. Occasionalmente mi intrufolavo nella sua stanza e le suonavo un po' quando lui non c'era. Ma in realtà Paddy suonava diversi tipi di questi strumenti e io lo accompagnavo sempre col pianoforte.

Peter: Del, tu suonavi il basso nella "KT Bush Band" originale. Il chitarrista Brian Bath tempo fa ha raccontato di come un giorno Paddy gli chiese di unirsi alla band e di suonare con la sua giovanissima sorella, e di come fu colpito da una grande emozione perché non riusciva a credere a ciò che stava ascoltando.

Del: Sì, e lui non fu l'unico. Avevo sentito parlare di Kate da Paddy, che conoscevo da qualche tempo. Brian mi disse di aver ascoltato alcune delle sue composizioni e che erano davvero belle ed io mi fidavo del suo giudizio. Però avevo avuto l'impressione che lei fosse più adulta e più matura. Alla nostra prima prova - Kate, Brian ed io, e un tipo chiamato Vic King alla batteria - sentii un coinvolgimento emotivo prendermi sin dalle prime note, ma pensai anche "Diamine, questa ragazza non ha neanche vent'anni!". Mentre erano anni che io mi sforzavo sul mio basso. Ho capito che volevo essere coinvolto in qualche modo con lei, ero certo che sarebbe diventata MEGA. Era un fenomeno, perché la sua musica era così completamente diversa da quella creata dagli altri. Da allora non ho mai più provato il desiderio di lavorare con altri. Nessun'altra cosa potrebbe essere altrettanto avventurosa e impegnativa. Non é bello che tu te ne stia lì seduta a ridere, Kate! E' la verità! Accade sempre che le canzoni cominciano sempre in un modo che io subito trovo ... beh, familiare. E all'improvviso diventano qualcosa di totalmente diverso, ed io penso: "Cristo! Come hai potuto anche solo pensare di arrivare a questo partendo dalla canzone com'era in origine?" Io non ci sarei mai arrivato...e ogni volta funziona! Questo succede ancora più frequentemente negli ultimi tempi. Per me, un grande artista musicale é qualcuno che riesce sempre a sorprenderti con quello che fa, e ci sono davvero poche persone che sanno farlo secondo me, davvero poche. Ho dei gusti musicali molto severi.

Peter: Quando hai incontrato Kate per la prima volta, credi fosse cosciente della sua precocità musicale, oppure ne era realmente inconsapevole?

Del: Non sono certo di saper rispondere a questa domanda. Credo che sottovalutasse la portata del suo talento, se capisci cosa intendo dire.

Peter: Kate, é ancora così?

Kate: Non so! Tutto ciò é molto interessante, mi sento come una mosca sul muro (risata).

Del: No, io credo che ti sottovaluti parecchio. E ci sono molte persone nel mondo discografico e giornalistico che sottovalutano quello che fai e quello di cui sei capace.

Peter: Parliamo di "The Dreaming". Su diversi brani dell'album hai utilizzato musicisti irlandesi ed anche una serie di suoni etnici. Ciò riflette molto i tuoi ascolti? Hai ascoltato molta musica del genere, ad esempio musica aborigena, orientale, o di altra origine etnica, e hai deciso di integrarla nella tua musica?

Kate: No, non credo proprio. C'é stato un periodo in cui ho ascoltato certa musica etnica. Ma non ne sono mai stata un'avida ascoltatrice. Paddy lo é. L'ascolta sempre.

Paddy: Si, considero seriamente la musica etnica e ne colleziono dischi e strumenti.

Peter: Sei tu allora il responsabile che aggiunge uno di quegli strumenti ai brani di Kate, colui che sceglie qual'e il miglior suono per determinati brani?

Paddy: Normalmente sì, quando si tratta di strumenti etnici e inusuali. Io suggerisco uno strumento, Kate lo ascolta nel contesto del brano e se le piace rimane, altrimenti io cerco e trovo qualcosa di diverso.

Peter: Oltre al tuo lavoro, incontrerai molti musicisti, la maggior parte dei quali sono uomini. Musicalmente parlando tendono a prendere Kate Bush seriamente?

