Qualche considerazione sociologica
Ovvero la Scienza, questa sconosciuta...
La ricerca della verità come lotta per il consenso. Un'immagine del conflitto scientifico
"Troppe crisi della verità somigliano ad un gioco di prestigio in cui si crede che essa sia scomparsa mentre ha soltanto cambiato di mano o è nascosta sotto la giacca" [ Franco Cassano].
Se il ruolo che la Scienza ricopre nella società moderna può essere spiegato chiaramente da teorie di stampo funzionalistico, le teorie del conflitto sono invece utili per descrivere le controversie ed i punti di rottura all'interno della comunità scientifica.
Dopo la crisi della concezione classica della verità oggettiva ed intrinseca, l'unico terreno sul quale la Scienza può edificare un sapere stabile e poco discutibile è quello del consenso interno alla comunità degli scienziati. La "verità" è costituita da tutto ciò su cui esiste pieno accordo all'interno della comunità scientifica, cosicché il consenso degli scienziati è il surrogato soggettivo, convenzionale, della verità classica. Non potendo rinunciare al valore epistemologico della verità, la comunità degli scienziati assurge essa stessa al ruolo di garante dell'obiettività delle proprie scoperte. Scrive Charles S. Peirce [1931, trad. It. pag. 81]: "Reale è un concetto che dobbiamo avere avuto per la prima volta quando abbiamo scoperto che vi è un irreale, un'illusione; cioè quando per la prima volta abbiamo corretto noi stessi.[...] Il reale dunque è ciò in cui, presto o tardi, si risolveranno le informazioni e il ragionamento, e che è quindi indipendente dagli erramenti di ogni singolo individuo. Così, l'autentica origine del concetto di realtà mostra che questo concetto implica essenzialmente la nozione di una COMUNITÀ senza limiti definiti, e capace di un incremento effettivo di conoscenza". L'idea della comunità scientifica si erge dunque a garante dell'idea stessa di progresso e di verità, i quali a loro volta sono il frutto delle continue correzioni agli errori del presente. Ma come è strutturata e soprattutto come viene rappresentata la comunità scientifica?
La grammatica comune che ogni scienziato deve osservare per partecipare alla ricerca viene istituzionalizzata ed insegnata nelle università dove gli apprendisti scienziati sono socializzati per entrare a far parte della professione. Come medium istituzionalizzato del valore della verità la comunità scientifica si organizza come una collettività ad accesso limitato. Il processo attraverso il quale si costituisce questo gruppo istituzionale è ben descritto da Collins [1988, trad. It. pag. 605]: "Gli scienziati in una università o in laboratori commerciali non sono solo dei semplici lavoratori soggetti all'autorità gerarchica, ma sono anche e di solito soprattutto membri della loro particolare disciplina. Essi sono meno orientati in senso verticale, cioè verso l'organizzazione locale in cui si trovano, che in senso orizzontale, cioè verso la loro professione: essi passano la maggior parte del loro tempo comunicando in senso orizzontale con altri specialisti che si trovano a lavorare altrove; le loro carriere dipendono dalla reputazione che essi raggiungono all'interno del loro gruppo di specialisti e dalle raccomandazioni che si scambiano con i loro colleghi, comprese quelle che servono per le assunzioni e le promozioni nelle organizzazioni locali in cui si trovano a lavorare.[...] Le professioni più organizzate sono quelle in cui il gruppo di pari non solo costituisce lo staff dei propri istituti di training, ma ha anche acquisito il potere di controllare il monopolio di autorizzazione della pratica legittima della professione, che è fatta rispettare dallo Stato. [...] Le occupazioni che riescono maggiormente a conseguire questa struttura professionale orizzontale sono quelle le cui attività sono caratterizzate dal più alto grado di incertezza. [...] Il livello altissimo di potere dei professionisti, e l'incertezza degli esiti delle loro prestazioni, crea le condizioni potenziali per il diffondersi di una grande sfiducia tra i clienti e i datori di lavoro. [...] I professionisti formano un fronte unito contro questa sfiducia, impegnandosi collettivamente a garantire il valore di ogni singolo professionista".
