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Attila




Opera in un prologo e tre atti la cui stesura, per quanto riguarda il libretto, fu iniziata da Temistocle Solera e completata da Francesco Maria Piave e Andrea Maffei, Attila ebbe la sua prima rappresentazione a Venezia, al Teatro La Fenice, il 17 marzo 1846, primo violino e capo d'orchestra: Gaetano Mares. Interpreti principali della nuova opera furono: Ignazio Marini (basso), Attila; Sophie Loewe (soprano), Odabella; Carlo Guasco (tenore), Foresto; Natale Costantini (baritono), Ezio; Giuseppe Romanelli (basso), papa Leone I.
 

 
Alla testa dei suoi soldati, Attila, re degli Unni, occupa l'Italia, giungendo quasi fino a Roma: sarà costretto a fermarsi solo dinanzi alla ferma resistenza di papa Leone I. Al seguito di Attila è Odabella, salvatasi dopo la distruzione di Aquileia - avvenuta per mano di Attila e dei suoi sgherri -, dove la fanciulla ha perduto però il padre e l'amato Foresto. Quest'ultimo è riuscito tuttavia a salvarsi fortunosamente e raggiunge l'accampamento di Attila, progettando, insieme al generale romano Ezio, di assassinare il re degli Unni. Al campo degli Unni, Foresto ritrova anche Odabella, lei pure intenzionata a uccidere il tirannico Attila per vendicare il padre e i suoi concittadini. Odabella sventa il piano di Foresto - che viene imprigionato -, poiché vuole essere lei sola la vendicatrice del suo popolo. Attila, in segno di gratitudine, consegna alla ragazza il prigioniero e annuncia la decisione di sposare Odabella, la quale però fugge nel campo romano. Qui Attila la raggiunge, e si trova in tal modo circondato dai numerosi avversari che intendono ripagarlo delle sventure che ha provocato: in questa circostanza drammatica, Odabella infine riuscirà ad attuare i suoi propositi, colpendo a morte il feroce Attila.

A qualche brano di indubbio fascino si alternano pagine di maniera, oppure decisamente deludenti; alcune romanze, costruite "su misura" per la vocalità di cantanti quali il tenore Guasco o il soprano Loewe, rispettivamente primi interpreti di Foresto e Odabella, e qualche brano come i preludi al prologo e al primo atto, possiedono caratteristiche che rivelano la maestria drammatica che il musicista andava affinando. Il pubblico riservò all'opera, specie alla prima parte di essa, una buona accoglienza, pur senza decretarne il trionfo, e la critica si espresse in termini piuttosto scettici: "In luogo della vera ispirazione, tranne che in qualche pagina, non vi è che un nobile artistico sforzo di ispirazione", scrisse ad esempio "Il gondoliere", una pubblicazione veneziana dell'epoca. Attila fu riproposto il 26 dicembre 1846 alla Scala di Milano e anche in questa occasione la critica alla nuova opera di Verdi non fu particolarmente favorevole.
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