Kate: Penso di si. Infatti molti di coloro che mi hanno detto di amare "The Dreaming" erano musicisti. E questo ha significato molto per me.

Peter: Sembra che Kate Bush sia un gusto acquisito che tende a soddisfare l'appetito musicale di coloro che lo acquisiscono, tanto che da quel momento in poi questi ultimi tendono ad avere un minor interesse nei contronti di altri artisti.

Del: Esatto, hai perfettamente riassunto quello che sento io. Intendo dire che per quanto riguarda il mio lavoro di musicista io non provo affatto interesse a voler suonare con altri... Certo, c'é una certa dose di appagamento emotivo in ciò, ma il fatto é che uno resta sempre sorpreso da ciò che Kate riesce a creare.

Kate: Oddio, questo é troppo!

Peter: Ascolti di più interpreti o sei più propensa ad ascoltare strumentisti?

Kate: Beh, ci sono alcuni interpreti che ascolto, ma devo dire che generalmente ascolto molto più strumentisti, come George Winston, un pianista Jazz della Windhom Hill che trovo bello da ascoltare. Il fatto é che quando lavoro molto intensamente su un album più che ascoltare musica tendo a concentrarmi su cose visive perché le mie orecchie sono così stanche e la mia mente esce dalla concentrazione in studio talmente frastornata, che se ascoltassi altra musica me ne starei seduta a criticare: "oh, questo é fuori tempo, quello é fuori tono" e cose del genere. Invece é piacevole guardare delle commedie, mi rilassano e mi fa bene farmi una risata. In più la commedia é materiale dotato di molto spirito di osservazione. E' basata su osservazioni sulla gente.

Peter - Kate, tu hai così tante voci diverse e una estensione di quattro ottave, ma come riesci a modellarla? Intendo dire che tu non fai pratica durante i concerti o altre esibizioni.

Kate - No, no, é vero. La cosa più difficile é sentirmi stimolata nel modo giusto per riuscire a cantare con il giusto feeling emotivo. E ancor più difficile per me é sentirmi rilassata abbastanza da essere disinibita. A volte devo bere un po' e altre volte mi piace cantare in presenza di Del perché mi sento molto più rilassata con lui che con altri ingegneri del suono. Divento ipersensibile quando inizio a cantare.

Peter - Posso asserire che sul nuovo album, in "The Big Sky", sei "ciucca"?

Kate - Sì, ho dovuto bere in quel brano, nella parte finale. E decisamente in "Waking The Witch" ero ubriaca mentre la cantavo.

Del: Ti chiedevi se lei si esercita per il canto, ed io penso che lo faccia senza neanche accorgersene. Quando andiamo in macchina, per esempio, mette su una cassetta e canta mentre ascolta, provando allo stesso tempo ad inventare nuove strane armonie...

Peter - Ma l'abilità di intonare una nota o di sostenerla, risente del fatto che stai interpretando?

Kate - Dipende. A volte devo separare la mia voce dal lavoro, devo proprio impararlo. Altre volte...beh, dipende da come mi sento. Se sono stanca é difficilissimo per me registrare la parte cantata. I cori non sono un grosso problema. E' il canto principale che richiede il giusto feeling e la giusta atmosfera, mentalmente ed in studio.

Peter - Per cui la maggior parte dei canti che ascoltiamo sono "doppiati" in seguito?

Kate - Sì, gran parte di loro richiede lunghi tempi e molto lavoro, soprattutto per catturare la giusta inflessione emotiva. Ma "The Man With The Child In His Eyes" e "The Kick Inside", sul primo album, furono registrate dal vivo, voce e pianoforte con l'orchestra, il che fu assolutamente terrificante. Intendo proprio terribile! Mi sentivo pietrificata e non l'avrei fatto se non mi avessero costretta. Sul nuovo album non ci sono cori dal vivo perché volevo essere in grado di controllare il suono della voce separatamente.

