[Biblioteca] Francisco Coloane

[Farfalla blu]



Francisco Coloane, nato a Quenchi (Cile) nel 1910, interrompe giovanissimo gli studi per iniziare una vita avventurosa e girovaga nelle più remote regioni meridionali del continente americano: sarà pastore e caposquadra nelle "haciendas" della Terra del Fuoco, parteciperà alle ricerche petrolifere nello Stretto di Magellano, vivrà insieme ai cacciatori di foche e navigherà per anni a bordo di una baleniera, prima di iniziare nel 1940 l'attività di scrittore. Scrittore formatosi alla scuola di una vita movimentata ed avventurosa, Coloane racconta talvolta se stesso: una sorpresa felice per i suoi lettori.

- Antartico - Ugo Guanda Editore - Parma - € 13,00 - 154 pp

Le lande desolate della Patagonia, provvide di leggende, la frastagliata costa del Cile e il mare gelido dello stretto di Magellano furono per Francisco Coloane una fonte continua di ispirazione. Antartico, dunque, è una raccolta di storie vicina ai libri più classici e fortunati di Coloane: come in Terra del Fuoco e in Capo Horn, uno dei grandi protagonisti di questi ultimi, struggenti racconti è proprio l’oceano, popolato di figure fiabesche e di uomini coraggiosi. Tra i suoi flutti, si può incontrare il tetro Caleuche, il vascello fantasma che accoglie gli spiriti dei naufraghi periti nelle tempeste. Altre volte, tra la schiuma dei marosi, si scorgono grandi albatri che planano a pelo d’acqua in cerca di pesce. Solo un occhio inesperto li potrà scambiare per comuni volatili: sono creature magiche e potenti, presenti nella tradizione della cultura ona. La natura, insomma, s’impone su tutto. È grandiosa, spaventa e incanta: le scogliere del Páramo, la laguna Sinaí sono lo sfondo ideale per ambientare l’avventura, lo straordinario. Alla fine è lei che vince sempre, anche se la si è frequentata tutta la vita. A volte offre persino una morte adeguata, come all’anziano palombaro, che risalirà cadavere dai fondali abbracciato a una campana di bordo.

- Naufragi - Ugo Guanda Editore - Parma - € 14,00 - 195 pp

Subire il fascino dell'oceano. Dei grandi spazi. Della furia degli elementi. Aprire le pagine di un libro di racconti e partire per un'avventura tra lupi di mare, corsari, esploratori, velieri, brigantini, cannoniere, incrociatori (a seconda delle epoche attraversate) accomunati da un amaro destino: l'affondamento tra i flutti, contro le aspre scogliere di una terra impervia. Scoprire, infine, che si ha a che fare con storie vere, qua e là colorite dalla leggenda, arricchite dalla memoria. Tragedie dovute a errori, imperizia, malasorte; salvataggi operati da uomini coraggiosi. Con Naufragi, Francisco Coloane, a più di novant'anni, ha scritto l’opera che avrebbe voluto leggere da ragazzo, quando, ogni volta che poteva permetterselo, acquistava una storia di navi e naviganti. Tra i suoi libri prediletti c’era quello di uno scienziato cileno, Vidal Gormaz, che aveva censito centinaia di naufragi avvenuti sulle coste frastagliate della sua terra. Da quel pozzo di informazioni Coloane ha tratto storie incredibili, commentate e scaldate dalle proprie impressioni di lettore d’eccezione. Qui raccolte, danno vita a un’opera che sfugge alle classificazioni di genere, ed è non solo un omaggio a chi conosce, vive, ama, affronta, narra il mare, ma anche l’ultimo ideale saluto dello scrittore alle coste dell'estremo Sud, la regione d’impressionante bellezza dove «le piogge torrenziali, i cieli apocalittici e improvvisamente luminosi, gli stretti innevati, le muraglie vertiginose, i ghiacciai fantasmagorici hanno sedotto tanti ansiosi di avventure, di gloria, o di imprese memorabili, persone lanciate alla conquista di un sogno».