Se, come si è detto in precedenza, la Scienza, e specialmente la medicina, detiene un ruolo decisivo nella struttura di una società, in quanto responsabile di decisioni individuali legate alla salute ed alla malattia, alla vita ed alla morte, è evidente che come sistema sociale deve essere in grado di fronteggiare quelle situazioni di crisi che sono il prezzo da pagare per il suo continuo rinnovamento: se dunque da un lato il dubbio e la messa in discussione delle credenze del presente sono il fondamento del progresso e dell'innovazione, dall'altro i cambiamenti non devono minare né i fondamenti su cui la comunità scientifica è costituita né tantomeno mettere in crisi l'esistenza stessa di tale comunità, che si organizza dunque in modo da circoscrivere il dissenso e di normalizzarlo.
Generalmente di fronte ad una controversia che mette in discussione teorie precedentemente ritenute valide, quindi "vere" nell'accezione sociale e consensuale del termine, la comunità scientifica reagisce con la segregazione delle controversie, un meccanismo che marginalizza qualsiasi elemento che non possa essere controllato in base al metodo scientifico, in attesa che sia stata trovata una soluzione efficace e non problematica. Un esempio di questo processo si ha con la complementarità delle due teorie della luce, quella ondulatoria e quella corpuscolare, sostenuta da Neils Bohr. In questo caso l'unicità della soluzione "vera" non è mai stata messa in discussione, ma la comunità scientifica ha sospeso il giudizio in attesa di avere elementi migliori per poter prendere una decisone risolutiva.
È probabile che le teorie dette "rivoluzionarie" non facciano altro che oltrepassare con maggior disinvoltura i limiti oltre i quali normalmente le regole imporrebbero di sospendere il giudizio: ciò che conta è che non venga mai messo in discussione il presupposto razionalistico che sta alla base dell'idea moderna di Scienza, che i contributi al dibattito rispettino le prescrizioni protocollari e che seguano il normale percorso di validazione critica.
L'errore più grossolano che si potrebbe compiere considerando le dinamiche interne al dibattito scientifico è quello di considerare gli scienziati che vi partecipano come automi o come computer impiegati nella ricerca di una verità che si suppone conoscano quasi a priori. Da un punto di vista sociologico la comunità scientifica si può invece considerare come un normale gruppo speciale caratterizzato non solo dalle regole auree della ricerca e del "metodo", ma anche dai normali rapporti sociali che gli individui allacciano tra loro. Uno dei fattori più importanti nelle controversie scientifiche è quello delle relazioni personali tra gli scienziati: la comunità scientifica ha infatti le caratteristiche di un gruppo orizzontale nel quale esistono i luminari di fama mondiale ma anche gli apprendisti, gli esclusi, i dissidenti e gli "eretici". Anche le riviste scientifiche, che sono la voce attraverso cui gli scienziati possono comunicare tra loro, sono divise in riviste "serie" e "meno serie", "di serie A", "di serie B" e "di serie Z". Pur nell'impersonalità ed imparzialità del metodo scientifico, il fattore umano della stima e soprattutto della reputazione personale degli scienziati gioca un ruolo importante nel mondo della Scienza così come nel mondo dei normali rapporti sociali.
In quest'ottica un utile strumento di analisi può essere la teoria degli stati di aspettativa sociale. Questa teoria nacque grazie ad un gruppo di sociologi che osservarono il comportamento delle persone in una particolare condizione: in pratica si radunavano piccoli gruppi di persone che prima non si erano mai incontrate e si chiedeva loro di risolvere collettivamente un problema. Dalla ricerca risultò che, anche se le persone che componevano i gruppi non si conoscevano, venivano ascoltate e considerate soprattutto le persone che appartenevano a ceti sociali più alti e non discriminati (i bianchi rispetto ai dei neri, i dirigenti rispetto agli operai, ecc.) anche se il loro status professionale o la loro etnia non avevano nulla a che fare con la natura del compito da svolgere. Inoltre, riscuotevano maggior successo anche coloro che sostenevano di avere già avuto successo nel risolvere problemi simili a quelli presentati, o che davano segni di maggiore autostima e fiducia in se stessi, anche qui a prescindere dai meriti reali dimostrati nel gruppo in cui si doveva effettivamente operare. Questo processo di negoziazione delle identità nel gruppo si rivela poi circolare: i giudizi del gruppo sui singoli individui costituiscono infatti delle profezie che si autoadempiono: se una persona è giudicata positivamente, le verranno date maggiori opportunità per confermare questo giudizio e probabilmente riuscirà nell'intento, mentre chi viene tenuto a margine perché poco considerato difficilmente avrà occasione di ribaltare questo giudizio sfavorevole. Ecco un esempio di "verdetto" che viene prima del "processo" nel campo delle relazioni sociali.