Del - Sì, ma ciò di cui molti non si rendono conto é che Kate é una fantastica improvvisatrice. "The Big Sky" ne é un ottimo esempio. L'intera parte finale é tutta improvvisata. Ricordo sul terzo album il brano "The Wedding List". Ebbene, ricordo che sono entrato in studio e che l'ingegnere del suono (Jon Kelly) mi ha detto "Merda, ragazzo! Dovresti sentire cosa sta facendo!". Aveva sei o sette brani di canti improvvisati da Kate e poteva utilizzarli tutti, ognuno era semplicemente fantastico. Ma la gente generalmente non pensa a Kate come a qualcuno che fa molta improvvisazione. Pensano che tutto ciò che produce sia frutto di studio e calcolo. Eppure non é affatto vero.

Peter - Devo ammettere che nonostante io ami la Kate Bush matura, mi manca quella giovanissima e incantevole, la quasi esotica voce dei primi album. Non canti più spesso con quel registro vocale oggigiorno, ma piuttosto all'incirca su un'ottava più bassa.

Kate - Penso che dipenda dagli anni che passano, gli album sono molto autobiografici e a quel tempo stavo scrivendo e sperimentando per riuscire a spingere la mia voce verso le note più alte ed in aree differenti. Non so perché, ma a quel tempo sentivo che la mia voce era al suo apice toccando quelle altezze. Lo trovo interessante anche perché quando Joni Mitchell era giovanissima era solita cantare intonando note alte, nonostante oggi usi un tono di voce molto basso e jazzato.

Del - Io penso che oggi sia proprio il tuo approccio al canto ad essere cornpletamente diverso da quello di allora.

Kate - Beh, ho sempre trovato le voci basse più interessanti. Quel tono così alto non mi piace molto. Con i toni alti le parole tendono a sfuggire alla comprensione. Quando la voce é più bassa uno tende ad ascoltare di più le parole ed un po' meno la voce, intesa come strumento.

Peter: Kate, le tue canzoni esplodono nella tua mente come tante Atena dalla testa di Zeus oppure richiedono un lavoro artigianale che ti costa grande pena e fatica per renderle dei pezzi d'arte?

Kate - Cambia ogni volta, a dire il vero. Per "Never For Ever" dovevo ancora scrivere la maggior parte dei brani e ciò mi avrebbe richiesto delle settimane anche solo per ottenere un coro o scrivere le parole. Quando, però, siamo entrati in studio tutto é stato molto spontaneo e veloce. Mentre, con gran parte di "The Dreaming", é accaduto che mi sono seduta al pianoforte ed avevo subito il ritmo, ho proprio scritto i brani così. Non riuscivo a crederci. Le parole magari non c'erano ancora ma l'idea era lì ed anche tutte le melodie. E' stata la prima volta che registravo il demo dei brani mentre li scrivevo. Le note del piano, il tono della voce, i cori, ed avevo un brano! E, a parte "Houdini" che mi ha quasi uccisa, il resto é stato proprio, mio dio!, così facile. Tanto facile da far paura. Dopo, però, quando sono entrata in studio tutta quella spontaneità e rapidità é sembrata svanire ed é diventata qualcosa di completamente opposto. La registrazione é stata un lavoro durissimo e molto intenso. I brani del nuovo album, "Hounds 0f Love", hanno invece richiesto molto tempo e fatica. Ora che ho il mio studio di registrazione, molto del processo di scrittura é parte del processo di registrazione, così, anziché entrarci con un brano già finito, posso proprio scriverlo in studio. E questo richiede un po' meno di tempo.

Peter - Quindi non sei così abbondantemente creativa da privarci di una ricca parte di canzoni che non sono mai state registrate su disco?

Kate - Vorrei, vorrei esserlo! Penso che se fossi così creativa mi basterebbe sedermi e scrivere "Aaah, eccone un'altra, che ne dici di questa?". Io lo trovo molto difficile. Di solito mi trovo nella situazione di dover incollare insieme le canzoni. Il primo album é stato l'unico in cui non ho dovuto fare così, avevo centinaia di canzoni tra cui scegliere perché erano anni che ne scrivevo. Più il tempo passa e più trovo difficile trovare qualcosa di convincente nella mia arte. Ci sono un sacco di soggetti e argomenti che un tempo avrei considerato interessanti, ma che ora trovo triviali. Quindi ci sono tutti questi cambiamenti. Più cose conosci, più ti fanno paura, più impari. E penso che molto di questo si applichi al mio lavoro.

