Vissuta in Piemonte tra il 1773 e il 1838, periodo pieno di rivendicazioni sociali, disordini morali e disorientamento religioso, seppe cogliere nelle sue radici profonde i motivi del disagio in cui si dibattevano gli uomini del suo tempo: l'ignoranza delle masse, la miseria e l'abbandono di gran parte delle popolazioni. Con un coraggio più forte delle sue potenzialità naturali, attenta solo alle ispirazioni che le premevano nell'anima, volle essere attiva nel mondo in cui viveva. Decise perciò di rendere concreto il suo grande amore a Dio che l'aveva presa fin da fanciulla (a soli quindici anni aveva fatto voto di perpetua verginità) in un totale, generoso servizio ai fratelli più bisognosi. Si mise subito all'opera e a chi voleva seguirla chiese di consacrarsi a Dio per l'animazione cristiana della società, mediante la catechesi dell'esempio e dell'azione. I mezzi pratici per raggiungere questo fine si concentrarono in tutto ciò che era necessario in quel momento nel suo ambiente: educare, istruire, catechizzare; accogliere le fanciulle orfane e abbandonate; curare gl'infermi affetti da qualsiasi malattia, compresa la lebbra. Ciò, senza discriminazione di ceti sociali, con preferenza per i poveri, « a gratis ». Svolse il suo apostolato a Rivarolo Canavese, ma non volle fissarlo nel breve limite di un'esistenza terrena. Spingendo lo sguardo lontano nel tempo, Io dilatò sui confini del mondo e alla piccola opera che sentiva nascere nel suo grande cuore diede garanzia di continuità, ottenendone l'approvazione civile rei 1828 e quella ecclesiastica nel 1835. Questo traguardo le costò lunghe fatiche, non pochi contrasti e molte umiliazioni, che ella affrontò con serena fortezza, persuasa di servire la causa del regno di Dio. Ebbe l'intuito e l'audacia delle anime semplici. Fin dal 1806, molti anni prima che la Chiesa ne definisse il dogma, scelse il mistero di Maria Immacolata a titolo e protezione del suo ideale. Nacquero così le Suore di Carità dell'Immacolata Concezione. . |