.
Les Vêpres Siciliennes




I Vespri siciliani, opere in cinque atti, su libretto di Eugène Scribe e Charles Duveyrier, andò in scena all'Opéra di Parigi il 13 giugno 1855. Gli interpreti principali di quella prima esecuzione furono: Sophie Cruvelli (soprano), Hélène; Louis Gueymard (tenore), Arrigo; Marc Bonnehée (baritono), Montfort; Louis Henri Obin (basso), Procida.
L'opera si ispira alle sommosse contro gli angioini, che iniziarono all'ora del vespro del 30 marzo 1282 a Palermo (dal Cinquecento l'avvenimento viene ricordato con il nome simbolico di "vespri siciliani"). In breve tempo la ribellione si propagò all'intera Sicilia e tutti i francesi che non riuscirono a mettersi in salvo per tempo furono massacrati. Pietro d'Aragona accorse in aiuto dei palermitani insorti; in tal modo agli angioini francesi subentrarono gli aragonesi spagnoli. Ai moti seguì poi la "Guerra del vespro" che avrà fine soltanto nel 1302.
 

 
Elena, sorella del duca Federigo d'Austria, fatto assassinare dagli oppressori francesi, si incontra con Arrigo e, in seguito, con Giovanni da Procida, esule, appena giunto a Palermo. I tre si fanno promotori di un complotto per scatenare una rivolta che dovrà avere inizio non appena sarà al culmine una festa promossa nella propria residenza dal vicerè Guido di Monforte. Procida, mascherato, si reca al ballo indetto da Monforte per uccidere quest'ultimo. Arrigo, che è stato nel frattempo condotto nel palazzo del vicerè, apprende intanto di essere figlio di Monforte: il giovane, profondamente turbato, fugge dalla residenza del padre. 
Nel palazzo hanno luogo le preannunciate danze delle "Quattro Stagioni": la congiura è ormai ordita, ma in Arrigo insorge e prevale ora un sentimento filiale: rinuncia ai suoi propositi e mette in guardia il padre, provocando in tal modo il fallimento della progettata sommossa. Con altri congiurati, Elena e Giovanni da Procida, scopertisi, vengono arrestati e condannati a morte: li salverà l'intervento di Arrigo, che ama Elena e la incontra in carcere, mentre Procida riceve un messaggio che gli dà notizia che stanno per arrivare dalla Spagna gli aiuti che consentiranno di rendere finalmente libera la Sicilia. Monforte, supplicato da Arrigo, concede la grazia a Elena e Procida e acconsente successivamente anche alle nozze del figlio con Elena. Ha inizio la cerimonia nuziale tra canti, suoni e omaggi floreali; il suono lieto delle campane che accompagna il matrimonio rappresenterà però il segnale che inciterà alla ribellione tutto il popolo siciliano. Poiché questo era il patto, Elena non ha più alcuna possibilità di intervenire per modificare gli eventi e per scongiurare una carneficina; sulla piazza della cattedrale di Palermo, si compie dunque l'orrendo massacro dei francesi.

In particolare, l'Ouverture che introduce la vicenda e ne riassume tutti gli elementi, con il suo ritmo incalzante, la ricchezza di idee musicali, la smagliante sonorità strumentale, è un brano sinfonico di rara bellezza. Ciò che l'Ouverture iniziale promette, non viene del tutto mantenuto nell'opera, anche se alcune pagine ("O tu Palermo", affidata a Giovanni da Procida all'inizio del secondo atto; la Siciliana, "Mercè, dilette amiche", cantata da Elena nel quinto atto; le musiche del balletto "Le quattro stagioni") sono di eccellente fattura e, fin dalle prime esecuioni, acquisirono una notevole e meritata celebrità.
 .