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Un’ora e mezzo dopo, il mezzo atterra silenziosamente nei pressi di una casa isolata alla periferia di Gorazde, in Bosnia, vicino al confine di Serbia e Montenegro. Il faro dell’elicottero tagliando la fitta pioggerella estiva illumina la figura di un uomo, in apparente attesa. Dopo una breve conversazione in serbo, l’uomo – un individuo massiccio, con una curiosa criniera di capelli grigi e bianchi, che indossa un trench leggero e tiene in mano un borsotto di cuoio sul tipo di quelli usati dai medici – sale a bordo. Il motore, che non é stato mai spento, riprende di giri ed il velivolo si stacca dal suolo tuffandosi nella notte in direzione dell’Italia.
Non é ancora l’alba quando l’elicottero si posa delicatamente nel piazzale interno degli studi di Radio Vaticano, non lontano dal lago di Bracciano, nei pressi di Roma. Detti studi godono del privilegio dell’extraterritorialità riconosciuto fin dai tempi del Concordato del 1929. L’uomo col trench scende dall’elicottero e sale su una grossa auto da cerimonia (é una vecchia Daimler Princess) con targa SMOM (Sovrano Militare Ordine di Malta) e con le insegne del Gran Maestro. L’autista (che non parla mai e si muove pochissimo, in quanto soffre un po’ di autismo...uah! uah! uah!), prima di uscire dalle installazioni della radio, gli consegna un passaporto diplomatico dell’Ordine emesso all’improbabile nome di Ardeo Avvitamatti. La vecchia berlina sfreccia per la Braccianense e arranca un po’ tisica, attraverso i focaracci spenti delle puttane di Tor di Quinto. Sono già le otto del mattino quando passa il Ponte Monumentale e, attraversato il Flaminio, sale decisa per la collina dei Parioli.
La sera precedente, monsignor Svitagatti é stato precipitosamente trasferito dal reparto Scocciati del “Sai ti Impicco Ieri” ad una piccola clinica privata (“Villa Mia Cugina”) situata in una villetta liberty di via Adelaide Ristori, una discreta strada anch’essa nel quartiere Parioli, e gestita – anche se non ufficialmente – dall’Ordine di Malta. Egli ha reagito con la solita abulia al trasferimento “ Ma fate ‘n po’ come cazzo ve pare, manica de zzozzi lazziali fracichi de mmerda! Magnateve la carbonara co la panna e che ve pozza strozzá!” Nella sua elegante camera singola, Svitagatti – che si é svegliato presto come tutte le mattine - sta ora sfogliando la raccolta di una vecchia rivista sportiva (Il “Calcio e Ciclismo illustrati”, anno 1957) per trovare la cronaca di un incontro di calcio Lazio-Cavese disputato in serie B verso la fine degli anni ’50.
Qualcuno bussa. Senza aspettare la risposta, la porta si apre improvvisamente e l’individuo in trench entra nella stanza. “Sapevo che prima o poi avrebbero mandato uno come te” mormora il monsignore sollevando lo sguardo dai volumi rilegati della rivista. “Lei mi riconosce, quindi?” domanda lo sconosciuto “Preferirei che tu fossi il capitano Willard-Martin Sheen, perché in questo caso io sarei Kurtz-Marlon Brando – risponde Svitagatti, il quale non é mai a corto di battute spiritose che non fanno ridere nessuno. “Purtroppo vedo che sei solo il più famoso ed il più impunito tra i torturatori, gli assassini ed i criminali di guerra attualmente in circolazione. Sei lo psichiatra Radovan Karadzic.” “Non si incazzi, padre, sono qui per curarla” dice Karazdic (che ha imparato l’italiano nelle lunghe e noiose notti in cui torturava i prigionieri di guerra bosniaci e guardava gli spot dei telefoni porno su Tele Ancona Libera, tra un urlo e l’altro dei suoi diciamo pazienti) e nel frattempo estrae dalla sua borsa da dottore una personalissima raccolta di strumenti medici, alcuni dei quali inventati da lui, tutti di acciaio e molti con punte aguzze e lame affilate. Qualcuno ha bisogno di una presa elettrica. “I tuoi metodi sono malsani, ma io sto benissimo” fa Svitagatti lanciandosi dalla finestra e raggiungendo in tre salti la strada “sto perfettamente bene mammaaaa! aiutooooo! taxiiiii!” Dopo pochi minuti una Fiat Tempra iscritta come “Bari 26” alla cooperativa “Taxi La Capitale” si allontana dai Parioli con a bordo un monsignor Svitagatti totalmente rinsavito.
Miracoli della psichiatria slava!
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