.
Macbeth





La prima rappresentazione di Macbeth ebbe luogo a Firenze, al Teatro della Pergola, il 14 marzo 1847, direttore d'orchestra il Maestro Alamanno Biagi. Il libretto era di Francesco Maria Piave, con interventi dell'amico Andrea Maffei. Gli interpreti principali furono: Felice Varesi (baritono), Macbeth; Marianna Barbieri-Nini (soprano), Lady Macbeth; Michele Benedetti (basso), Banquo.
In Macbeth vengono narrate vicende cupe e che si succedono con una tragica cadenza, nelle quali i personaggi principali (Macbeth e la sua diabolica moglie) possiedono un'ideologia a senso unico, legata a una illimitata sete di potere, per acquisire il quale commettono delitti efferati. Oltre a situazioni tragiche sono inoltre presenti nell'opera elementi magici e metafisici che, anche musicalmente, generano un clima, in alcuni casi, di pura astrazione e una continua, persistente tensione: in altri lavori musicali un'esperienza simile non era ancora stata neppure tentata da altri compositori ed è questo aspetto di assoluta novità, quindi, uno tra gli elementi più interessanti del Macbeth verdiano. Anche l'orchestrazione è più curata e attenta rispetto ai lavori precedenti e Verdi richiede agli esecutori effetti coloristici suggestivi, per ottenere i quali fornisce precise istruzioni. Per esempio, nella scena che prevede le apparizioni evocate dalle streghe, Verdi raccomanda a chi mette in scena l'opera di attenersi strettamente a un piccolo organico orchestrale composto di "due oboi, sei clarinetti in la, due fagotti e un controfagotto [per ottenere] una sonorità strana, misteriosa e nello stesso tempo calma e quieta che altri stromenti non potrebbero dare. Dovranno essere sotto il palcoscenico, ma sotto una trappe, una botola aperta ed abbastanza larga onde il suono possa sortire e sperdersi pel teatro, ma in modo misterioso e come in lontananza". Cioè nella fossa orchestrale, il cosiddetto golfo mistico, che si trova tra palcoscenico e platea, a un livello inferiore rispetto al palcoscenico sul quale agiscono i cantanti-attori, in modo che la musica venga udita sia dai cantanti sia dal pubblico, senza che però ne siano visibili gli esecutori. Per fare un altro esempio, quando Verdi seppe che il soprano in un primo tempo designato dal teatro fiorentino a impersonare Lady Macbeth sarebbe stata Eugenia Tadolini (dalla voce dolce almeno quanto gradevole era il suo aspetto esteriore) scrisse, a proposito della cantante ideale che egli avrebbe ritenuto adatta a interpretare il ruolo femminile principale nell'opera: "La Tadolini ha troppo grandi qualità per fare quella parte! [...] La Tadolini ha una figura bella e buona, ed io vorrei Lady Macbeth brutta e cattiva. La Tadolini canta alla perfezione; ed io vorrei che Lady non cantasse. La Tadolini ha una voce stupenda, chiara, limpida, potente; ed io vorrei in Lady una voce aspra, soffocata, cupa. La voce della Tadolini ha dell'angelico; la voce della Lady vorrei che avesse del diabolico" (lettera a Salvatore Cammarano del 23 novembre 1848).
 

