.
Stiffelio / Aroldo
Il soggetto di Stiffelio fu
proposto a Verdi da Piave, che ne preparò poi il libretto, traendolo
da un lavoro di Émile Souvestre ed Eugène Bourgeois, Le pasteur,
ou l'Evangile et le foyer, rappresentato a Parigi nel 1848 e apparso anche
sulle scene del teatro di prosa italiano, nella traduzione di Gaetano Vestri.
L'opera, in tre atti, venne rappresentata al Teatro Grande di Trieste:
primo violino e direttore d'orchestra A. Scaramelli. I cantanti, principali
interpreti di questa prima, furono: Marietta Gazzaniga (soprano), Lina;
Gaetano Fraschini (tenore), Stiffelio; Filippo Colini (baritono), Stankar;
Raineri Dei (tenore), Raffaele.
L'esito fu negativo, anche se un
critico della "Gazzetta musicale" di Trieste ne diede un giudizio complessivamente
favorevole: "[...] È un lavoro filosofico e insieme religioso, nel
quale i canti dolci ed affettuosi vanno pur essi alternandosi con seducente
vicenda, e che raggiunge i più palpitanti effetti drammatici senza
far uso di bande, cori o sforzi sovrumani di ugola e di polmoni. [...]".
Il soggetto, insolito per l'opera
lirica, narra le vicende di un pastore protestante che scopre di essere
tradito dalla moglie: le concede il perdono, dopo aver predicato e meditato
sulla parabola evangelica dell'adultera. L'opera dovette essere rimaneggiata,
poiché sollevò le proteste della congregazione protestante
di Trieste, la città nella quale avvenne appunto la prima rappresentazione.
Più tardi, andò anche in scena con il titolo di Guglielmo
di Wellingrade, e venne ambientata nel Quattrocento, in Germania. Sette
anni dopo la prima rappresentazione, Verdi effettuò un completo
rifacimento dell'opera: il titolo divenne Aroldo, la vicenda fu
spostata nel Duecento, all'epoca delle Crociate.
Aroldo
torna dalle Crociate, accolto dalla moglie, Mina, che in sua assenza ha
avuto rapporti amorosi con il cavaliere di ventura Godvino. Il padre di
Mina, Egberto, sfida a duello, per motivi d'onore, Godvino: Aroldo li sorprende
e, in questa occasione, apprende la verità, cioè che la moglie
lo ha tradito, e invoca il divorzio, separandosi da Mina e raggiungendo
la Scozia, dove vive da eremita. Mina ed Egberto lo raggiungono: implorano
il perdono per l'infedeltà della donna e ottengono la riconciliazione.
|
Aroldo andò in scena
in occasione dell'inaugurazione del Teatro Nuovo di Rimini, il 16 agosto
1857: al libretto mise mano ancora Piave. La direzione orchestrale, in
questa occasione, fu affidata ad Angelo Mariani e gli interpreti furono:
Marcellina Lotti (soprano), Mina; Giovanni Pancani (tenore), Aroldo; Gaetano
Ferri (baritono), Egberto; Giovanni Battista Cornago (basso), Briano; Salvatore
Poggiali (tenore), Godvino; Napoleone Senigaglia (tenore), Enrico. Anche
in questa versione, l'accoglienza del pubblico non fu particolaramente
entusiastica, e Stiffelio/Aroldo finì ben presto per
essere dimenticata.
. |