Peter - Una volta che un album é finalmente terminato, ti diverti ad ascoltarlo o vorresti sempre cambiare qualcosa?

Kate - Non mi piacevano molto i primi due album perché non suonavano esattamente nel modo in cui io li volevo e, ovviamente, quando li ascolto é un po' deludente perché continuo a pensare a tutte le cose che avrei voluto aggiungere. Il terzo e il quarto album posso ascoltarli con orecchio critico ed esserne compiaciuta. Artisticamente sono molto contenta di "The Dreaming", ho raggiunto migliori risultati con questo che con quelli precedenti. Le canzoni erano fatte per questo tipo di trattamento, erano le canzoni giuste per esplorare questo tipo di stile emotivo perché erano molto intense e impegnative. Il nuovo album, del quale sono più felice di tutti, ha un'energia differente. La scorsa estate sentivo il bisogno di scrivere canzoni che avessero un'energia positiva invece di restare nell'intensità emotiva che era così forte nell'album precedente. E' importante che ogni album sia decisamente diverso, altrimenti non vai da nessuna parte e non esplori, resti attaccato alle radici. Ma ci vuole tempo per passare da un'energia ad un'altra perché si tende a restare ancorati ai ritornelli, a certe frasi, e si rischia di restare sullo stesso tema dell'album precedente, anche se non é così evidente, e questo é importante! Bisogna iniziare a scrivere con un nuovo stile. Quando il disco viene inciso, suona proprio diverso. Ora però posso sedermi nello studio e rilassarmi invece di prendere appunti per ripassare qualche piccola parte...

Del - Sì, dovresti vedere che appunti! Ci sono due schedari stracolmi di appunti, non ci crederesti mai.

Peter - Non hai gli spartiti con tutte le tue note scritte sopra?

Kate - Beh, no. L'unica volta che l'ho fatto é stato per la parte al violoncello nella canzone "Hounds of Love", l'unica volta che ho scritto una parte. Sono stata in piedi tutta la notte per farla e non ero sicura del risultato. Ho lavorato su di un emulatore, ho scritto gli accordi ed ho provato a suonarla in chiave di soprano. Il violoncellista, Jonathan Williams, é un grande musicista e mi ha aiutata lavorandoci con un'ottava più bassa.

Peter - Molte delle tue canzoni sono molto personali e rivelatrici della tua vita interiore. Non ti é mai successo di scrivere una canzone per soddisfazione personale e poi decidere che é troppo intima, troppo compromettente per esporla al pubblico?

Kate - No, non é mai successo finora. L'unico motivo per cui una canzone può venire abbandonata é perché non é abbastanza buona. La melodia può essere troppo debole, i testi poco interessanti, il contesto non lega con il significato. Se fosse buona, andrebbe avanti.

Peter - Oltre a Del e Youth, ci sono altri bassisti su questo album: Danny Thompson (ex Fairport Convention) e Eberhard Weber.

Kate - Sì, adoro il basso.E' uno strumento meraviglioso e non c'é dubbio che lasci un segno molto profondo della personalità del musicista sulla canzone che viene suonata. Dipende, ma spesso alcune canzoni esigono il particolare stile di un preciso musicista. In questo album sento che "Hello Earth" e "Mother stands for Comfort" erano proprio per lo stile di Eberhard Weber. E' stato un suggerimento di Del, e io sono da anni una fan di Eberhard. Lo chiamai tre anni fa per suonare "Houdini". Questa volta é venuto apposta per noi da Monaco ed é rimasto due giorni per registrare le canzoni.

Peter - Mi intriga il fatto che che la tua musica tenda a suonare complessivamente organica e naturale, mentre tu invece fai uso di tutte le stranezze tecnologiche disponibili nello studio, compreso il Fairlight, senza che ci siano contrasti o contraddizioni in termini musicali.

