C’era una volta una vecchia stufa
che abitava da tanti anni in una piccola casa alle pendici di un’alta montagna.
Aveva scaldato tanta gente in quella casa: bambini accoccolati davanti
a lei ad ascoltare le favole inventate dalle loro nonne, vecchi stanchi
ed infreddoliti, giovani forti che solo occasionalmente le avevano lanciato
qualche occhiata.
Ed ora tutto stava per finire,
pensò la vecchia stufa: la donna che aveva abitato quella casa,
Sara, era appena morta e lei sapeva che nessuno più avrebbe avuto
bisogno di lei. I figli di Sara se ne erano andati da tanto tempo per abitare
in case più moderne e certo non sarebbero più tornati a vivere
lì; probabilmente avrebbero abbandonato la vecchia casa al suo destino
e lei sarebbe rimasta lì, da sola, spenta per sempre. Sarebbe stato
un po’ come morire, pensò tristemente la stufa. Ma ora doveva mettere
da parte le malinconie perché stavano per arrivare i figli di Sara
per il funerale e lei aveva il dovere di scaldarli come faceva quando erano
piccoli, si disse la stufa.
I figli di Sara arrivarono con
i loro figli ed accesero la stufa borbottando che sarebbero morti di freddo
in quella casa cadente. La stufa rivide con gioia i bimbi che aveva amato,
ora cresciuti: specialmente Gioia, la più grande dei nipoti di Sara.
C’era stato un rapporto speciale
tra lei e Gioia, ricordò la stufa: la piccola sedeva per ore intere
sul tappeto davanti a lei, con lo sportelletto aperto, incantata a guardare
il fuoco che danzava, oppure ad ascoltare le fiabe che Sara le raccontava.
Infatti Gioia tornò a sedersi davanti a lei ed aprì lo sportelletto,
proprio come allora. Rimase lì a lungo, fissando il fuoco assorta,
poi si girò verso il padre e gli disse: "Papà, ho preso una
decisione, verrò a vivere qui a casa della nonna, non è molto
lontano, potrò fare avanti e indietro per andare a lavorare. Credo
che questa sia la soluzione migliore se a te ed agli zii non dispiacerà,
vi pagherò un affitto."
"E’ una follia, Gioia, sei troppo
giovane per vivere sola e poi questa casa non è abitabile! sai quante
volte abbiamo cercato di convincere tua nonna a venir via di qui!"
"Se non potrò venire qui,
papà, me ne andrò ugualmente dalla tua casa, lo sai, credo
che i nostri rapporti miglioreranno se staremo lontani per un po’; quindi
ti prego affittami questa casa, sai quanto la amo!"
"No, Gioia e non ne voglio più
sentir parlare!"
La stufa per la prima volta nella
sua vita si rammaricò di non poter parlare, perché lei sapeva
che Gioia aveva tutto il diritto di vivere in quella casa: aveva sentito
Sara, tanti anni prima dire al marito che avrebbe lasciato quella casa
a Gioia e l’aveva vista scrivere le sue ultime volontà, proprio
lì davanti a lei. Sara aveva messo il suo testamento sotto la sua
zampa per impedirle di pendere da una parte: era vecchia anche lei come
Sara! così la stufa cercò di spostare tutto il suo peso sulla
zampa più lunga e cominciò ad ondeggiare.
Gioia, temendo che cadesse, le
si avvicinò e notò il pezzo di carta lì in terra:
"leggilo" urlò la stufa senza parole "leggilo Gioia!" La ragazza
raccolse il pezzo di carta e cercò di rinfilarlo sotto la zampa,
poi all’improvviso si bloccò e guardò il fuoco, lentamente
aprì il foglio e lesse ciò che vi era scritto.
La vecchia stufa sospirò
di sollievo: era salva! Gioia sarebbe rimasta a vivere lì con lei,
ne era certa e lei l’avrebbe scaldata ancora e forse avrebbe scaldato anche
i suoi figli un giorno!