Obiettivi della filosofia Cartesiana e formulazione del metodo
Il metodo sta all’interno della matematica anche se va esteso a tutti i campi del sapere.
I suoi obiettivi sono tre: formulare le regole del metodo (che sono quattro), fondare le regole del metodo con una dimostrazione, ed estenderla a tutti i campi della vita.
“Discorso sul metodo” è un’opera di Cartesio del 1637 dove la parte filosofica è solo la prima perché è l’unione di tre saggi fisico - matematici. “Meditazioni cartesiane” riguarda l’esistenza di Dio e la sua dimostrazione. “Passioni dell’anima” ha un argomento etico.
Le regole del metodo sono:
1) Evidenza: Non accogliere mai nulla per vero che non ci appaia chiaro e distinto, cioè evidente, tale da escludere ogni possibilità di dubbio: l’evidenza deve essere lampante, intuitiva.
2 Analisi: Dividere ogni difficoltà o problema nel maggior numero di parti possibili per risolverla meglio
3) Sintesi: Andare dalle conoscenze più semplici a quelle più complesse per gradi.
4) Enumerazione: Una volta terminato il processo conoscitivo e dimostrativo bisogna fare delle enumerazioni lunghe e complete e delle revisioni generali, in modo da essere sicuri di non aver dimenticato nulla.
     
Il dubbio metodico
Metodo universale: fondazione delle regole e fondamento del metodo, ossia dimostrazione della validità della regola. Si può raggiungere il fondamento di questo metodo solo attraverso una critica radicale di tutto il sapere: bisogna sospendere l’assenso e dubitare di tutte le conoscenze comunemente accettate e considerare falso tutto ciò su cui è possibile il dubbio che è metodico, cioè la condizione, il metodo attraverso cui si può dimostrare qualche cosa. Atteggiamento filosofico di chi non dà mai nulla per scontato.
IL DUBBIO METODICO È SU:
Dio
Conoscenze sensibili
Conoscenze matematiche
Il dubbio è universale e iperbolico; ma a forza di dubitare si arriva comunque ad una prima certezza: la certezza della propria esistenza: Cogito ergo sum che porta alla soggettività umana, all’autocoscienza, al sentire di sentire. Secondo questa prima certezza le quattro regole precedenti sono valide.
Gassendi è un filosofo empirista  che critica Cartesio: secondo lui, l’unico modo per raggiungere la Verità è l’esperienza e dice che è possibile ottenere una certezza a partire dalla sensibilità; perciò rivolge al ragionamento di Cartesio alcune critiche che lo tacciano di essere un circolo vizioso: l’evidenza deve essere dimostrata con il cogito ma il cogito viene utilizzato perché evidente, ma come si fa a dire che è evidente? Quella di Cartesio non è una dimostrazione, perché se per dimostrare una tesi si utilizza l’oggetto della dimostrazione, il ragionamento non regge. Cartesio replica che il cogito non è un oggetto da confrontare con la regola dell’evidenza.
Ma anche il sillogismo Cogito ergo sum può essere minato dall’ipotesi di un genio maligno che ha creato l’illusione delle nostre menti che credono di sentire ma in realtà non sentono; Cartesio, però ribatte che il cogito è un ragionamento su cui non è possibile l’errore. Hobbes, invece, è d’accordo con il ragionamento “penso quindi esisto”: l’errore sta nel dire “esisto come mente”, come anima, come sostanza pensante.