Oberto, Conte di San Bonifacio
Oberto è un dramma
lirico in due atti su libretto di Antonio Piazza riveduto da Temistocle
Solera. Nella prima esecuzione, primo violino e capo d’orchestra fu Eugenio
Cavallini; interpreti Ignazio Marini (basso), Oberto; Antonietta
Marini (soprano), Leonora; Maria Schaw (soprano), Cuniza;
Lorenzo Salvi (tenore), Riccardo. La prima rappresentazione avvenne
il 17 novembre 1839 al Teatro alla Scala di Milano.
Si suppone che Verdi abbia utilizzato
in tutto o in parte, rimaneggiandolo, il materiale di un'opera precedente,
Rochester,
mai rappresentata e della quale peraltro nulla si conosce; si è
già accennato d'altronde al fatto che Verdi distrusse alcuni dei
propri lavori giovanili, ritenendoli mediocri o comunque non all'altezza
di venire divulgati. In seguito Verdi rifiutò sempre di rimettere
in scena l'Oberto, anche quando, nel 1888, Boito gli propose espressamente
di riprendere quest'opera per festeggiare il cinquantesimo anniversario
di attività musicale. Pur trattandosi quindi di un lavoro del quale
lo stesso Verdi non era particolarmente entusiasta, l'opera mette in scena
quello che potrebbe essere considerato un "prototipo" in seguito spesso
presente nei drammi verdiani, quello cioè del vecchio nobiluomo
offeso nel proprio onore, precursore di analoghe figure che appariranno
poi in opere quali Ernani, I due Foscari, Simon Boccanegra,
Luisa Miller, Rigoletto. Si avverte nell'opera, oltre ad accentuati
richiami a Bellini, Donizetti e Weber, una certa ripetitività e
una strumentazione pesante che risente – soprattutto per l'uso che Verdi
fa degli ottoni – della familiarità con i numerosi pezzi per banda
composti in precedenza dal musicista.
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