Kate - Anche se il Fairlight viene chiamato "sintetizzatore", molti dei suoi suoni sono di origine naturale. E penso sia per questo che mi piace così tanto. Non penso ci sia poi un grande divario tra Fairlight e musica naturale. Il Fairlight é come un grande ponte tra i vari generi di musica, non così lontano dai suoni naturali come si potrebbe pensare. Per esempio, quello che potrebbe sembrare un koto all'inizio di "Cloudbusting" é in realtà un banjo suonato al Fairlight. Come album "Hounds of Love" é molto diverso in quanto questo strumento é stato molto sfruttato, mentre negli albums precedenti le canzoni erano scritte al piano. "Waking the Witch" é stata scritta attraverso un chitarrista, Alan Murphy, perché aveva bisogno di essere composta dal punto di vista di un chitarrista, il piano non funzionava proprio in questo caso. Alan é stato davvero brillante, é stato difficile per entrambi perché eravamo un po' imbarazzati. Poi ci siamo detti "avanti, proviamoci" e gli ho detto come volevo che suonasse. E' venuto nello studio in giornata e aveva solo la batteria e il battito delle mani su cui lavorare, nient'altro. Ma io gli ho detto l'idea che volevo.

Peter - Ora che ti produci da sola, c'é nello studio una specie di benevola dittatura in cui quello che dici deve sempre andare bene e i musicisti devono solo accettare? (Paddy si piega in due dalle risate suggerendo che la verità non é molto lontana)

Kate - (cercando di non ridere) Beh, onestamente, qualche volta succede. Ma, nella maggior parte dei casi, io so veramente quello che voglio.

Peter - Ormai avrai capito che qui in America hai un vastissimo seguito, ma trovo triste che molte delle allusioni "inglesi" nei tuoi testi vadano perse per le orecchie americane, cose tipo i "corvi nella Torre di Londra", tipo "Sweeney", cose che sfuggono alla comprensione degli americani.

Kate - Sì, ci sono cose molto inglesi, é vero. Penso però anche che ci siano un sacco di allusioni, americanismi ed espressioni colloquiali che provengono dalla musica statunitense, parole ed idee di cui afferri il significato solo guardando i loro programmi TV via cavo. Steely Dan é il perfetto esempio di qualcosa di molto americano.

Peter - Forse, parlando di questa peculiare natura inglese della tua musica, abbiamo toccato il vero motivo per cui, nonostante l'incredibile successo di pubblico, l'America, e specialmente i media, é stata così lenta ad accorgersi di te. Probabilmente la tua musica suonava alle loro orecchie un po' aliena. (Kate trova molto divertente questa definizione: agita le dita sopra la sua testa confermando il fatto di essere un'extraterrestre dotata di antenne)

Kate - Pensi che tutto ciò fosse un po' complesso per loro?

Peter - Beh, complesso, sì. Ma intendo "poco familiare". Le tue canzoni non sono facili da canticchiare, non sono prevedibili come la maggior parte della musica americana. Intendo dire, una volta che hai sentito una strofa e il ritornello di una canzone americana, é come averla sentita tutta. Quello che mi ha maggiormente stupito, quindi, é il successo di un album come "The Dreaming", quando la musica pop americana é così banale in confronto. In una o due recensioni americane la tua musica é stata descritta come "schizofrenica" e, a dirti la verità, posso capire perché quelle persone hanno detto questo. Come sai, sono uno storico interessato a Freud e alla psicoanalisi, e "The Dreaming" mi sembra, per così dire, un compendio virtuale di psicopatologia. Voglio dire: é, alternativamente, isterico, melanconico, psicotico, paranoico, ossessivo e così via. Inoltre questi tratti, nel tuo caso, emergono dalla tua forza, non dalla tua debolezza, sono ruoli che interpreti, situazioni che stimoli nell'interesse di una precisa canzone.

