‘Giuochi
linguistici’ e ‘forme di vita’ in P. Winch
Gli
importanti risultati raggiunti in antropologia non sono merito esclusivo
di Evans-Pritchard,
dato che questi riteneva ancora di poter distinguere nella cultura
zande le nozioni ‘scientifiche’ da quelle ‘mistiche’ sulla base di
una loro corrispondenza o meno alla realtà. Altri autori hanno imboccato
la sua strada, attaccando, senza le sue ambiguità, la nozione classica
di razionalità: in particolare P. Winch, per l’ambito antropologico-sociale,
e P.K. Feyerabend,
per l’ambito epistemologico.
Il
relativismo antropologico di Winch, insieme con l’anarchismo epistemologico
di Feyerabend, rappresentano le posizioni più avanzate del ‘relativismo
concettuale’ che sviluppa su nuove basi anche il ‘politeismo’ dei
valori di ascendenza weberiana. Si deve riconoscere la portata del
ruolo svolto da regole (fattori psicologici e istituzionali) nella
determinazione della condotta degli individui. In questo modo il senso
di un comportamento o di una espressione, nonché quindi la possibilità
di interazione e di comunicazione tra gli uomini, diventano intelligibili
se la comunità condivide un insieme di regole, mentre differenze inattese
daranno luogo a ‘interruzioni della comunicazione’ e, quindi, a versioni
incommensurabili tra paradigmi (o visioni del mondo)
alternativi.La comprensione del comportamento
rimanda alle regole che lo governano, ed esse divengono intelligibili
solo se considerate all’interno del contesto in cui sono sorte: qui
si scorge quella circolarità ermeneutica che ha caratterizzato
la comprensione propria delle scienze
sociali di questo secolo. Non è possibile
comprendere che cosa certi nativi intendano per ‘stregoneria’ senza
comprendere qual è la loro forma di vita (così come, nota Geertz,
non è possibile sapere cos’è un guantone da baseball se non si sa
cos’è il baseball).
Nei confronti, allora, di credenze
e di attività distanti dalla nostra cultura, pensa Winch,
non è possibile orientarci secondo le direttive di nessuna particolare
tradizione, neppure quella scientifica. «Il guaio è che il fascino
che la scienza esercita su di noi ci rende facile l’assunzione
della forma scientifica come paradigma sulla base del quale misurare
la rispettabilità intellettuale di altri modi di discorso”.
Credenze
degli Azande
Consideriamo
un caso. Per uno zande essere una strega o uno stregone è un fatto
ereditario che consiste nell’avere nella pancia una sostanza chiamata
‘sostanza della stregoneria’: questa sostanza può essere scoperta
attraverso indagini post mortem, effettuate per confermare
o confutare accuse di stregoneria. Ora,
appare evidente a noi europei che, se un uomo viene riconosciuto
come stregone, l’intero suo clan si compone ipso facto di stregoni;
ciò perché il clan zande è un gruppo di persone imparentate biologicamente
le une alle altre in linea maschile. Gli Azande si rendono conto della
fondatezza dell’argomentazione, ma non ne accettano le conclusioni.Evans-Pritchard spiega questo comportamento
degli Azande con il fatto che loro danno maggiore importanza
a casi specifici e concreti di stregoneria, piuttosto che a casi astratti
e a principi generali. Gli Azande non chiedono mai, infatti, a un
oracolo se una persona è o no uno stregone, ma se sta operando un
incantesimo qui ed ora. Secondo Winch, concludere che il pensiero
occidentale è superiore a quello zande, poiché quest’ultimo lascia
apparentemente irrisolte quelle che a noi sembrano contraddizioni
ovvie, non tiene conto del fatto che le contraddizioni appaiono tali
solo nel contesto del nostro pensiero. È la premessa dell’unicità
della logica che deve essere allora confutata.
Questa idea viene sviluppata da Winch partendo da alcune citazioni
tratte dalle Osservazioni di Wittgenstein. Prendiamo un giuoco,
“tale che chi comincia possa, usando un trucco particolare, vincere
sempre. Però mai nessuno se ne è reso conto; dunque è un giuoco”,
in quanto scopo del giuoco è di battere l’avversario. Poniamo che
qualcuno richiami la nostra attenzione sull’esistenza del trucco:
esso cessa improvvisamente di essere un giuoco, poiché ora ne vediamo
l’esito predeterminato. Tuttavia non diremmo che non è mai stato un
giuoco. Piuttosto che siamo passati da un giuoco ad un altro:
il giuoco (G1) + la conoscenza del trucco = un giuoco
diverso (G2).
Analogamente, dovremmo considerare
le credenze degli Azande + i loro limiti + le applicazioni
a contesti particolari = un tutto unico e autosufficiente (G1).
La nostra percezione dell’insieme di credenze sulla stregoneria
sarà distorta solo se considereremo tale ‘giuoco’ come un frammento
di un ‘giuoco’ più grande che noi giochiamo abitualmente, cioè se
lo consideriamo come se fosse G2.
Per mostrare che la logica degli Azande è autosufficiente Winch
mostra anche le differenze tra l’analogia del giuoco e il caso degli
Azande. Il vecchio giuoco diventa obsoleto una volta ricevuta la nuova
informazione (l’esistenza del trucco), mostrando come il giuoco (G1)
non fosse autosufficiente, ma solo una parte del sistema più ampio;
gli Azande, invece, non abbandonano le loro credenze sulla stregoneria
quando la contraddizione relativa alla ereditarietà della stregoneria
viene fatta loro notare. Ciò prova che stregoneria e logica negli
Azande non sono riconducibili entro la prospettiva occidentale. Non
sono livelli particolari di un ‘modo di giuocare’ più ampio, la parte
di un intero, ma sono un’altra cosa, operano in un altro
‘mondo’.