La comunità scientifica può dunque essere considerata come un normale gruppo sociale nel quale c'è chi parte in vantaggio e chi invece parte ad handicap. I risultati di un metodo di cura di per sé hanno poco valore se colui che lo propone non è ben visto dal gruppo che deve valutarne i presupposti scientifici. Scrive in merito Alberto Madella [1989]: "i casi di analisi puntuale delle ipotesi e di controllo effettivo dei dati scientifici sono rari. Gli scienziati, pur non esitando a riconoscere che la "riproducibilità" è uno dei criteri standard di validità delle proposizioni scientifiche, raramente ripetono un esperimento già condotto da altri. [...] Altre volte ancora gli scienziati non replicano perché hanno immediatamente la sensazione che certe conclusioni sono attendibili e non hanno bisogno di controllo o viceversa che sono troppo "atipiche" o legate a congetture "fantasiose". [...] Non c'è replica sperimentale o critica analitica nelle sedi formali se lo scienziato che ha proposto i risultati non è accreditato o è così fuori dal gioco da non poter essere preso in considerazione se non con il rischio di subire un'eguale svalorizzazione riflessa della reputazione".
Nello stesso contesto vanno considerate le riviste scientifiche: per la Scienza "ufficiale" sono un passaggio imprescindibile per ottenere il consenso della comunità e per questo vengono definite "peer - reviewed", ossia sottoposte alla critica (reviewed) di un gruppo di pari (peer). Abbiamo però già visto che la comunità scientifica non è esattamente un gruppo di pari, mentre dal canto suo anche la critica non sempre è disinteressata.
La Scienza moderna non opera infatti solo con finalità conoscitive ed euristiche: quello che conta maggiormente è che essa deve potenziare le capacità dell'uomo. Sappiamo bene inoltre che ogni progresso tecnologico genera un nuovo prodotto da immettere sul mercato. La collaborazione tra le imprese e la comunità scientifica è così forte che quasi tutte le ricerche vengono condotte su stanziamenti di privati, mentre generalmente lo Stato si pone come garante della correttezza e del presunto disinteresse degli sperimentatori.
Un altro fattore che influenza il giudizio degli scienziati è la cosiddetta "struttura della ricompensa": nel sistema sociale della scienza moderna, uno dei principali incentivi alla ricerca originale è il desiderio di riconoscimento e status. Se uno scienziato propone una teoria innovativa, il suo operato dovrà essere valutato da scienziati arroccati su posizioni più arretrate, difendendo le quali difenderanno anche se stessi, i finanziamenti ricevuti ed il proprio posto di lavoro. Siamo sicuri che il potere del "dubbio" cartesiano avrà la meglio sulle convinzioni personali e sull'autostima di persone che la società ha innalzato al ruolo di "luminari"? In un noto esperimento Harold Garfinkel, un eccentrico e geniale sociologo americano, entrò in un ristorante, si sedette ad un tavolo e cominciò a trattare un cliente che attendeva in piedi come se questi fosse un cameriere. "Il cliente, un professore di fisica, in seguito disse che non era mai stato così scosso salvo quando anni prima un suo rivale aveva criticato aspramente una delle sue teorie" [Garfinkel 1963, 226]. Anche l'orgoglio professionale, per quanto i principi della Scienza tentino di escluderlo, rientra nel gioco del conflitto scientifico dalla porta di servizio. Spesso gli scienziati che si distaccano dalle posizioni condivise dalla maggioranza vengono da essa raffigurati come orgogliosi, eccentrici, asociali, vanagloriosi o perfino pazzi.
