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Nabucco





Nabucco, dramma lirico in quattro atti, su libretto di Temistocle Solera, tratto dal balletto di Antonio Cortesi rappresentato alla Scala nel 1838 (a sua volta il balletto fu ricavato dal dramma teatrale Nabucodonosor di Auguste Anicet-Bourgeois e François Cornue del 1836), fu messa in scena a Milano, al Teatro alla Scala, il 9 marzo 1842. Il soggetto, già proposto al musicista tedesco Otto Nicolai, era stato però da questi rifiutato. Carl Otto Nicolai, nato a Königsberg nel 1810, compose musica sinfonica, strumentale e l'opera Die hustigen Weiber von Windsor, Le allegre comari di Windsor, da Shakespeare), rappresentata nel 1849 e considerata il suo massimo capolavoro. Nicolai morì a Berlino nel 1849. Primo violino e capo dell'orchestra era Eugenio Cavallini. Gli interpreti principali di quella prima rappresentazione furono: Giuseppina Strepponi (soprano), Abigaille; Giovannina Bellinzaghi (mezzosoprano), Fenena; Corrado Miraglia (tenore), Ismaele; Giorgio Ronconi (baritono), Nabucco; Prospero Dérivis (basso), Zaccaria; e inoltre Teresa Ruggeri, Anna; Napoleone Marconi, Abdallo; Gaetano Rossi, Gran Sacerdote di Belo. L'opera è strutturata in quattro parti: Me, L'empio, La profezia, L'idolo infranto
 

 
La vicenda è ambientata, all'inizio, a Gerusalemme e in seguito in Babilonia e si riferisce anzitutto alla triste condizione del popolo d'Israele sconfitto dagli assiri (nel testo dell'opera, in verità, il librettista fa spesso confusione tra assiri e babilonesi). Il personaggio principale è Nebuchadnezzar, "tradotto" in Nabucodonosor e divenuto definitivamente Nabucco in occasione della rappresentazione del 1844 messa in scena al Teatro San Giacomo di Corfù. Nabucco è il feroce re babilonese che ha costretto all'esilio in Babilonia gli ebrei: questi, all'inizio dell'opera, sono rifugiati nel tempio di Gerusalemme e levano alte grida disperate, a causa della sconfitta subita appunto ad opera di Nabucco. Zaccaria, il Gran Pontefice degli ebrei, tiene però in ostaggio la figlia di Nabucco, Fenena, e affida quest'ultima a Ismaele (nipote del re di Gerusalemme); Ismaele e Fenena sono segretamente innamorati. Irrompono nel tempio dapprima l'assira Abigaille (che è ritenuta sorella di Fenena e quindi figlia di Nabucco - ella pure innamorata di Ismaele) e quindi Nabucco, a capo dei babilonesi, proprio mentre Ismaele tenta, con successo, di rendere la libertà a Fenena. Zaccaria viene disarmato da Ismaele, che gli impedisce in tal modo di uccidere Fenena, mentre Nabucco comanda ai suoi uomini di saccheggiare la città. Abigaille, tornata a Babilonia, scopre di esser figlia di schiavi e progetta un colpo di stato: convoca il Gran Sacerdote di Belo e con lui prende accordi per uccidere Fenena, nonché per diffondere la falsa notizia della morte di Nabucco. Potrà in tal modo impadronirsi del potere e ordinare lo sterminio degli ebrei. Giunge però, inatteso, Nabucco, che, cingendo la corona della quale Abigaille stava per impadronirsi, si riconferma re e infine si autoproclama addirittura Dio stesso: un fulmine, in quello stesso istante, lo colpisce, rendendolo folle. Abigaille approfitta della circostanza e raggiunge gli scopi propostisi di regnare sui babilonesi e di pronunciare la condanna a morte degli ebrei prigionieri. Fenena si è frattanto convertita alla fede ebraica e si trova tra i condannati: Nabucco la scorge mentre viene condotta al supplizio e, inconsapevolmente, rivolge una preghiera al "Dio di Giuda", implorandone il perdono per le sofferenze da lui stesso procurate al popolo ebreo. Nabucco riacquista miracolosamente la ragione e, postosi alla testa di un drappello di soldati rimastigli fedeli, si allea con gli assiri e riconquista Babilonia. Ordina quindi la liberazione degli ebrei e, con loro, esalta la gloria del Dio D'Israele. Abigaille si suicida ingerendo un potente veleno: prima di morire chiede però perdono a Fenena e prega Nabucco perché acconsenta all'unione della stessa Fenena con Ismaele.

Verdi fu profondamente attratto dalla vicenda di origine biblica, complessa e carica di significati simbolici: probabilmente non fu del tutto consapevole del contenuto "rivoluzionario" che il pubblico vi avrebbe individuato fin dalla prima rappresentazione. Nel popolo ebraico soggetto alla schiavitù babilonese che coralmente intona "Va pensiero sull'ali dorate..." e "O mia patria, sì bella e perduta...", infatti, chi assistette all'opera individuò la triste e attuale situazione degli italiani dominati dagli austriaci e della loro terra occupata da un popolo straniero: ciò valse a suscitare entusiasmi e a fare in seguito del Nabucco (e in particolare del "Va pensiero..." che divenne un vero e proprio "inno nazionale") uno degli strumenti e dei simboli delle lotte risorgimentali per l'emancipazione e per la conquista dell'indipendenza. Il pubblico accolse l'opera con entusiasmo e sottolineò positivamente soprattutto quello che in seguito sarebbe divenuto tipico di molte pagine verdiane, cioè il ruolo determinante attribuito al coro, oltre ad apprezzare la caratterizzazione incisiva di alcuni personaggi, quali Abigaille, figura femminile dotata di notevole carica drammatica; Nabucco, padre teneramente affettuoso; Zaccaria, personaggio dagli accenti ieratici e solenni.
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