 
La vicenda è ambientata, all'inizio, in una foresta: alcune streghe che stanno celebrando i loro riti sabbatici vengono interrotte dall'arrivo di Macbeth e Banquo, generali dell'esercito del re di Scozia, Duncan; le streghe li salutano e profetizzano loro che l'uno sarà signore di Cawdor e re di Scozia e l'altro futuro padre di re. Giungono due messaggeri che annunciano a Macbeth la sua nomina a signore di Cawdor: Macbeth è turbato per il repentino, anche se parziale, avverarsi della profezia appena udita. Ciò che lo sconvolge è il pensiero che, per far sì che anche la seconda parte della predizione possa aver completa attuazione, il suo re, Duncan, dovrà morire. Macbeth viene convinto dalla moglie a essere lui stesso lo spietato esecutore di questo efferato delitto: Lady Macbeth lo esorta anche ad agire con rapidità. L'assassinio viene perpetrato: accusato del delitto è però il figlio di Duncan, Malcolm, che, di conseguenza, è costretto a fuggire, cercando rifugio in Inghilterra. Macbeth è proclamato re di Scozia; poiché però teme l'avverarsi della profezia che le streghe fecero a proposito del destino di Banquo, istigato da Lady Macbeth, invia alcuni sicari ad uccidere Banquo stesso e il figlio di quest'ultimo, Fleanzio: il primo viene assassinato, ma Fleanzio riesce a fuggire. Durante un banchetto al castello, appare improvvisamente lo spettro di Banquo, che terrorizza Macbeth. A Macduff, amico di Malcolm, che è presente nella sala del banchetto, non sfugge lo smarrimento di Macbeth e, poiché ciò gli fa nascere in animo sentimenti di sospetto, decide di lasciare a sua volta la Scozia: si unirà a Fleanzio e successivamente a Malcolm con i quali combatterà Macbeth, anche per vendicare la moglie e i propri figli nel frattempo fatti trucidare da Macbeth, una volta ancora istigato a commettere l'atroce delitto da Lady Macbeth. Macbeth interroga nuovamente le streghe della foresta, e queste ultime, raccomandandogli di guardarsi particolarmente da Macduff, tra incantesimi ed evocazioni di soprannaturali apparizioni, gli annunciano la verità, e cioè che il suo regno avrà fine quando la foresta di Birnam si muoverà contro di lui; nessun "nato di donna" potrà mai, comunque, ucciderlo. Lady Macbeth, progressivamente delirante, oppressa dai rimorsi, vaga sonnambula attraverso le stanze del castello, mentre a Macbeth viene comunicato che la foresta di Birnam sta muovendosi; Malcolm e Macduff hanno infatti ordinato agli uomini dei quali sono al comando - e che avevano abbandonato la Scozia per sfuggire alle prepotenze di Macbeth - di mimetizzarsi con folti rami tagliati dagli alberi e di marciare contro Macbeth. Mentre quest'ultimo penetra nella foresta per affrontare i suoi avversari, gli giunge notizia della morte di Lady Macbeth. Lo scontro nella foresta ha infine luogo. Macbeth è costretto a un corpo a corpo con Macduff e questi gli fa l'ultima, terrificante rivelazione che riguarda se stesso: non è stato generato da donna, ma è stato strappato con violenza dal grembo materno. Macbeth, sopraffatto nel duello con Macduff, viene colpito a morte. Malcolm, infine, viene proclamato coralmente nuovo re di Scozia.

Nel 1865 Verdi presentò una nuova versione di Macbeth al Théâtre Lyrique di Parigi, su libretto di Nuitter e Beaumont contenente alcuni cambiamenti rispetto alla stesura originale. Gli interpreti di quella rappresentazione, messa in scena il 21 aprile, furono: il soprano Rey-Balla, Lady Macbeth, il baritono Ismaël, Macbeth, il tenore Monjauze, Macduff e il basso Bilis Petit, Banquo. Alcune recensioni apparse su giornali parigini criticarono Verdi sia per le orchestrazioni troppo rumorose e "pesanti" sia per una scarsa fedeltà dell'opera allo spirito del capolavoro di Shakespeare. Sull'uso degli ottoni nelle orchestre, Verdi scrisse a Piave: "[...] Queste bande poi non hanno il prestigio della novità e sono controsensi perpetui, e frastuoni; poi delle marce io ne ho fatte: una guerriera nel Nabucco, ed un'altra solenne e grave nella Giovanna che non ne farò mai più delle migliori. E che non si può fare un'opera grandiosa senza il frastuono della banda? [...] Ormai la banda è una provincialata da non usarsi più nelle grandi città". Sulla seconda obiezione sollevata dai critici parigini dell'epoca, il commento di Verdi fu: "Può darsi che io non abbia reso bene il Macbeth, ma che io non conosco, che non capisco e non sento Shacspeare (sic), no, perdio, no. È un poeta di mia predilezione che ho avuto tra le mani nella mia prima gioventù e che leggo e rileggo continuamente".
 .