L'aspetto più importante che emerge dai Social Studies of Sciences è che le regole, i protocolli e le pratiche istituzionali finalizzate all'osservazione disinteressata, più che garantire effettivamente l'imparzialità e l'obiettività della ricerca scientifica, più che rappresentare regole d'oro per la valutazione delle proposte innovative, fanno per così dire da sfondo alle normali interazioni sociali tra gli scienziati, spesso legate a fattori quali la stima, l'amicizia, la reputazione e l'orgoglio personale. Quando uno scienziato propone una teoria innovativa, accade talvolta che la comunità scientifica che la deve valutare si divida in due schieramenti contrapposti; il destino dell'innovazione proposta - il fatto cioè che essa sia dichiarata "vera" e divulgata come tale - dipende molto spesso più dalla compattezza dello schieramento di scienziati che la sostiene e dall'autorevolezza di chi lo compone che dall'applicazione delle regole del metodo scientifico. Nel caso in cui questa forma di reclutamento di consenso fallisca, il rischio è che la teoria o perfino lo scienziato che la sostiene vengano esclusi dal dibattito scientifico.
Queste affermazioni, condivise pressoché all'unanimità dai sociologi contemporanei, concordano pienamente con quanto afferma Peter Duesberg nel terzo capitolo del suo libro: "AIDS. Il virus inventato", di cui riportiamo alcuni brani.
"Il risultato di una simile proliferazione di scienziati porta a un naturale scadimento. La competizione per accaparrarsi le fonti di finanziamento limita la libertà di pensiero e di azione e costringe a una mediocrità che vada bene alla maggioranza. [...] I colleghi non possono permettersi un pensare anticonformista o imprevedibile, perché ogni nuova ipotesi alternativa costituisce una potenziale minaccia al loro indirizzo di ricerca. Con questo sistema basato sul parere scientifico dei colleghi Albert Einstein non avrebbe ottenuto fondi per il suo lavoro, come non li ottenne Linus Pauling (per le sue ricerche sulla vitamina C e il cancro, nonostante abbia vinto due premi Nobel). Questo sistema garantisce solo una mediocrità, anche se di prim'ordine. I colleghi non potranno mai confrontare l'accuratezza dei dati sperimentali; possono solo censurare interpretazioni inaccettabili. [...] Il ricercatore più fortunato - quello che riceve le sovvenzioni maggiori, le cariche più prestigiose, i premi più importanti e che riesce a farsi accettare il maggior numero di pubblicazioni - è quello che produce più dati e meno controversie. La transizione fra la scienza "artigianale" di un tempo e la megascienza moderna ha creato una classe di tecnici abilissimi ma scienziati mediocri. [...] Sotto la spinta dei finanziamenti federali e commerciali, la moderna scienza biomedica si è trasformata in una mastodontica e potente burocrazia che amplifica i suoi successi ed errori mentre soffoca qualsiasi dissenso. Un simile processo non si può più chiamare scienza, che per definizione dipende dal continuo mettersi in discussione e dal dibattito interno."
Una nota di carattere personale: quando ho letto per la prima volta queste frasi, la prima cosa che ho pensato è che sarebbero stati il naturale completamento della mia tesi universitaria di sociologia della scienza, dalla quale è tratta la maggior parte di queste pagine di sociologia e che al momento era già stata terminata. Le parole di Duesberg non sono soltanto la protesta risentita di uno scienziato incompreso ed escluso dalla "torta" dei finanziamenti e dei riconoscimenti (difficile comunque pensare che a Duesberg venga assegnato il Nobel, anche se l'opposizione al dogma dell'AIDS infettivo registra già un premio Nobel tra le sue sempre più nutrite schiere: Kary Mullis), ma forniscono un quadro coerente ed attendibile della struttura della comunità scientifica, confermando i risultati di tutte le ricerche sociologiche in materia.
Indice sociologia. 1. Introduzione. 2. Verità e razionalità. 3. Il conflitto nella Scienza. 4.La medicina nella vita sociale delle persone. 5. Sintesi e conclusioni. Torna alla Home Page.