- Cacciatori di Indios - Ugo Guanda Editore - Parma - Lit. 27.100 - 225 pp

Come raccontare lo sterminio sanguinoso e scientifico degli indios di razza ona o selk'nam della Terra del Fuoco, la fine della loro civiltà, nella cornice della conquista e della colonizzazione dei nuovi pionieri bianchi? Come narrare il passaggio da un'economia di pura sussistenza, incentrata sul nomadismo e sul guanaco, il grande ruminante che gli ona cacciavano, per passare allo sfruttamento intensivo del territorio realizzato dai latifondisti e dagli allevatori di pecore? Ed infine, come incorniciare il dramma di un ennesimo, violento meticciato, dell'avidità insaziabile, della caccia all'uomo, delle passioni esacerbate, in uno scenario sconfinato e vergine com'è quello della fine del mondo? Coloane, che di quest'angolo di terra è il grande e tragico cantore, sceglie di farlo attraverso tre figure femminili scelte come corifee.La prima, Esther, gestisce insieme al marito, il Pelado Riera, una locanda al crocevia del nulla, una sorta di territorio di frontiera in cui si incontrano uomini di mare e di terra, cacciatori di foche, balenieri e cercatori d'oro, mandriani, allevatori e pastori.La seconda, Men Nar, è una giovane ona che, unica superstite al massacro della sua tribù ad opera di cacciatori di indios, una notte arriva ferita e sconvolta alla locanda del Pelado dove viene curata e successivamente adottata da Esther e dal Pelado. Ed infine c'è Georgina, la figlia di Men Nar, la strana meticcia dagli occhi verdi come l'erba "coiròn", la figlia della violenza dell'uomo bianco, che cresce insieme alla madre nella locanda. E al tavolo della locanda, nelle camere da letto o nella stalla, queste tre voci narranti dipanano un'infinità di storie, registrano le leggende indigene, i miti degli dei e degli eroi ona, raccolgono le testimonianze di un'umanità di passaggio fatta di avventurieri, pitocchi, missionari, studiosi, ex galeotti, navigatori consegnandoci i ritratti ora feroci, ora fieri, ora impavidi ma sempre indimenticabili dei protagonisti di un'epopea americana spesso dimenticata dai libri di storia.

- I conquistatori dell'Antartide - Ugo Guanda Editore - Parma - Lit. 16.500 - 114 pp

Un gruppo di uomini avventurosi e una barca. Una natura ostile ed un paesaggio imponente. terre lontane, dure ed inospitali che solo pochi indios, gli yagàn che abitano il "Paradiso delle Lontre", hanno il coraggio di sfidare. Ma il sogno è troppo affascinante per rinunciare: scoprire l'Antartide significa indagare cosa c'è oltre i ghiacci, quali ricchezze, quali misteri. Significa toccare con mano la fine del mondo. Così Manuel Silva, chiamato il Capo Bianco dagli indios yagàn e proprietario del cutter Agamaca, suo fratello Alejandro, radiooperatore, il sergente Ulloa e l'indio Fèlix decidono di partire. Sono uomini abituati alle traversie del mare, a correre in aiuto alle imbarcazioni in difficoltà, consci delle insidie che possono nascondere una secca o una corrente improvvisa. Salpano una mattina di fine novembre, il periodo migliore per la navigazione nei mari australi. Non torneranno tutti, ma il viaggio valeva la pena, perché "si prova un immenso piacere nel vedere terre sconosciute. Più sono lontane e sperdute rispetto alla civiltà, meglio è, e sapendo di essere il primo, o uno dei primi, a metterci piede, si prova una gioia particolare, che compensa di qualsiasi sacrificio. Qualcuno ha detto che a volte la bellezza non sta nelle cose ma nell'occhio di chi le guarda." Per quanto reale, il mondo descritto acquista un alone fantastico: canali scavati nei ghiacci, insenature che si aprono in golfi dalle acque tranquille, animali tanto esotici da sembrare favolosi. E il tempo non viene scandito da nessun orologio ma riempito ed arricchito dalle scoperte, dagli stupori, dai drammi a volte piccoli, a volte fatali, e dalle leggende che si scambiano i naviganti. Sono questi il tempo e il mondo narrativo di Francisco Coloane, così come si ritrovano nei "Conquistatori dell'Antartide", un'affascinante guida dell'estremo Sud. Un mondo narrativo fatto di grandi spazi, di mari tempestosi che si placano d'improvviso, di una natura così indomita e viva da diventare la vera protagonista dell'avventura e di una umanità che, anche nelle lande più desolate, è sempre profondamente ricca.