Kate - (risata) E' favoloso che tu possa dire questo. Io non sono interessata scientificamente come te, ma mi affascinano le predisposizioni d'animo che la gente indossa e butta via. E penso che sia davvero la cosa più affascinante su cui scrivere: il modo in cui la gente distorce le cose e l'atteggiamento verso di esse, verso le cose che pensano e che fanno. E' molto divertente per me, se posso trovare un aspetto della personalità che é leggermente esasperato o distorto, se penso di potermi identificare abbastanza, cerco di impersonare il carattere di quel determinato personaggio, soprattutto se non sono attitudini che dimostro personalmente. Prendiamo, per esempio, la rabbia: é stato divertente scrivere dal punto di vista di qualcuno veramente arrabbiato come in "Get Out of my House". Raramente lascio trasparire la rabbia, anche se ovviamente qualche volta la provo. Ed é la stessa cosa per "Waking the Witch" nell'ultimo album. Ciò che mi ha spinto a scrivere la canzone era l'idea di un cacciatore di streghe che si nasconde dietro il suo abito di sacerdote e cerca di prendere questa donna, che non é una strega ma lui vuole farla diventare tale. La ragazza chiude gli occhi per fuggire all'orrore e si dirige in una chiesa, dove sarà protetta e al sicuro. Le chiese sono posti dove chiedere asilo, le loro porte non sono mai chiuse, nemmeno per chi é inseguito dal diavolo, ma il prete stesso si rivela essere il cacciatore di streghe. Io non ho avuto delle esperienze così pesanti come quelle descritte nella canzone. E' basata molto sulle esperienze di altre persone, sulle loro immagini del Cattolicesimo, che ho trovato molto affascinanti...il tipo di oppressione, persino di follia, che può creare su certe persone. Ed é davvero più questo che una mia esperienza personale. La mia scuola era romano-cattolica e c'era una grande enfasi riguardo la religione. Ma non era così rigida e non sono poi stata in chiesa così spesso. Non credo che l'esperienza della religione sia stata difficile per me come lo é stata per molta altra gente...

Peter - Permetti ai tuoi personaggi di prendere il tuo posto? Li lasci diventare te mentre scrivi o registri una canzone?

Kate - Io mi sento molto influenzata da loro, ma non credo che prendano il sopravvento. Sono rimasta molto commossa dalle parole di "Breathing" e anche da "Houdini". E' stata veramente una cosa triste cercare di essere la signora Houdini, perché lui era morto e doveva essere essere stato una persona incredibilmente speciale, qualcuno che ha cercato di evadere tutta la vita, e anche dalla morte.

Peter - Si sa poco su Houdini, si sa che prima di morire disse che avrebbe mandato dalla tomba un segnale della sua esistenza anche dopo la morte, se questo poteva provare l'esistenza del mondo sovrannaturale. Tu hai meravigliosamente colto il momento in cui lui, alla fine, parla alla sua signora dal mondo degli spiriti. E' l'interpretazione giusta, sì?

Kate - Sì, assolutamente.

Peter - La gente é abbastanza in sintonia da cogliere tutte queste sottigliezze e allusioni nelle tue canzoni per quello che veramente significano? Quando parli con la gente, dimostrano una buona comprensione dei concetti?

Kate - Penso davvero che la maggior parte delle persone comprenda. Perché, anche se si annoiano ad ascoltare, dopo tre o quattro volte, cominciano a mettere insieme le parole e le idee. C'é stata una volta che mi ha davvero stupita...abbiamo fatto il video per "Breathing" e l'idea di partenza era quella di essere all'interno di un grosso pallone gonfiato...ero ad una certa conferenza non so dove e c'erano un sacco di donne tra i 40 e 50 anni, donne molto alla "Monty Python", si sono avvicinate tutte (Kate assume un accento londinese molto marcato) "Oh, abbiamo amato il tuo video!" e una mi chiese "Ma, ascolta, devi dirmelo...ho avuto una, beh, discussione con mia figlia ...con questo intendevi essere all'interno di un utero, giusto? Intendo, questo era ciò che significava, no? Un utero." E io ho risposto sì!

Peter - Vuoi dire che ha indovinato, é la verità?

Kate - Certo! E lei disse "Ecco, avevo ragione...te l'avevo detto che era un utero". E io pensai che era fantastico, non mi sarei aspettata nemmeno che si sedesse a guardarlo...

