Maturità esistenziale incipiente ed accortezza
di scrittore,
attento alla giustezza minimale delle parole, fanno un singolare tipo di poeta
LA VOCE DISCRETA DEL SILENZIO
Testi di Pier-Franco Donovan
presentati da Mario Luzi
Quando mi accade di leggere i versi di Pier-Franco
Donovan sono sottoposto a uno strano, direi paradossale, choc:
è come se scrivere poesie si rivelasse per l'operazione più
elementare del mondo e tutti i fondamenti e le strutture impliciti
o evidenti edificati dalle varie tradizioni letterarie si polverizzassero.
Sia chiaro, non c'è nei discretissimi versi di
Pier-Franco nulla di antagonistico e tanto meno di rivoluzionario. Tuttavia l'effetto di
spaesamento è analogo. Il potere di una garbata riduzione a grado zero dell'emozione
della scrittura è irrefutabile. La partenza da un livello così semplice e casto genera
sorpresa, favorisce anche nel lettore un recupero di innocenza.
Donovan rasenta il lato infantile dell'attestato poetico;
ma valorizza quel regime espressivo (che viene coltivato assai premurosamente nelle nostre
scuole) con la sua esperienza di adulto. Maturità esistenziale incipiente ed accortezza
di scrittore, attento alla giustezza minimale delle parole fanno un singolare tipo di
poeta che non era nelle previsioni e nei voti di nessuno, credo, eppure c'è e ci obbliga
a domandarci come e perché.
La sola esortazione che mi sento di rivolgergli è a
mediare più fermamente i suoi stati d'animo. Ma questa richiesta va indirizzata forse
alla sua maturità che come dicevo è incipiente ma proprio per questo è anche
progressiva.
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