- Una vita alla fine del mondo - Ugo Guanda Editore - Parma - Lit. 26.000 - 247 pp

"Sono diventato scrittore per nostalgia, per la mancanza del mare e delle mie isole e terre australi" dice Francisco Coloane per spiegare una strana e potente vocazione, quella che ha fatto di lui l'originalissimo e sofferto cantore del mondo alla fine del mondo. Ne è consapevole, e lo ribadisce con forza nel corso di questo suo libro di memorie: è stata proprio la natura tragica e titanica di quelle regioni a spingerlo verso la letteratura prima e a mantenerlo poeticamente in vita con la sua linfa silenziosa poi. Più che da maestri e autori, infatti, Coloane si sente forgiato dai venti e dalle maree australi fin dai giorni della scuola, uno stanzone che si affacciava direttamente sulla spiaggia dove le acque lambivano ancora lo scheletro di un antico bastimento spagnolo arenato e sul cui bagnasciuga gli alunni lanciavano i loro cavalli al termine delle lezioni; più che da correnti e circoli letterari, si riconosce influenzato dalle riunioni serali intorno a un focolare, in cui la gente parlava di navi stregate, di folletti e santi in occasione di veglie funebri o delle scadenze agricole stagionali ("il mulino di Aucar fu il mio primo laboratorio artistico"). La letteratura, insomma, risponde a una spinta intima, alla chiamata, appunto, nostalgica e viscerale di quel mondo amatissimo che nel corso della vita lo scrittore cileno perderà e ritroverà diverse volte. Perchè, da buon fuegino temprato dal lavoro nei campi e sulla coperta di una nave in condizioni climatiche proibitive, ha sempre il fagotto pronto per partire e sa che avere piedi in buone condizioni e mani grandi e forti per fare un pò di tutto è l'unica vera garanzia di libertà. E così, ora per la necessità di sbarcare il lunario, ora per le tante vicissitudini della storia del suo paese, Coloane condurrà quell'esistenza degna del protagonista di un romanzo d'avventura che ci racconta, ormai novantenne, in "Una vita alla fine del mondo": in giro per mare e per terra sarà mandriano, falegname, venditore di carbone, cronista di nera e di sport, attore di teatro, uomo di mare, attivista politico ed esiliato; vivrà in modo partecipe e doloroso il suo tempo e le tragedie del suo paese, dall'immane sterminio degli indios fuegini al colpo di stato di Pinochet, e farà questo lungo e affascinante cammino in compagnia di uomini e donne straordinari, umili e potenti, illustri e ignoti.

- L'ultimo mozzo della Baquedano - Ugo Guanda Editore - Parma - Lit. 18.000 - 116 pp

Il giovanissimo clandestino, protagonista dell'Ultimo mozzo della Baquedano, si chiama Alejandro Silva e si è imbarcato, lasciando la scuola e la madre, vedova di un marinaio, un pò per sfuggire alla miseria ed un pò per il gusto dell'avventura, ma anche con la speranza di avere notizie del fratello Manuel, partito anni prima per cacciare lontre, foche ed altri animali dal pellame pregiato nelle regioni magellaniche e mai più tornato. Scoperto dall'equipaggio quando ormai la nave scuola è in alto mare, verrà arruolato come mozzo e, durante una rotta affascinante attraverso paesaggi incantati ed estremi, addestrato alla vita di mare: ammirerà così il paradisiaco Puerto Edèn, contemplerà la nevicata invernale di Punta Arenas, parteciperà alla caccia alla balena, lotterà con gli altri durante le tempeste, imparerà a navigare tra i fiordi schivando gli iceberg, incontrerà gruppi di indios alacalufe ed yagàn e scoprirà uno dei loro segreti, ma soprattutto vivrà un'impareggiabile avventura, al termine della quale ritroverà, nel modo più inatteso e stupefacente, il fratello perduto. In questo romanzo breve, teso ed essenziale, Coloane rivisita nel modo che gli è più congeniale uno dei temi classici della grande narrativa: quello dell'esperienza sul mare di un ragazzo che, nel contatto con le forze della natura, compie un decisivo apprendistato di vita.

