Marx e Bakunin
Nel 1845 Marx si interessa a Bakunin con degli appunti sul suo libro “Stato e Anarchia”. Bakunin, anarchico, partecipa alla Prima Internazionale, con seguito abbastanza folto nelle zone meno industrializzate. Bakunin sostiene che nell’organismo statale si ingabbiano le liberà dell’individuo, l’Anarchia contesta anche lo statalismo comunista in cui lo Stato è sempre e comunque gerarchico. Bakunin afferma che bisogna abbattere lo Stato con un movimento spontaneo ben organizzato, così da far cadere completamente lo sfruttamento economico. Per Marx Stato e Religione sono si oppressivi, ma in senso secondario, poiché sono una sovrastruttura che è rappresentata dal modo di produzione che vige nella società. C’è anche un sistema di produzione di tipo capitalistico, in cui l’operaio viene sfruttato dal borghese capitalista che vuole sempre di più. È l’economia che determina i rapporti sociali: dialettica servo padrone. Il servo non avrà mai tempo né voglia di accrescere la propria cultura, perché vittima dell’ipersfruttamento: resterà sempre nel suo mondo, in miseria e ignoranza, e non sarà mai portato a riflettere sulla propria condizione (cosa che al capitalista va benissimo). Per Marx il soggetto rivoluzionario deve essere il proletariato dei paesi economicamente più avanzati. Per Bakunin invece deve essere il sottoproletariato: l’insieme delle persone emarginate e in miseria: essi non sono animati da idee di rivoluzione, bensì da idee di ribellione (Pandistruzione). Nel comunismo è vietato creare delle correnti che si distaccano da quella principale. Marx prevale nelle zone industrializzate, in Francia, Germania, Italia, mentre non è preso in considerazione in Russia, più contadina e anarcoide.
               
Marx ed Hegel
Il Marxismo è una dottrina che vuole compiere un’analisi globale della società e dell’economia senza studiare la realtà a settori, ma nella sua totalità. Non è una dottrina teoretica, ma ha un concreto scopo pratico: operare in senso rivoluzionario. Nella “Critica alla filosofia del diritto di Hegel”, Marx critica la filosofia idealista: Hegel ipotizzava delle strutture logiche, dei principi astratti da cui far derivare la realtà in tutte le sue manifestazioni. Per Hegel, prima c’è il pensiero e poi la realtà: anziché dire che in certe parti esiste la monarchia, Hegel dice che esiste uno spirito (oggettivo) che si concretizza nelle istituzioni di un popolo, quindi, secondo Marx, giustifica il presente con una sorta di misticismo logico, una deformazione della realtà.
Il misticismo è capovolgimento tra concreto e astratto, tra soggetto e oggetto: bisogna rovesciarlo. Se la realtà è concepita come processo storico che funziona per mezzo di un’opposizione dialettica intesa in senso materialistico, cioè come contrasto (tesi antitesi), si può applicare anche in senso sociale (proletario contro borghese). In Hegel c’è abuso di sintesi, ci sono opposizioni che sono inconciliabili: non è detto che sempre, l’opposizione tra tesi e antitesi sfoci necessariamente in una sintesi: perciò la dialettica Hegeliana va ripresa nei suoi aspetti positivi (tesi - antitesi), ma rovesciata in quelli negativi (sintesi), partendo dalle realtà concrete.
La modernità è intesa in senso politico, economico e giuridico: Per Marx, la modernità è caratterizzata da una scissione in Stato e Società Civile, perché a differenza della Polis greca, in cui l’individuo partecipava direttamente alla società, la società moderna separa il campo pubblico e quello privato: l’individuo, quindi, si ritrova a vivere due vite: una vita “in terra”, cioè come borghese, come uno che guarda ad un interesse particolare personale (economico); e un’altra vita “in cielo” cioè nella sfera pubblica, nella società intesa come farisaica sovrastruttura, fatta di diritti e di valori universali. Da un lato l’uomo persegue i suoi interessi, però poi finge creando un piano politico in cui gli uomini sono uguali. Ciò è definito scissione alienante; che è motore essenziale per la società, e che è alienante perché l’individuo, dentro di sé non ha un’essenza unica. Tra Società e Stato prevale la Società perché è il motore di tutto il mondo e genera ricchezza e progresso. Lo Stato è secondario: è un insieme di leggi a servizio della società. I diritti si fondano sull’ipocrisia: la società liberale, fondata sui diritti dell’uomo e del cittadino, è negativa, perché costruisce un astratto piano di eguaglianza: solo chi è economicamente forte può garantirsi. Nella democrazia totale, invece, tutti decidono tutto: forma di governo più sostanziale