Peter - Kate, vorrei iniziare un discorso con te. Devo confessarti che trovo difficile guardare le tue performances, penso per un paio di ragioni. A me sembra che la tua musica sgorghi proprio dall'essenza, per così dire, e che tutta questa recitazione, tutto questa teatralità siano, nella loro natura, qualcosa di molto artificiale e macchinoso. Inoltre c'é sempre, più o meno evidente, un elemento sessuale nelle tue rappresentazioni, lo spettatore viene automaticamente messo nella condizione di essere un voyeur, ed essere un voyeur non é proprio il massimo per tutti. Capisci cosa intendo?

Kate - Wow, sì! Questo é PESANTE. Io ho consapevolmente proiettato l'elemento sessuale solo in un paio di personaggi e se, per te, é presente in ogni performance...beh, allora questo mi preoccupa perché non é intenzionale e io non ne sono consapevole.

Peter - Bene! Lasciamo che sia così. So quanto seriamente hai intrapreso l'arte della performance, quanto hai studiato con Lindsay Kemp, quante fatiche e quanta abilità comporti tutto questo. Fare queste rappresentazioni non é cosa alla portata di tutti. Ora, non so fino a che punto la mia percezione sia eccentrica, intendo, non conosco nessuno che proprio ADORI le tue performances. Io mi chiedo, ed é questo il punto, se tutta questa teatralità non diminuisca la tua potenzialità di essere presa seriamente come musicista, specie qui in America.

Kate - E' stato un grosso problema. Non penso di essere mai stata completamente soddisfatta delle interpretazioni visuali che ho fatto, eccetto per "Army Dreamers" e "Running up that Hill". Non ci sono apparizioni televisive, eccetto una che ho fatto per "Running up that Hill" in cui sembravo Riccardo III, in cui sento di essermi avvicinata a quello che volevo fare. Sicché, a parte questi pochi casi, e lo stesso vale per i video come "Wuthering Heights" e parti di "Breathing", non credo di aver raggiunto l'aspetto visuale delle canzoni. Di solito ci sono problemi di mancanza di tempo o di soldi. Abbiamo sempre un sacco di idee stimolanti ma, alla fine, o si compromettono in qualche punto, o arrivano ad un punto morto o si fermano al limite del budget. Ma, ogni tanto, le cose vengono bene insieme. Tutto nelle mie performance serve ad aiutare il pubblico a capire meglio la musica, soprattutto i testi e il Tour europeo decisamente cambiò l'attitudine del pubblico e dei media. Molte persone iniziarono a prendermi seriamente come musicista, gli spettatori potevano vedermi cantare, ballare, guidare la band con un totale controllo di tutto lo spettacolo. Ed é molto diverso dal tipo di immagine controllata e lontana che si può percepire dai media.

Peter - Ma in queste performances Kate - ed é di queste che voglio parlare, non dei video - ci sono solo un paio di canzoni in cui ti siedi al piano per suonare. Ora, qualcuno come me, vorrebbe vederti come interprete, come una seria musicista che canta suonando il piano e guidando la band, e so che potresti farlo molto bene se lo volessi. La prima volta che ti ho vista era nel 1978 e stavi cantando in TV, io ho istantaneamente capito che quella giovane ragazza era un'artista eccezionale che andava presa sul serio. Intendo musicalmente parlando. Ho ragione se penso che una delle ragioni per cui non sei mai venuta a fare concerti negli Stati Uniti é perché supponevi di aver bisogno di un grande show, con un sacco di persone e materiale scenico costoso? Non pensi, ed é qui il succo del mio discorso, che potresti venire in America con la tua band e suonare più o meno direttamente e schiettamente?

Kate - No, no, penso che sarebbe un tale spreco. Non penso che sarei capace di farlo senza sentire nessuno sforzo, nessun senso di sfida. Io non sono davvero contenta finché non mi sono spinta fino al limite. E' come quando faccio i video, non mi sento a posto finché non siamo tutti sudati ed esausti alla fine della giornata. Altrimenti non sento di avercela messa tutta. Quando ascolti un album senti la musica, ma quando vai a vedere un concerto, vai a vedere quella persona o quel gruppo dal vivo e faranno il possibile per farti passare una bella serata nel contesto di un concerto. E se io fossi solo in piedi là davanti, cosa ne ricaverebbe il pubblico nel stare là che non potrebbe avere da un album? Negli album ci sono gli arrangiamenti migliori, la voce é migliore ed intonata...