- Terra del Fuoco - Ugo Guanda Editore - Parma - Lit. 20.000 - 176 pp

Feriti e sconfitti, tre uomini in fuga cavalcano attraverso le sterminate distese della Patagonia. Hanno osato ribellarsi a Julio Popper, il padrone-sovrano di una miniera d'oro sulle coste dello Stretto di Magellano, e da allora sono braccati. Avventurieri disperati , alla mercè del caso, vagheranno senza meta fino a quando, accanto allo scheletro di una balena, il luccichio della polvere aurifera ridarà uno scopo alle loro esistenze...E' "Terra del Fuoco", il racconto lungo che dà il titolo a questa raccolta di Francisco Coloane. Avidi cercatori d'oro, rivoluzionari in fuga, mandriani inseguiti dal vento, coloni che impazziscono nel tentativo di domare una terra selvaggia, marinai vittime di maledizioni, capitani coraggiosi e sfortunati: questi sono i personaggi che popolano le straordinarie storie dello scrittore cileno, cantore leggendario del "mondo alla fine del mondo". Ma è personaggio, è protagonista, accanto a loro, la natura stessa in tutta la sua inquietante grandezza, il paesaggio aspro delle estreme regioni meridionali del continente americano, quella Terra del Fuoco che diviene simbolo ideale e totale della elementare e incessante drammaticità delle passioni umane. Con "Terra del Fuoco", Coloane ha vinto il Premio Annual de Literatura de la Sociedad de Escritures de Chile.

- Capo Horn - Ugo Guanda Editore - Parma - Lit. 20.000 - 175 pp

A Capo Horn due grandi oceani si incontrano in un incessante duello. Secondo una leggenda marinara, il Diavoloè rimasto incatenato sul fondo di questo tratto di mare in perenne tempesta. I pochi uomini che si avventurano oltre l'estrema frontiera, dove finisce il mondo, ingaggiano una strenua lotta per la sopravvivenza contro una natura spietata e al tempo stesso grandiosa, sublime, apocalittica. La solitudine è un nemico subdolo, corrode l'anima e corrompe la mente. Nel racconto che da il titolo alla raccolta, un fuggiasco, forse evaso dalla famigerata colonia penale di Ushuaia, incontra due "gringos" infidi e cinici: in cambio di ospitalità, li conduce in una caverna segreta su un'isola sperduta, per compiere una mattanza di foche appena nate. L'avidità e l'abitudine alla violenza saranno fatali allo sfortunato fuggiasco. Un guardiano di greggi relegato in un avamposto combatte una sorda battaglia contro la propria follia: un vecchio lupo di mare non si arrende alla malasorte che lo perseguita e sfida il destino inventando geniali stratagemmi per contabbandare rum: due mandriani venuti da paesi lontanissimi tra loro finiscono per incontrarsi nelle praterie della Terra del Fuoco, dove il fato ha deciso che regolino un vecchio conto in sospeso...Ma sono anche gli animali ad emergere da queste storie straordinarie dimostrando che solidarietà e vendetta non sono sentimenti esclusivi degli esseri umani. E questi ultimi, se sopravvivono alla desolazione ed alla furia degli elementi, restano segnati per sempre dagli spazi infiniti e dalla libertà nella sua accezione assoluta, al punto che prima o poi vi torneranno per concludere i loro giorni.

