Di tutto un po'

Un mondo maschile
di Eva Figes (1969)

La lotta per l’emancipazione della donna è aspra e lunga, ma l’uomo si rende conto che ha già dovuto cedere in alcuni campi e si difende come può; per esempio, una delle argomentazioni preferite dagli oppositori del movimento ottocentesco per i diritti femminili era che qualsiasi donna che dimostrasse interesse per la questione doveva mancare di attrattive muliebri; in parole povere, faceva tanto baccano solo perché non riusciva ad ottenere ciò che veramente voleva dalla vita: un uomo. Nella sua autobiografia, Simone de Beauvoir racconta che, all’apparire della sua opera IL SECONDO SESSO tra gli insulti piovuti da ogni parte sui giornali e per bocca di privati ritornava insistentemente l’insinuazione che quel che in fondo in lei “non andava” era di non essere mai stata soddisfatta sessualmente.
Una delle idee più radicate che gli uomini abbiano tramandato nei secoli al solo scopo di confortare il proprio complesso di superiorità è quella secondo cui le donne sarebbero intellettualmente inferiori. 

A questo proposito Antony Storr affermò: “L’indubitabile superiorità del sesso maschile nelle imprese intellettuali e creative è in relazione con la maggiore riserva di aggressività di cui gli uomini dispongono ... Sono ben poche le donne che, trovata l’occasione di coltivare le arti e le scienze abbiano prodotto opere originali di qualità degna di nota; non ci sono mai state donne di genio tali da stare alla pari con Michelangelo, Beethoven....” Ma non considerano il fatto che quel che le donne in genere fanno oggi ed hanno fatto in passato non è frutto soltanto di ciò che è stato loro concesso di fare, nel senso della mancanza di specifiche proibizioni nello studio e nel lavoro, ma anche di ciò che ci si attendeva o si pretendeva da loro. I pedagogisti sono sicuramente d’accordo che consentire ad un bambino l’apprendimento significa arrivare solo a metà strada, visto che nella stragrande maggioranza dei casi i bambini devono essere stimolati attivamente allo studio. Il ragazzino pigro può essere pungolato nel senso dell’ambizione e dell’aggressività, ma ad una ragazza, priva di ogni motivazione esterna, occorrono doti eccezionali per provare quella sete naturale di conoscenza, quella passione del sapere che sole possono condurre alle grandi affermazioni. Nel suo caso occorre che l’ambizione e l’aggressività si generino totalmente all’interno e con una potenza doppia, per infrangere due barriere: la proibizione sociale e le attese sociali contrarie. Nella società patriarcale, che per noi risale agli albori della storia documentata, i maschi hanno sempre condannato l’aggressività femminile, interpretandola o come insubordinazione o come vana emulazione. L’idea della sottomissione della donna è intrinseca nel modo in cui si fa l’amore, l’uomo sopra e la donna sotto, che è poi considerato in lodo normale da chiunque sia stato allevato ed educato nella tradizione culturale occidentale. La preoccupazione dell’uomo è sempre stata che, specialmente in camera da letto, la sottomissione sia un atto totale, perché egli pretende un’obbedienza cieca priva d’ogni sensualità. Secondo gli antichi ebrei, il signore tentò 3 volte di trovare una compagna adatta ad Adamo, e persino la terza volta, quando fabbricò l’Eva a tutti nota, non riuscì ad evitare conseguenze disastrose. La prima moglie Lilith, era un essere col quale nessun uomo avrebbe potuto reggere, una figura in cui si riunivano i vizi peggiori delle streghe medioevali, di George Sand e di Mrs. Pankhurst. Lilith un giorno si ribellò ad Adamo e lo abbandonò; atterrò ai margini della civiltà e partorì la stirpe dei demoni che doveva diffondere il male nel mondo. Lilith è un’immagine ricorrente della femminilità nelle società patriarcali. Purtroppo, non si può parlare di condizioni di esistenza superate e conchiuse, ma di una tradizione che si perpetua sotto diverse spoglie. Non più di qualche mese fa, nel 1969, il dott. Edmund Leach ha spiegato in un convegno tenutosi a Keele che è ormai tempo di smetterla con l’educazione femminile equiparata a quella maschile, avrebbe il solo risultato di ottenere “pseudomaschi di seconda categoria”, perché comincia a farsi sempre più difficile il reperimento di qualcuno che sia disposto ad occuparsi delle faccende domestiche. Si obietta che tutto ciò che si protrae così a lungo nelle tradizioni deve per forza avere un fondamento di realtà e che se tanto Freud quanto gli antichi ebrei formulavano il medesimo concetto (invidia del pene), ci deve pur essere qualcosa di costantemente vero. A certe obiezioni ha già risposto John Stuart Mill un centinaio di anni fa: “LA GENTE NON CAPISCE LA GRANDE VITALITÀ, LA GRANDE DUREVOLEZZA DELLE ISTITUZIONI CHE PORTANO IL DIRITTO DALLA PARTE DEL PIÙ FORTE; NON CAPISCE FINO A CHE PUNTO CI SI ABBARBICA A CIO' CHE E’ DATO DA LUNGO TEMPO; NON CAPISCE CHE LE INCLINAZIONI E LE INTENZIONI BUONE O CATTIVE DI CHI HA NELLE MANI IL POTERE SI SONO ORMAI IDENTIFICATE CON LO STESSO POTERE..."     Continua