- Fabrizio
Autore: Fernanda Pivano E-mail: I miei quadrifogli@frassinelli.it
Non si può offendere il suo bel viso triste neanche in uno
scherzo come questi. Fingiamo che lui fosse la sua chitarra, che
lui chiamava con un nome per giocare coi suoi figli bambini, ed è
li che in realtà a parte l'anarchia gli era rimasto addosso Brassens.
Ha imparato da lui, che non ha mai voluto incontrare per paura
di venirne deluso, a suonare la chitarra cercando di ricavarne gli
armonici reali della sua voce fatata.
Fabrizio era tutto fatato, un dono delle fate più ancora che degli
dei, e quando da dietro le quinte sbocciava la sua voce e, dietro,
comparivano i dolci capelli della sua giovinezza incantatrice,
nelle folle di diecimila stregati si faceva il silenzio di chi lo aveva
sognato aspettato desiderato - di chi lo aveva amato.
Quando lo hanno rapito, e la sua bionda eroina ha chiesto di
essere rapita con lui, si sono accorti subito che il suo problema
non erano i soldi, perché non ne aveva, era la sua chitarra,
perché era l'unica cosa che avesse.
Nel cuore aveva anche il mare, aveva gli spazi sulle rive del mare,
aveva la spuma bianca del mare tra le foglie verdi della riva.
No, Fabrizio, non sono tutte "belinate": sono la tua realtà
nel cuore nostro.
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