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Simon Boccanegra





L'opera Simon Boccanegra, in un prologo e tre atti, venne tratta da un dramma di Antonio Garcia Gutiérrez: il libretto, ancora una volta, venne approntato da Piave, con interventi di Giuseppe Montanelli, un professore di diritto che collaborò con Verdi a Parigi.
La prima esecuzione, avvenuta a Venezia al Teatro La Fenice il 12 marzo 1857 ebbe quali interpreti principali: Leone Giraldoni (baritono), Simon Boccanegra; Carlo Negrini (tenore), Gabriele Adorno; Luigia Bendazzi (soprano), Maria - Amelia; Giacomo Vercellini (baritono), Paolo Albiani; Giuseppe Echeverria (basso), Jacopo Fiesco. Si trattò di un altro clamoroso insuccesso, che, pareva ormai consuetudine dovesse accompagnare le opere di Verdi nei loro debutti veneziani: anche le riprese in altri teatri italiani non ebbero però miglior sorte.
 

 
La vicenda politica e familiare di Simon Boccanegra, un tempo corsaro e divenuto poi primo Doge della Repubblica di Genova, si svolge nella prima metà del XIV secolo: egli aveva amato in gioventù la figlia di Jacopo Fiesco e da questa unione era nata una bambina, Maria, che gli era stata sottratta ed era poi improvvisamente scomparsa. Dopo venticinque anni Boccanegra riconoscerà la propria figlia in Amelia, adottata dalla famiglia Grimaldi. La giovane ama, riamata, Gabriele Adorno, un aristocratico che cospira con Jacopo Fiesco contro il Doge: a Gabriele contende la ragazza Paolo Albiani, il quale chiede la sua mano: il Doge rifiuta però di dare in moglie Amelia a Paolo e questi si vendica progettando il rapimento della giovane. Paolo Albiani incita poi il popolo alla rivolta contro il Doge e cerca di convincere Fiesco e Adorno ad assassinare Boccanegra. Gabriele pare disposto a farlo poiché sospetta del rapimento di Amelia lo stesso Doge: la ragazza gli rivela però che Simon Boccanegra è il suo vero padre e Gabriele desiste dall'uccidere il Doge. Paolo Albiani, vista fallire la congiura da lui stesso ispirata, decide allora di avvelenare Simone. Riesce nell'intento, e il Doge, ormai morente, benedice l'unione di Amelia e Gabriele.

Poiché una delle cause di insuccesso dell'opera era da imputarsi indubbiamente a un libretto inadeguato e alla tetraggine della vicenda, nel 1880 il testo fu completamente revisionato da Arrigo Boito, che modificò il finale, aggiungendovi una scena nella quale si rappresentava con accentuata maestosità ed efficacia una seduta del Senato genovese. La nuova versione di Simon Boccanegra andò in scena al Teatro alla Scala di Milano il 24 marzo 1881, con Franco Faccio alla direzione dell'orchestra e una compagnia di canto che comprendeva: Victor Maurel (baritono), Simon Boccanegra; Francesco Tamagno (tenore), Gabriele Adorno; Anna d'Angeri (soprano), Maria - Amelia; Federico Salvati (baritono), Paolo Albiani; Edouard de Reszké (basso), Jacopo Fiesco, e riscosse l'applauso convinto del pubblico scaligero.
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