- I balenieri di Quintay - Ugo Guanda Editore - Parma - Lit. 20.000 - 166 pp

"Per quanto mi riguarda, avevo conosciuto qualcosa di simile alla malinconia, alla lontananza dalla civiltà, nella pampa fuegina e patagonica, dove l'isolamento e la solitudine portano gli uomini a scivolare in un pozzo oscuro e in lunghe navigazioni sui mari sperduti quanto quello antartico. L'uomo evade all'interno di se stesso, viaggia lungo le proprie vene, si arrampica sull'impalcatura delle proprie ossa, si abbevera al cuore, e aariva fino ad un meraviglioso faro che si trova sulla sommità, nella mente, e solo i suoi occhi chiusi per ore e ore possono scorgere, guardando dentro, per ammirare la bellezza e il dolore di quanto è stato creato su questa sottile crosta terracquea..." Questa l'esperienza terribile e insieme meravigliosa dei personaggi abbandonati alla fine del mondo che Coloane ritrae con grande vigore e vibrante drammaticità nei "Balenieri del Quintay": marinai, pescatori, cacciatori di foche, mandriani, cercatori d'oro e domatori di cavalli, tutti impegnati in una unica sfida contro una natura estrema e spettacolare che rende difficile la sopravvivenza e nello stesso tempo trasforma l'esistenza in una avventura straordinaria. E tra la poliedrica umanità che si aggira nelle distese battute dal vento e sui gelidi mari sferzati dalla burrasca, questa volta fa capolino lo stesso Coloane che gioca a mescolarsi con i protagonisti delle sue storie in alcune pagine dal sapore autobiografico di indimenticabile intensità.

- La scia della balena - Ugo Guanda Editore - Parma - Lit. 26.000 - 306 pp

" La scia della balena" è un romanzo di formazione e di iniziazione, che accompagna il giovane Pedro Nauto nel suo avventuroso ed accidentato cammino verso la maturità; ma è anche e soprattutto un sapiente racconto marinaro, classico nella scelta dello sfondo, la caccia alla balena, e dei protagonisti: un giovane alla ricerca di un destino ed un vecchio capitano coraggioso, senza però l'odio del capitano Achab di Melville, ma con la stessa determinazione nell'affrontare il pericolo; tipico nel gusto per i simboli, il Leviathan ed il Caleuche, il mitico vascello fantasma; poderoso nella raffigurazione di un mare gelido dai colori cristallini, crudele e generoso, immoto e tormentato; intrigante e realistico nelle accurate descrizioni della vita di bordo e dei particolari dell'industria baleniera; magico per tutti i miti, le leggende, le credenze popolari che i marinai si tramandano intorno al fuoco E non è tutto: l'autore, spostando con perizia l'angolo visivo, si muove senza sosta dall'oceano alle isole e colora il romanzo di un'ombra di intrigo e di mistero. Così una mattina un'onda restituisce alla spiaggia di Quemchi, piccolo porto dell'isola grande di Chiloè, un macabro tesoro, il corpo di una donna che la violenza delle acque ha reso cangiante come "la madreperla nelle grigie profondità del mare". E' la madre di Pedro, che si è portata via per sempre il segreto della sua nascita. Ma per quelle coincidenze che il caso si diverte ad architettare, il ragazzo arriverà a pochi passi dalla soluzione. Intorno la ridda dei personaggi fantastici, cui il lettore di Francisco Coloane è affezionato: il palombaro Josè Andrade, ultimo pioniere che scandaglia ancora con lo scafandro di piombo il fondale in cerca di ostriche; Rosalìa con gli occhi verdi come le alghe e la pelle profumata d'ambra; l'astuto baro di Puerto Montt, con le mani curate e l'ironia pungente verso le sue facili prede; guaritrici portentose, isolani con una prodigiosa conoscenza delle piante, dei fiori, dei pesci. Coloane ci narra di una natura terribile e potente, amica a saperla conoscere, infida a volerla sfidare; di un mondo esotico pieno di cose che la remota lontananza colma di malia; di vicende così straordinarie da stupire anche il lettore più disincantato, con lo stile asciutto ed incisivo che lo ha reso inconfondibile.

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