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Giovanna d'Arco





Giovanna d'Arco, dramma lirico in un prologo e tre atti su libretto di Temistocle Solera. ["Nell'orribile foresta / sempre infuria la tempesta; / fra l'orror di lampi e tuoni / là convergono i demòni. / Là coi maghi e con le streghe / fanno i patti e le congreghe, / e con filtri avvelenati / ammolliscono i peccati /...": è un brevissimo esempio dello "stile" che il Solera ha utilizzato nella versificazione della riduzione del dramma schilleriano.] L'opera ebbe la sua prima rappresentazione al Teatro alla Scala di Milano il 15 febbraio 1845. Primo violino e capo d'orchestra era Eugenio Cavallini e gli interpreti principali: Erminia Frezzolini (soprano), Giovanna; Antonio Poggi (tenore), Carlo VII; Filippo Colini (baritono), Giacomo. La fonte del libretto fu il dramma di Schiller Jungfrau von Orleans, rappresentato a Lipsia nel 1801: Solera ne ricavò un lavoro confuso, aggiungendo e togliendo scene a suo piacimento e rendendo conseguentemente il soggetto (e i versi con i quali esso viene narrato) incredibilmente assurda. In breve, si riassume la vicenda.
 

 
Nel villaggio francese di Domrémy, Giovanna vuole seguire il destino, che essa sostiene assegnatole da Dio stesso, di salvara la patria, dopo la sconfitta subita dai francesi a opera delle armate inglesi. Carlo VII, frattanto, proprio a seguito della sconfitta dell'esercito francese, è sul punto di abdicare. Racconta ai suoi fedeli cortigiani di aver avuto la visione di una statua della Madonna, in una foresta frequentata da streghe e demoni. La statua gli ha imposto di deporre ai suoi piedi le armi, e Carlo ha ubbidito. Anche Giovanna si trova nella foresta; è addormentata, e al suo risveglio trova le armi davanti la statua della Vergine e incontra Carlo VII, al quale assicura una prossima vittoria. Il colloquio viene seguito dal padre di Giovanna, Giacomo, il quale sospetta che tra la figlia e il re di Francia vi siano rapporti amorosi. Giovanna è ora in guerra a fianco dei soldati di Carlo VII; respinge le offerte amorose del re, poiché ritiene che la missione affidatale non le consenta di accettare un amore terreno. Ma il padre di lei la ritiene posseduta da potenze infernali e l'accusa di sacrilegio. Giovanna viene fatta prigioniera durante una battaglia e, in sonno, pronuncia parole che provano la sua piena innocenza: il padre le ode, la libera e la pulzella torna immediatamente alla battaglia e alla vittoria. Viene però ferita a morte e trasportata al campo dove, a Carlo VII subito accorso, esprime, quale ultimo desiderio, che le sia posta accanto la bandiera da lei stessa gloriosamente impugnata nel corso di tante battaglie.

L'opera ebbe un buon successo e alcuni motivi melodici divennero così popolari da essere suonati per le strade, "incisi" sul rullo di un organo ambulante, il che procurò a Verdi, fra l'altro, critiche e dileggi da parte degli austriaci.  Sono alcuni dì", scriveva Emanuele Muzio ad Antonio Barezzi, "che è sortito un organo ambulante di gran dimensione,[...] ove c'è quasi per intero la Giovanna d’Arco [...] La polizia non permette che lo facciano girare di sera, perché fa unire troppa gente e le carrozze non possono andare [...]."
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