Peter - Però ci sono artisti che con delle performances molto semplici riescono a dare qualcosa di molto speciale in termini di spontaneità musicale e cose del genere.

Kate - Vedi, non penso di volere stare su di un palco essendo me stessa. Non penso di essere così interessante da vedere per le persone. Quello che voglio essere é la persona che c'é nella canzone. Penso che sia molto più interessante per la gente e più stimolante per me. Se posso essere il personaggio della canzone, c'é tutta la sua forza ed energia in me, cose che forse di norma non avrei. Mentre quando sono io, non sarei nemmeno in grado di camminare lungo il palco con confidenza. E' molto difficile per me essere me stessa..starei lì a girarmi i pollici.

Peter - Ma Kate, mi sembra che tutti gli americani che hanno preso così a cuore Kate Bush si sentiranno totalmente privati della speranza di vederti cantare dal vivo. Ciò che amano di più nella tua musica é proprio il fatto di essere così profondamente personale. I personaggi che interpreti sono divertenti, ma loro amano la vera Kate Bush più di tutto il resto. Non potresti venire negli Stati Uniti a cantare ed essere semplicemente te stessa?

Kate - E' bello se pensi che alla gente piacerebbe questo. Ma non posso farci niente, sento che é importante dare qualcosa di visivamente speciale. Non penso affatto che il tour che abbiamo fatto anni fa fosse perfetto, c'erano un sacco di cose sperimentali, non sapevamo se avrebbero funzionato. Ma abbiamo esplorato nuovi territori, musicalmente parlando, e la reazione é stata molto positiva. Probabilmente ha portato molta più gente ad ascoltare le mie canzoni di quanto non abbiano fatto i miei albums. In parte penso sia dovuto al fatto che la gente non si aspettava che io fossi così e hanno apprezzato tutto. Questa cosa mi sembra positiva, piuttosto che negativa. Se non l'avessero apprezzato, le cose sarebbero andate diversamente e forse ora non sarei così incline a continuare su questa strada. Ho avuto un'incredibile quantità di incoraggiamento dalle persone, e non solo sull'aspetto musicale, ma anche su quello visuale, anzi, forse di più. Penso che quando avrò il tempo e il denaro di fare un altro Tour, continuerò a lavorare su questa combinazione di musica, danza e teatro e cercherò di fare qualcosa di ancora più interessante dell'ultima volta. E' un'area poco esplorata nella musica rock e penso che abbia un grande potenziale.

Del - Sì, chiunque può mettere in moto il meccanismo, sedersi al piano e cantare per un'ora. Ma non tutti possono mettere insieme uno show completamente integrato. Appena abbiamo avuto una piccola band, anni fa, abbiamo subito cominciato a fare spettacoli scenografici. Anche se stavamo solo suonando in piccoli pubs su minuscoli palchi come al "Rose of Lee", avevamo un vero spettacolo, completo di luci ed effetti come il ghiaccio secco. Quello che tu vuoi dire é che i fan americani di Kate amerebbero vederla anche se venisse solo per sedersi e cantare. Ma pensa a quanto amerebbero di più vederla arrivare con uno spettacolo completo!

Peter - Bene, allora c'é qualche progetto per un ritorno ai concerti dal vivo?

Kate - No, ho altri progetti da realizzare prima di pensare ai concerti dal vivo. Devo finire la promozione dell'ultimo album, e spero di finirla al più presto possibile. Devo ancora girare un paio di video per i singoli, che sono molto impegnativi, e quindi devo concentrare il mio lavoro su di essi e sullo sviluppo visuale del concept di "The Ninth Wave". E poi, forse, potrò dedicarmi al tour e ad un nuovo album.

Peter - Ok, allora, ci prometti di non lasciarci aspettare altri tre anni per avere il nuovo album?

Kate - Non farei mai una promessa che non so di poter mantenere. Ma vorrei dire che il prossimo album dovrebbe venir realizzato molto più velocemente.


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